Santiago, Cile: Alcune parole per il nostro compagno Hans Niemeyer

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Da una parte di questa creazione scenica del “progresso borghese” chiamata Cile, abbiamo deciso di dedicarti un paio di righe, che non sono tante, ma sappiamo le apprezzerai. La decisione di assaltare armati di desidero e solidarietà un tempo e uno spazio che abbiamo definito la locomotiva del dominio ci conduce da te attraverso queste parole fraterne. Lo spettacolo moralizzante della “cittadinanza” agisce come una grande gabbia per chi cerca di espandere la critica all’esistente, il primo carceriere che dobbiamo bruciare. Rompere con la caricatura dell’uomo dai comportamenti industrializzati dal potere vuol dire rompere anche con il soffocamento delle nostre peculiarità attraverso la logica dell’abitudine e della “normalità”, insieme ad altre invenzioni della civilizzazione come nostro aguzzino sanguinario. Prima di iniziare queste calde parole per te, dobbiamo dirti che schifiamo ciò che hai schifato, che schifiamo ciò che le cloache “democratiche” assolutiste impongono come organo indispensabile per la vita del tessuto sociale; schifiamo la cittadinanza e le fabbriche “esemplari”! Noi non abbiamo nome, etichette, siamo solo noi.

Circondati da macchine umane che parafrasano i media, che vociferano un ordine che non esiste e annusano alienate la putrefazione del capitalismo e il suo funzionamento schiavizzante, i nostri pensieri e riflessioni si sono universalizzati per fornirti un caldo ululato di fratellanza. Ci dirigiamo verso te, compagno, che in questo preciso istante sei limitato fisicamente dietro le sbarre del potere; il carcere, luogo che sappiamo mai rinchiuderà le tue idee, a meno di non sentire il profondo amore che cerca la libertà. Sicuramente la tua carcerazione ha generato orgasmi per l’autorità, che era decisa a “prenderti” e “giudicarti”, che si masturba con l’idea di danneggiare le tue idee tramite il castigo, cercando col tuo caso di dare un “avviso” a chi si ribella contro i riti e i codici della sottomessa società moderna e i simboli del nefasto sistema carcere/capitale. È evidente che la tua prigionia è stata uno stimolo per i fabbricanti dell’articolazione sociale – concepita come un ordine “naturale”. Hai saputo burlarti di loro, e il tuo tempo in clandestinità gli ha fornito amare espressioni e continue speculazioni, soprattutto perché ti stavi godendo l’amore della tua famiglia. Fatto che non possono concepire possibile per chi viene considerato “terrorista”. Hanno digrignato i denti nel tentativo di rintracciarti; bestie codarde che hanno usato i propri sgherri per arrivare a te!

Tra corpi miserabili ancorati da compiti, una presenza come la tua è incombente. Ogni colpo che inceppa il transito paradossale delle cose è l’essenza minima che teniamo per vivere, qualcosa per cui sorridere e morire. Il nemico cerca di far detonare l’ideologia cannibale della domesticazione. Gli uomini divorano altri uomini. Gli spazi della città sono la piattaforma di una distruzione invisibile. La quale sentiamo nelle mattinate, fino a quando andiamo a dormire la sera. La proprietà è sinonimo di rovina e il nostro affetto per essa è il crollo della nostra essenza emotiva. Non abbiamo distrutto nulla, perché niente è ciò che è stato costruito. Per questo sappiamo che parlano di un ordine, ma sappiamo che non esiste alcun ordine.

In mezzo ad una massa puzzolente e alienata incapace di avere libere riflessioni su cosa indossare ogni giorno e la passività, cercano di far crollare la tua presenza tramite la prigionia, lo desidera il seguito del potere, una squadra di infami con cupole di libri chiamati “leggi”. Nel corso della scorrere dei giorni avanza il nostro amore profondo per il disturbo, il desiderio di presenziare in questa pseudo realtà cresce. Le loro regole toccano le nostre anime per poi essere sputate via!! Governanti, giudici e poliziotti: i figli e le figlie di una libertà conquistata accumulano rabbia tra le ombre della loro voracità!! Amiamo con forza la distruzione del falso equilibrio sociale, il grido degli/lle impavidi/e reclama un fratello, amante e sorridente viandante.

Solidarizziamo con te per le strade e nella negazione del prestabilito. Eri, sei e sarai con noi! Ti salutiamo con amore, compa.

SOLIDARIETÀ ATTIVA CON HANS NIEMEYER!

Individualità anonime

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