Atene: Aggiornamento sul processo e dichiarazioni dei compagni accusati

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Un altro processo-terrore è iniziato oggi, 3 Febbraio 2014, nel carcere di Korydallos, con 7 compagni anarchici accusati di partecipazione alla CCF e rapine a Pirgetos e Filota. 5 dei compagni sono già stati accusati di far parte della CCF, sebbene anche gli stessi prigionieri membri della CCF hanno più volte negato il loro coinvolgimento. L’antiterrorismo cosi come i giudici comunque insistono di proposito nel presentarli come membri della CCF.

I compagni accusati G. Mihailidis e G. Naxakis hanno dichiarato di non volere difesa legale. La corte ha nominato dei legali d’ufficio.

In queste processo sono riuniti tre casi. Due per le rapine a Pirgetos e Filota, e anche l’ordinanza 207, che è sotto processo contemporaneamente in un altro processo a Koridallos e presso la corte d’appello a Via Loukareos. Infatti, non si è mai visto che un’ordinanza viene aggiudicata tre volte (e non sappiamo quante altre ancora), perché questo adesso è il metodo del capo dell’antiterrorismo E. Hardalias.
L’avvocato dei compagni F. Harisis e A. Ntalios ha detto che ad un certo punto bisognerà esaminare la questione del rinvio del processo e che non si potranno fare processi in posti che sembrano delle baracche. Appena nominati gli avvocati, la corte si è ritirata.

I compagni G. Sarafoudis, A. Ntalios, F. Harisis, N. Romanos e G. Mihailidis hanno fatto le loro dichiarazioni.

Dichiarazione del compagno G. Sarafoudis:

Un altro processo-terrore, una corte speciale in carcere, inizia oggi! Qui in un teatro di scarsa qualità, accuse e condanne verranno attribuite e persone che difendono un diverso codice di valori rispetto a quello delle leggi e del vostro progetto presentati come gli unici accettabili.
L’autorità giuridica e il suo funzionamento non ha nulla a che fare col servire la giustizia e io sono ostile ad essa. Questa premia l’infamare e il rimorso con trattamenti clementi mentre umilia il concetto di uguaglianza e dignità. La giustizia che rappresentata sputa devastanti condanne di prigionia, in angusti spazi e condizioni, al fine di brutalizzare ogni traccia di sostanza umana. Attraverso l’arbitrarietà legale e statale, viene il promosso il “cannibalismo” umano, dominando e sfruttando le relazione ed infine la strumentalizzazione della persona.

Difendete una libertà mutilata, una libertà che ha bisogno di confini, eserciti, forze di sicurezza, campi di concentramento e persone illegali o illegali in 2, 3 o 4 marcia che dipendono dalla loro posizione sociale ed economica e che lottano per sopravvivere alla paura e all’apatia godendosi comunque il paradiso consumista basato sul miserabile lavoro fatto da loro stessi e dalle altre persone.
Rigetto questa vostra libertà limitata, cerco di costruire relazioni vera con la gente intorno a me e agendo solo in base alla mia coscienza lotto contro tutto questo per la mia libertà individuale, una libertà che non potete capire, mai, perché l’unica relazione che avete con questo concetto è quella della sua deprivazione!

Dichiarazione dei compagni A. Ntalios e F. Harisis:

Nel nostro tempo, come in passati, alcuni sono tra le fiamme e altri applaudono…
Per combattere devi rischiare. Rischiare di perdere.
Dalle emozioni ai compagni fino alla libertà stessa.
Quando rischi di vivere momento di antiautorità, devi calarti e bruciare nel fuoco… se c’è tempo, puoi guardare la tua carne bruciata… Oppure gli occhi possono fissarsi per sempre sui confini dell’irraggiungibile…

Un’altra data, un altro processo con più o meno le stesse accuse. Anche se le cambiano un po’ ogni volta, non importa molto. Comunque, voi processate e processerete la nostra condotta di vita contro la legge, i nostri sogni quotidiani di anarchia e i rischi nella lotta della vita di tutti i giorni. E ovviamente, gli errori, da usare a vantaggio vostro per condannarci.

Respirando adesso l’aria del carcere, siamo sicuri di guardare la porzione di cielo riservataci in quanto impenitenti cosi come quando fuori – un quando che non avete bisogno di sapere – insieme con amici e compagni abbiamo pianificato, sovvertito, lottato con tutto il nostro cuore nella lotta per la libertà. Muovendoci anonimamente nei secondi dell’attacco sorprendendo il tempo della metropoli o camminando vicino ad altri ignoti compagni nelle strade.

Non capite che le vostre punizioni non “correggeranno” le nostre intenzioni.

A causa dei nutrimenti e dal fango nella giustizia e nelle delusioni prodotte dal vostro mondo.

Perché ci si rifiuta ostinatamente di chiudere gli occhi davanti alla miseria generale che anche voi rappresentate.

Perché la nostra esperienza in tutti questi anni nella vostra società marcia, di apatia, alienazione e sottomissione è abbastanza per non farci fare un passo indietro.

Perché alla fine se c’è qualcosa per cui vale nella lotta che facciamo è VIVERE con dignità il nostro tempo e questo non potete giudicarlo o limitarlo, non importa quanti anni ci darete da passare nelle vostre segrete punitive…

Se potessimo riunire un in un libro il dolore della gente che avete condannato, se potessimo mettere in una pagina i sospiri dei condannati e delle loro lacrime amare, allora un proiettile nelle vostre teste sarebbe “poco”…

Voi e i vostri subordinati create a dovere un clima di terrore-isteria al fine di condannarci a lunghe pene, seppellirci in prigioni di massima sicurezza e giustificare ogni tipo di attacco giuridico alle nostre vite. Cosi possiamo vedere alla fine il “successo” del vostro gioco, il miracolo della correzione. Aspettiamo con ansia se vincerete la vostra scommessa: il nostro sterminio.

Vi ricordiamo comunque che il vostro mondo ha un cortile più grande di quello del carcere e milioni di anime imprigionate, rinchiuse nelle stanze dell’abitudine, routine, lavoro, il fottuto ripetitivo vai e vini, L’INATTIVITÀ GENERALE.

Dalla parte delle consapevolezze cercate
Vicino alle libertà volute.

Dichiarazione del compagno G. Mihailidis:

Contro il complesso poliziesco-giudiziario come nemico dichiarato della democrazia capitalista… Disarmato dagli agenti dell’rodine, ma determinato ad armare il mio discorso contro di loro…

Nello squallido teatrino politico che chiamate processo, i giudici come scarsi attori, lottano per nascondere la brutalità dell’imposizione violenta dell’autorità statale. La decisione democratica di una lunga condanne alle celle infernali correzionali viene presentata come frutto del dialogo nel quale gli accusati sono anche partecipi. L’autorità lava via il sangue con l’apparenza di giustizia, umanismo, clemenza o nel peggiore scenario, la necessità. E il mondo dell’autorità si snoda in base al codice delle leggi, che è il linguaggio della truffa che serve al mantenimento dello status quo dello stato e del capitale.

Mi rifiuto di parlare la lingua del nemico per negoziare la mia condanna ed ecco perché rigetto qualunque difesa legale.

Mi rifiuto di partecipare a questo teatro, rispetto ovviamente il tentativo dei compagni di sabotarlo rifiutando il monolitico discorso della giustizia civile ad ogni livello del processo.

In generale perché rifiuto di accettare l’intera ossessione del meccanismo giuridico, non solo il modo della sua applicazione al momento ma anche qualsiasi possibile applicazione di esso in diversi tipi di regime. Perché nessun corpo speciale istituzionalizzato ha la giurisdizione di imporre il suo giudizio sulle scelte e sulle azioni di altre persone. E nessun codice di leggi può adattarsi al benessere delle relazioni umane in una realtà cosi complessa dove ogni gruppo di regole non riesce a modellare. Una tale procedura parte dall’imposizione dello stato e dei suoi servi, continuando a tenere unita la rete sociale autoritaria che come anarchico voglio distruggere, per far sorgere relazioni umane antiautoritarie, il cui unico collegamento sarà l’emozione e la consapevolezza.

Se quanto detto sembra astratto, il mio rifiuto è specifico quando si tratta di accettare le etiche del capitale, la sacralità della proprietà individuale tutelata dall’intero codice legale. Sono stato un ladro e un rapinatore che ha violato il sacro calice del capitalismo. Perché proprietà vuol dire esclusione, significa accumulo, è il grembo della forma dominante di sfruttamento e oppressione, l’economia. E la sua forza è diffusa, è ovunque, in chiunque, come il biglietto per il mondo del capitalismo.

Più nello specifico parlerò del mio rifiuto per accettare il valore oggettivo della vita umana come definita dalle leggi dello stato, che provocatoriamente scredita i lavoratori uccisi dall’impunità dei padroni.

Che provocatoriamente screditano i suicidi in carcere dove seppellisce persone vive.
Che discredita l’ecatombe dei morti causati dalle operazioni militari.
Che provocatoriamente scredita i migranti che annegano, vengono colpiti o sparati ai confini che dividono le zone dello sfruttamento economico.
Che provocatoriamente scredita le vite delle persone trasformando tutti noi in prodotti, un processo che va attraverso la costante tortura dei disobbediente o dei deboli. Dai bambini schiavi delle multinazionali nel terzo mondo alla brutalità dell’industria delle carne c’è poca differenza.
E alla fine esso provocatoriamente e con disprezzo scredita la terra stessa, conducendola alla malattia e alla morte a causa dell’inquinamento tecnologico-industriale della civilizzazione.

Ecco perché come anarchico scredito le vite dei capi economici, politici e scientifici del sistema, cosi come quelli che seguono i loro ordini, servi del complesso poliziesco-giudiziario che difende l’ordine omicida di questo mondo.

Ecco perché quando ho agito contro i poliziotti che hanno cercato di rubarmi la libertà, ho visto oltre alla mia fuga anche la loro eliminazione fisica. Non scioccatevi omuncoli seduti al banco dei giudici, perché se c’è valore nella vita umana connesso alla libertà e alla vostra vita, quella dei rapinatori della libertà ha un valore negativo.

E nel mio sistema di valori forse un poliziotto potrebbe, in particolari condizioni, essere oggetto di clemenza, ogni giudice comunque ha un posto al cimitero per quelli che ha seppellito vivi.
TUTTO PER LA LIBERTÀ
Giannis Mihailidis
Prigione di Koridallos

Dichiarazione del compagno N. Romanos: qui

tradotto da actforfree.nostate.net

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