Durante la 34a udienza del quarto processo contro la CCF, Vassilis Foukas era tra i testimoni dell’accusa. Vassilis Foukas è stato uno dei principali membri (un ufficiale) della mafia giudiziaria. Ha lavorato come presidente della Corte d’Appello per il caso della “17 Novembre” e come investigatore per i casi di “17 Novembre”, “ELA”, “1 Maggio”, per il caso dell’omicidio di Michalis Prekas e per quello dello scontro armato a Gyzi (Atene) dove Christos Tsoutsouvis e 3 poliziotti sono morti.
Foukas si è mostrato a suo agio in aula visto che ha familiarità col contesto. I compagni della CCF sono accusati di un attacco incendiario contro la sua abitazione nel 2009. Dopo aver testimoniato – durante l’esame dei giudici – di essere rimasto terrorizzato dall’attacco, e che se non fosse stato per lui, sua moglie sarebbe potuta morire, è toccato ai compagni della CCF porre delle domande. Ed ecco che la sua vecchia attitudine investigativa si è “risvegliata”…
Visto che le domande dimostravano che lui abusò del suo potere giudiziario (accedendo a dichiarazioni dei testimoni, ecc) ha iniziato ad indisporsi e ha cominciato ad essere sgarbato nelle risposte. Ad un certo punto quando si è sentito “messo all’angolo” ha interrotto la testimonianza e ha cercato di lasciare l’aula prima che le domande fossero terminate. E lì i compagni della CCF lo hanno attaccato. Uno di loro è saltato oltre i banchi verso di lui e gli ha tagliato la strada, un altro gli ha dato un bel ceffone. Prima che partissero gli altri compagni, gli agenti sono riusciti a farlo scappare. Prima di ciò, l’ex procuratore aveva detto “Non ho nulla da rispondere!” e si era sentito rispondere da un compagno: “Coglione, abbiamo bruciato la tua casa, la prossima volta la faremo esplodere…”.
La corte si è ritirata e ha deciso che il testimone dovrà essere richiamato in modo da completare le domande.