Udienza 34
21 Marzo
In questa udienza è apparso ancora il capo delle forze Anti-terroriste che aveva organizzato la maggioranza delle operazioni repressive contro la CCF. A un certo punto della sua testimonianza ha menzionato che ci sono scritti che prendono di mira lui e membri della sua famiglia, per questo motivo ha chiesto i verbali del processo per poter sporgere denuncia. Inoltre ha menzionato ancora una volta che la CCF è un network di cellule autonome di azione diretta. Più nello specifico ha detto che ogni cellula può consistere di 4-5 persone, riferendosi ad un’azione recente (l’esplosione di un bancomat allo scopo di espropriarlo), la cui responsabilità è stata rivendicata dalla cellula FAI “Lupo Solitario”.
Udienza 35
22 Marzo.
In questa udienza il capo dell’antiterrorismo ha testimoniato riguardo agli arresti di Pireus, Nea Smirni e Kallithea, riguardo alle armi e agli esplosivi.
Udienza 36
27 Marzo.
In questa udienza è continuata la testimonianza del capo dell’anti-terrorismo riguardo alle armi e agli esplosivi trovati a Nea Smiri e gli arresti che lì sono avvenuti, a Pireo e a Kallithea. A un certo punto ha perfino menzionato in tribunale che il ministro per la protezione del cittadino (ordine pubblico) è stato informato dell’operazione da parte dell’anti-terrorismo, ed è stato lui a dare l’ordine per gli arresti. Il capo dell’antiterrorismo ha anche confermato che durante la prima operazione repressiva contro la CCF (caso Halandri, 2009) era stato emesso un ordine di arresto per una persona non esistente, un fatto che prova la caccia alle streghe allestita contro persone che non avevano niente a che fare con la CCF. Inoltre, nella cornice degli arresti che sono avvenuti per la CCF, non solo i/le compagnx della CCF sono statx arrestatx ma anche decine di altre persone estranee.
Udienza 37
29 marzo
In questa sessione i/le compagnx della Cospirazione non sono comparsi in aula e hanno inviato una dichiarazione in cui rifiutano di apparire come segno minimo di reazione all’incursione in stile militare dell’EKAM (forze speciali) avvenuta la notte precedente nelle celle della prigione di Koridallos. Dobbiamo specificare qui che la notte precedente c’è stata un’incursione armata dell’EKAM nel carcere e nello specifico nella 1° ala, dove sono tenuti i compagni della CCF. Tutte le celle sono state aperte e sono entrati i poliziotti con giubbotti antiproiettile, con le armi puntate, hanno lasciato i prigionieri nel corridoio con le mani sulla testa e poi li hanno ammanettati. Gli incappucciati dell’EKAM hanno mostrato un trattamento speciale verso i compagni della CCF, che hanno separato dagli altri prigionieri e mantenuto da soli. Inoltre la perquisizione delle celle della CCF è stata fatta dall’EKAM, contrariamente alle altre che sono state perquisite dalle normali guardie carcerarie. Il giorno successivo (giorno dell’udienza) i compagni insieme con gli altri prigionieri si sono rifiutati di tornare alle loro celle nel pomeriggio, come reazione all’incursione degli sbirri. Le continue perquisizioni portate avanti nelle carceri sono a causa del clamore suscitato dalla recente fuga di 11 prigionieri dalla prigione di Trikala. Inoltre, circa un mese fa i media hanno fatto un esteso reportage sui piani di fuga con elicottero che, secondo i giornalisti, erano in corso di preparazione da parte dei membri della CCF da dentro al carcere.
Udienza 38
In questa udienza, il capo delle forze antiterroriste ha completato la sua testimonianza. Appena prima che se ne andasse c’è stato un intervento dai/le compagnx della CCF che hanno chiarito che nessuno degli altri compagni accusati nell’aula di tribunale ha qualcosa a che fare con la CCF, né con le accuse che vengono loro attribuite per la partecipazione nell’organizzazione. Hanno anche affermato che anche se non ci sono prove contro di loro riguardo il caso dei 6 arresti di dicembre e il ritrovamento di esplosivi ed armi, non si appelleranno alla difesa legale perchè non accettano la legalità borghese e il concetto di innocenza.
Udienza 39
In questa udienza hanno testimoniato, tra gli altri, alcuni dei poliziotti DIAS che avevano arrestato un compagno della CCF. Durante la testimonianza di un poliziotto, questi ha menzionato che durante il pattugliamento (a cui hanno partecipato 2 moto DIAS e 4 poliziotti), hanno localizzato due persone che percorrevano la strada che costeggia l’autostrada, vicino ad obiettivi economici e banche. Quando si sono avvicinati per controllarli, i due individui si sono separati, così loro hanno continuato a seguirne uno. Non appena sono arrivati più vicini, il compagno della CCF inizialmente li ha ingannati, gli ha detto ciao e poi ha cominciato a correre nella direzione opposta. Secondo quanto detto dal poliziotto, c’è stata una caccia all’uomo che vista la predominanza delle forza di polizia è terminata con l’arresto del compagno. Per quanto riguarda il secondo individuo che era con lui, i poliziotti non sono riusciti a localizzarlo. A questo punto del processo, lo sbirro testimone ha detto che le forze antiterroriste hanno riconosciuto nel secondo individuo che scappava un altro compagno della CCF. Quindi il compagno specifico ha dichiarato: “Per chiarire le cose, se quel giorno io fossi stato con il nostro fratello arrestato, io o qualunque altro membro della CCF, tu probabilmente non saresti qui a testimoniare, poliziotto. Sei davvero fortunato che il nostro fratello fosse stato solo, altrimenti ti avremmo entrambi sparato…”.
Lo sbirro ha abbassato la testa e non ha parlato.
Poco dopo, è uscito un documento in cui c’è scritto che 250 poliziotti che hanno partecipato nelle indagini per la CCF hanno fatto domanda di ricevere medaglie per il loro “successo”, ed hanno perfino chiesto una ricompensa in denaro.
Secondo le testimonianze dei poliziotti, a un certo punto durante le indagini per gli arresti della CCF, hanno partecipato centinaia di poliziotti e ufficiali dell’anti-terrorismo.
Non dimentichiamo che alcuni compagno della CCF secondo l’imputazione sono accusati di essere gli “organizzatori” – i leader dei 6 arrestati in dicembre. Quindi i/le compagnx della CCF hanno spiegato che quando dichiari la guerra anarchica contro lo stato e la sua società, è contraddittorio fare appello alla legalità per svelare l’“arbitrarietà” dei meccanismi persecutori. E’ per questo che hanno rinunciato ai benefici di difesa delle attenuanti:
“Quello che viene detto in questo processo non ha niente a che fare con la nostra convinzione, che è sicura, ma con la creazione di un’eredità riguardo a come funzionano i poliziotti. Quindi i compagni iniziati impareranno dai loro sbagli ed i nuovi eviteranno la ripetizione di vecchie debolezze”, hanno detto tra le altre cose.
Poi sono stati presi in esame altri testimoni (tra cui uno dei quattro poliziotti che hanno arrestato un compagno della CCF dopo la caccia all’uomo). C’è stata tensione nell’aula quando un compagno ha attaccato un poliziotto in borghese. Il tribunale si è preso una pausa di 10 minuti e poi ha continuato con la testimonianza dello sbirro dell’antiterrorismo che ha organizzato l’arresto di due degli arrestati di dicembre, con l’aiuto di una squadra di 15 poliziotti dell’antiterrorismo. La sua testimonianza continuerà la prossima settimana.