Trovate altre foto qui.
A fine settembre abbiamo messo fine all’incertezza riguardo la presenza di un dispositivo di sorveglianza che aveva come obiettivo la biblioteca anarchica La Discordia nel Nord-Est di Parigi. Un dispositivo che si trovava nella scuola Montessori «Plaisir d’enfance» situata proprio di fronte alla biblioteca, al primo piano, in uno sgabuzziono che dava sulla finestra (il dispositivo aveva la forma di un «dossier di cartone»).
Martedì 6 ottobre abbiamo deciso di entrare nella scuola per contattare la direzione. Insistendo abbiamo finito per ottenere un appuntamento con la direttrice amministrativa e finanziaria della scuola. In un primo tempo questa ha negato, ma, messa alle strette, ha finito per riconoscere (a mezze parole) l’esistenza del dispositivo nella sua scuola (e quindi l’autorizzazione/collaborazione da parte della direzione). Dopo lunghe «negoziazioni» con lei e il suo superiore, e grossi sforzi per temporeggiare (per poter «chiamare il suo contatto»), abbiamo finito, dopo la fine delle lezioni, per ottenere l’accesso allo sgabuzzino. Prendendoci le nostre responsabilità abbiamo rapidamente deciso di appropriarci del dispositivo con la forza. Ci siamo quindi resi conto che tutti erano al corrente della sua presenza nella scuola. Siamo riusciti a uscire rapidamente nonostante qualche «resistenza». Il bullo della scuola è uscito per guardare dove andassimo per facilitare ancor di più (e una volta di più), il lavoro dei pulotti. Abbiamo d’altronde saputo che il dispositivo era lì almeno dalla seconda settimana di luglio 2015.
Considerazioni tecniche
Il dispositivo si presentava sotto forma di una scatola rettangolare, rumorosa (ventole) di circa 40x25x25 cm in plastica dura, collegato alla rete (senza pile). La scatola presentava un buco di circa 4 cm di diametro per la telecamera, ne uscivano tre cavi in fondo ai quali si trovavano due antenne a punta (probabilmente dei sensori sonori) e un terzo sensore piccolo e quadrato. Aprendo la scatola, abbiamo scoperto materiale tecnologico high-tech:
• Un routeur wifi con due carte SIM (Bouygues), un GPS, tre entrate cellulari, un’entrata stereo.
• Un processore.
• Un dispositivo telefonico con una SIM Orange (il che significa che i dati non erano immagazzinati ma trasmessi in diretta).
• Una telecamera con due livelli di zoom, regolabile a distanza.
• E materiale di altro tipo che non siamo riusciti a identificare (ma che potete trovare sulle foto scaricabili qui di seguito).
Mettiamo a disposizione un certo numero di foto invitando chi ha le conoscenze tecniche a condividerle: 1 et 2.
In conclusione
Questi dispositivi che hanno come scopo iniziale quello di sorvegliare, hanno anche come obiettivo secondario quello di farci paura e di insegnarci a darci noi stessi dei limiti. Ma non funziona. Non sono né la paura né la repressione che determinano le nostre pratiche, ma soltanto le nostre idee. Comunque è logico sospettare che questo tipo di «attenzioni» (tutto sommato piuttosto banali) toccherà ancora La Discordia come tutti gli altri luoghi considerati sovversivi dallo Stato.
Sappiamo per esempio che altri dispositivi di sorveglianza sono stati scoperti in questi ultimi anni in diverse località francesi (Montreuil, Cévennes, Lille, etc.). Ma lo sappiamo soltanto attraverso le nostre «conoscenze» mentre ci sembra importante rendere pubbliche queste informazioni perché possano essere utili a tutt*, piuttosto che rinchiudersi in riflessi di panico stupidi e controproduttivi.
Per la DGSI (Direction générale de la sécurité intérieure) e i loro amici: se cercate il vostro materiale lo ritroverete, a pezzi, a qualche metro di profondità nel canale dell’Ourcq, all’altezza della rue de Nantes. Buona pesca! (Da sempre sogniamo di vedere dei maiali galleggiare)
Libri, non poliziotti!
Qualche partecipante della biblioteca La Discordia.
ladiscordia (at) riseup.net
Nota Bene (08/10/2015) : Ci dissociamo totalmente dalla ripresa di questo comunicato da parte di siti o gruppi razzisti/razzialisti, complottisti e/o di estrema destra in generale (come quello, in questo caso, di Alain Soral). A volte i nemici dei nostri nemici sono anche nostri nemici. Per quando riguarda i giornalisti: non abbiamo assolutamente niente da dichiarare, perché come voi, abbiamo scelto il nostro campo nella guerra sociale, e non è lo stesso.