Il 24 Marzo, 2014, i detenuti in tutta la Grecia hanno annunciato mobilitazioni per protestare contro le condizioni di detenzione sempre più severe, chiedendo che il progetto di legge del governo per le carceri di massima sicurezza fosse ritirato. Secondo questa nuova legge, i detenuti “pericolosi” saranno inviati a delle unità di tipo C, non li saranno concessi permessi esterni ed avranno notevolmente limitati diritti di visita.
Il 25 Marzo, in mezzo alle crescenti tensioni nelle strutture penitenziarie, il detenuto di origine Albanese, Ilia Kareli, ha pugnalato a morte una guardia carceraria con un coltello improvvisato nel carcere di Malandrino. Anche se Kareli era imprigionato per un totale di 16 anni, gli è stato recentemente negato il permesso esterno. Il carceriere morto, che i media di massa abbiano ritratto come quasi un santo, era un infame torturatore sadico che usava di frustare i detenuti con cavi elettrici.
Il 27 Marzo, il prigioniero Ilia Kareli è stato trasferito in isolamento nel carcere di Nigrita (vicino alla città di Serres, nella Grecia settentrionale), dove è stato poi trovato morto a causa di molteplici lesioni interne e fratture gravi causate dai ripetuti pestaggi degli assassini in uniforme. In altre parole, dopo aver preso la vita miserabile di una guardia, è stato torturato a morte dal sistema carcerario.
In risposta all’omicidio di Ilia Kareli, nonché a questo mostruoso disegno di legge che il Potere sta preparando ad applicare contro i prigionieri in Grecia, detenuti in diverse carceri hanno tenuto proteste di massa, in alcuni casi con l’astensione dai pasti della prigione e/o col rifiuto di essere rinchiusi nelle celle.
Domenica pomeriggio, 30 Marzo, un raduno si è svolto all’esterno del carcere di Nigrita, in cui Kareli è stato trovato morto. L’azione è durata più di un’ora ed ha visto la partecipazione di 100 compagni dalle città di Salonicco, Serres e Kavala. La risposta dei detenuti era molto vivace, in quanto entrambe le parti si sono scambiate le grida contro i torturatori assassini dell’amministrazione penitenziaria, nonché slogan contro i sbirri e in solidarietà con la lotta in corso dei prigionieri.
Durante il raduno, l’amministrazione del carcere abbia provato di tutto in suo potere per ostacolare la comunicazione tra i detenuti e le persone in solidarietà. I allarmi del carcere sono stati avviati e degli annunci sono stati trasmessi continuamente attraverso gli altoparlanti in modo che i canti non potessero raggiungere l’interno del carcere. Tuttavia i prigionieri non sono stati scoraggiati dallo sforzo degli aguzzini; in particolare nel braccio C2 telecamere di sorveglianza e finestre di vetro ecc furono distrutte dai detenuti.
Solidarietà tra le persone che si rivoltano dall’interno e dall’esterno delle mura