Inizio agosto 2012: il capoccia lager Lenzburg mi comunica a voce che le autorità esecutive ZH gli avrebbero chiesto raccomandazione/parere sulla liberazione condizionale entro dicembre 2012 e che per questo dovrebbe sapere se il sottoscritto accetterebbe “percorsi di discesa’ (di “risocializzazione”) come per es. permessi, lavoro esterno, semilibertà, oppure se la mia linea fosse “o liberazione o nulla”. Dichiarai d’ev. accettare tali percorsi.
19 novembre 2012, 1. rappresaglia/provocazione colloqui: il capoccia vieta i colloqui ad una compagna rivoluzionaria comunista di ZH che in Svizzera mi fa i colloqui da quasi dieci anni seppur “da sempre” pregiudicata per “reati” politici e persino in un suo periodo dì carcerazione in semilibertà, con il pretesto dì una sua condanna politica a 17 mesi di carcere, quando i media informarono che era definitiva in ultima istanza (tribunale federale).
7 dicembre 2012: molto in fretta l’addetta ed il suo capoufficio delle autorità esecutive ZH svolgono “l’audizione legale” per la cui violazione il TAR aveva deciso il rinvio a nuovo giudizio la prima nonliberazione condizionale (vedi mia info Sentenza 8. 11. 2012 del TAR Zurigo in causa liberazione condizionale, del 25 novembre 2012). Riproposi la mia posizione (improponibilità soggettiva di una ripresa della “lotta armata”, necessità/legittimità della lotta armata rivoluzionaria).
Gennaio 2013: nell’occasione di chiarimenti burocratici sui colloqui, una “assistente sociale” del lager en passant mi chiede se fossi informato del mio trasferimento. A mia negazione aggiunse per allentamenti di regime esecutivo, vale a dire per ‘percorsi di discesa, risocializzazione”, e che in seguito mi avrebbe informato meglio.
28 gennaio 2013, pomeriggio, 2. rappresaglia/provocazione colloqui: le due compagne e i due compagni che attendo per i colloqui (una compagna anarchica di ZH, colloqui da quasi dieci anni; un compagno anarchico di Torino, colloqui da quasi dieci anni; un compagno e una compagna più giovani del Ticino, colloqui da circa tre anni) all’entrata del carcere subiscono l’agguato di quattro sbirri (tre del cantone di Argovia ed uno forse federale) con un’ora di perquisizioni anche a nudo. Il compagno di Torino avrebbe, con pretesto del WEF a Davos, un divieto di entrare in Svizzera di dieci giorni, di cui il 28.1.13 l’ultimo. Non ha mai ricevuto notifica, non la avrebbero potuto inviare per mancanza di recapito. Non si sa, però, per quale magia riceve regolarmente da questo lager permesso di colloquio da esibire obbligatoriamente alla porta in occasione del colloquio. Con il pretesto di questo divieto, la complice sbirraglia del carcere non gli permette l’accesso alla rimanente ora di colloquio (abbiamo 2 ore di colloquio lx ogni settimana). Alle tre altre persone, se ho capito bene e forse v’informeranno meglio o altrimenti in prima persona, la sbirraglia ha estorto, pena l’annullamento totale del colloquio ormai già dimezzato, i numeri ed i contenuti dei telefonini. La seguente visita d’inizio febbraio mi confermò un controllo “regolare” all’entrata, seppur più “accurato” della “norma”.
5 febbraio 2012: dalle autorità di ZH, prima istanza, ricevo secondo rigetto (del 1. febbraio 2013) della liberazione condizionale, “fotocopia’ del loro primo rigetto ma come ‘ulteriore motivazione” si riferiscono alla “audizione” del 7 dicembre 2012. Alla fine aggiungono che al lager Lenzburg chiedono una raccomandazione/parere sulla mia liberazione condizionale da inoltrare in dicembre 2013. Traduzione in It. superflua. Fotocopie andranno ad alcunx compas in Svizzera, per pubblica accessibilità. Si presenteranno i ricorsi ed appelli del caso.
Anche se quest’obiettivo immediato e parziale di tutte le vostre stupende iniziative di solidarietà in lotta non è stato finora raggiunto, e anche se non lo sarà “mai”!, il “punto” centrale non è questo. Bensì che queste iniziative sono parte inscindibile della lotta sociale di liberazione totale. Che in questa lotta sono efficaci molto oltre i loro obiettivi e risultati specifici, immediati e visibili. Lo dimostrano la repressione, le rappresaglie e l’accanimento del nemico, anche e non per ultimo quando rivolti contro i suoi ostaggi/prigionierx di guerra della liberazione sociale. Che il nemico ci combatte, vuole dire che nella guerra di liberazione totale siamo sulla buona strada.
È guerra alla guerra, a quella guerra perenne, globale e totale per il dominio, lo sfruttamento e l’oppressione! È una guerra, nella quale ancor di più che per ogni altro tipo di guerra vale: …nelle cose molto pericolose, come lo è anche la guerra, gli errori che vengono dalla bontà sono proprio peggiori…(Clausewitz)!
Nessuna contraddizione con il fatto che la tenerezza, la bontà e l’amore sono tra le caratteristiche e motivazioni centrali per ogni guerrierx per la libertà totale; ma non devono indebolire la lucidità, la costanza, l’incremento, la risoluzione e l’energia della lotta, bensì rafforzarle!
Con amore, determinazione e solidarietà,
marco camenisch, lager Lenzburg, Svizzera 10 febbraio 2013