Atene, 1 Novembre 2011: Aggiornamento sul processo di Lotta Rivoluzionaria (Giorno 3)

Con la ripetizione della procedura P. Roumeliotis (avvocato difensivo di K. Katsenos) ha esposto la sua posizione circa l’obiezione circa la vaghezza dell’ordinanza, prima che la corte comunicasse la sua decisione. Con una dettagliata e assolutamente minuziosa argomentazione, supportata dalla teoria ma anche dalle leggi, Romeliotis ha dimostrato che c’è un’assoluta nullità dell’ordine e della convocazione, perché le azioni per le quali è accusato il suo difeso non sono descritte e quindi lui non può difendersi, un fatto che – oltre agli articoli della Procedura del Codice Penale, che sono stati violati – è anche una diretta violazione dell’articolo 6 paragrafo 1 del ECHR (Convenzione Europea sui Diritti Umani), secondo la quale un accusato deve essere informato nel dettaglio riguardo alle azioni per le quali viene accusato. Nel caso particolare, abbiamo una serie di azioni nelle quali ovunque abbiamo due autori e nello stesso tempo sette accusati (tutti tranne M. Beraha) di complicità! L’accusato come può difendersi, quando non gli dite precisamente di cosa è accusato, quando lui non è coinvolto nei veri incidenti? Questi punti sono stati anche depositati per iscritto dall’avvocato.

Il pubblico ministero particolarmente apologeta e nei “dettagli” assolutamente arbitraria. Si, – ha detto – la legge 321 del Codice Penale chiede una precisa descrizione dell’azione, comunque l’ordinanza è estremamente analitica nelle sue descrizioni. Ad esempio, ha fatto riferimento al fatto che molti proiettili sono stati trovati e si è fatta un’analisi approfondita di ognuno, mentre ha solo fatto riferimento al numero! Le azioni sembrano essere state realizzate in complicità e questo è sufficiente. Ovviamente, in alcune azioni non possono davvero essere complici in sette, visti i due colpi, ma ciò comunque non simboleggia ambiguità nell’ordinanza. Ciò riguarda la base dell’accusa, che sarà giudicata nella sostanza. Sarà giudicaoa, c’è da dire, se davvero gli accusati hanno realizzato le particolari azioni.

Questa è chiaramente una posizione sofistica. Perché – per usare il suo esempio – il problema non è il tipo di proiettili, ma la relazione che ogni accusato ha con il loro possesso. E le accuse non riguardano solo i proiettili, ma anche le azioni di Lotta Rivoluzionaria e lì gli accusati sono tutti messi in un sacco, rafforzando la dottrina nazista della responsabilità collettiva, senza menzionare chi ha fatto cosa. L’opinione del pubblico ministero – ha commentato P. Roumeliotis – rafforza le nostre opinioni. Con due colpi, chi sono i complici? Ogni individuo deve avere un ruolo dedicato.

Noi ci concentriamo sui moscerini (riferendosi ai proiettili) e ingoiamo il cammello cosi com’è*, ha concluso!

Dopo, P. Roupa e N. Maziotis hanno sottolineato l’importanza del pregiudizio e dell’ipocrisia della corte, iniziando con la dichiarazione del presidente nelle precedenti udienze, che direttamente viola la prova infame dell’innocenza. Aggiungiamo il relativo dialogo:

P. Roupa: Il contenuto dell’ordinanza non è solo vago, ma semplicemente crea un’impressione. Vale a dire, quanto è stato detto prima, essa è molto analitica, semplicemente crea un’impressione. Voglio fare una domanda: riguardo ad una azione specifica, l’attacco realizzato nella zona di Goudi contro un furgone dell’antisommossa. Viene riportato lì – non dice precisamente, ma vi siete seduti e avete investigato – quanti colpi d’arma da fuoco vengono sparati, essi non sono più di cinque o sei e i tentati omicidi sono diciassette! Ciò significa, tutti i poliziotti erano dentro! Ciò è metafisico, non solo vago, ma anche un po’ metafisico. Vale a dire, vi hanno detto che un proiettile può essere sparato e uccidere tre persone! Non riguarda chi ha partecipato né quanti erano né quanti erano necessari per ogni azione nello specifico.

Oltre a ciò, voglio anche chiarire qualcos’altro. Il fatto che siamo arrivati ad un processo, questo processo specifico, alla vaghezza dell’ordinanza, ai problemi che sono emersi in relazione al fatto che non c’è possibilità di attribuire accuse particolari per ognuno di noi e al fatto che nelle precedenti udienze io e il compagno Maziotis abbiamo fatto una dichiarazione circa la premeditazione e che la decisione della nostra condanna è già stata presa. Vale a dire, abbiamo detto che saremo condannati, saremo anche condannati per la leadership, saremo condannati anche per le azioni (la dichiarazione del pubblico ministero va in questa direzione, vale a dire che tutto ciò è sufficiente per condannarci) e c’è stata una dichiarazione del presidente, dopo le nostre dichiarazioni, dove ha detto che se proviamo, se la nostra innocenza viene provata…(Presidente: Non se voi provate, se essa viene provata)…se la nostra innocenza viene provata essa verrà gridata a gran voce…(Presidente: Voi non avete nulla da provare). Questa è stata considerata come una proposta che mostra che la corte è aperta a compiere un processo con prove ecc e che essa è una dichiarazione di questo tipo. E ciò è stato anche riportato ai Media. Io credo che ciò sia esattamente l’opposto. Vale a dire, essa ci mostra colpevoli fin dall’inizio e obbligati a provare che siamo innocenti. Vale a dire, riguardo alle azioni, per esempio, che si, abbiamo deciso da prima che tutti voi le avete realizzate in complicità…

Presidente: Chi ve l’ha detto?
P. Roupa: E’ la vostra dichiarazione.
Presidente: E’ quello che dite voi.
P. Roupa: E’ precisamente la vostra dichiarazione, che noi dobbiamo provare la nostra innocenza.
Presidente: Ciò non è stato detto, ripeto, non ho detto una cosa simile.
P. Roupa: Non siamo obbligati a provare la nostra innocenza, la corte è obbligata a provare chi ha partecipato qui e chi li.
Presidente: Guardate, possiamo parlare fino a domattina e io dirò la mia e voi la vostra. Ma ripeto ancora una volta…
P. Roupa: Se ho malinteso…
Presidente: Si, avete assolutamente frainteso e ciò non è stato riportato cosi ai Media. Solo voi avete capite cosi.
P. Roupa: Ma è stato detto parola per parola, possiamo chiedere ai giornalisti, è stato registrato…
N. Maziotis: Se viene provato che ci sono individui innocenti – avete detto – usciremo e lo grideremo a gran voce. Questa non è prova di innocenza…
Presidente: Se ciò viene provato dal processo…
N. Maziotis: Non avevate detto processo. Era precisamente cosi: se viene provato che ci sono individui innocenti, usciremo e lo grideremo.
Presidente: Ovviamente.
N. Maziotis: Ciò viene interpretato come segue, c’è solo una interpretazione: che siamo colpevoli e se verrà provato che siamo innocenti, lo griderete forte.
Presidente: L’interpretazione che date è errata…
N. Maziotis: Ciò costituisce un’evidenza di colpa…
Presidente: E’ un errore…
N. Maziotis: Quindi non capite cosa avete detto.
P. Roupa: Non c’è un’interpretazione sbagliate. Parliamo precisamente di quanto avete detto, ciò che è stato detto nella scorsa udienza ed è registrato nei media e nei giornali.
Presidente: Il compito di provare qualcosa è della legge, e non vostro, punto.
P. Roupa: Il compito di provare qualcosa è vostro.
Presidente: Noi, ovviamente.
P. Roupa: Così ciò che è stato detto la scorsa volta era un errore.
Presidente: Non è stato detto in questo modo.
P. Roupa: E’ stato detto precisamente cosi, non ho detto una parola in più… (Presidente: Non è stato detto cosi, non è stato detto cosi…) di quelle che sono state dette. Per contraddirmi che si chieda ai giornalisti che le hanno registrate.
Presidente: Bene.

S. Fitrakis, che ha subito preso la parola, ha detto che nel sistema penale occidentale, democratico come lo si definisce, esiste l’evidenza dell’innocenza, come risulta da certi intellettuali, in pratica ogni processo penale inizia con l’evidenza della colpevolezza. E se la vostra innocenza viene provata, loro dicono agli accusati, noi vi dichiareremo innocenti. Sostanzialmente, l’evidenza dell’innocenza viene abolita. Spontaneamente l’evidenza della colpevolezza è sempre effettiva. Se l’evidenza dell’innocenza fosse effettiva, allora l’ordinanza verrebbe scritta alla fine: voi siete accusati di questo, ma siete considerati innocenti fino a quando ciò viene provato. Non dice ciò, comunque, quindi il processo inizia con l’evidenza della colpevolezza. Questo è il sistema e questo è anche ciò che ho spiegato a Mr Maziotis quando è venuto nel mio ufficio.

… ancora una volta la precisa dichiarazione del presidente nella scorsa udienza: “Riguardo ai riferimenti a noi come giudici, devo dire che se dal processo alcuni degli accusati o anche tutti verranno provati innocenti, non ci limiteremo a dirlo, ma lo grideremo forte in tutte le direzioni”.

N. Maziotis ha chiuso questa discussione con un breve intervento: “Ho detto questo anche la scorsa volta, che noi siamo fieri per ogni azione fatta dalla nostra organizzazione. Per ogni bomba messa, per ogni colpo sparato, per ogni distruzione compiuta noi siamo molto orgogliosi. Noi diciamo semplicemente: chi c’era e chi ha partecipato fisicamente a queste azioni è il vostro caso da dimostrare. Ovvero, noi non seguiamo il Codice Penale che dice che deve essere provata l’evidenza (voi fate questo, voi fornite, voi create, voi sperate), ma voi seguite la dottrina della responsabilità collettiva. Siete membri? Noi lo abbiamo ammesso ed è nostro orgoglio ed onore? Risponderete di tutte e 16 le azioni dell’organizzazione. Questa è una cultura penale importata da fuori, dalle decisioni “antiterrorismo” importate dal 2001 al 2004. E’ una cultura penale che è stata importata dagli USA nella “guerra al terrorismo”. Sappiamo che ci sono due campi rivali, che noi siamo nemici. Sappiamo che ci condannerete, 25 anni di sentenza, lo sappiamo. Solamente, facciamo un intervento al fine di mostrare l’ipocrisia del vostro sistema penale. A parole voi dite – e nel vostro Codice Penale – che bisogna provare che qualcuno ha fatto questo o quello, ma voi non farete questo. Per un motivo molto semplice. Se avessimo lasciato prove, negli scorsi sette anni, dal 2003 al 2010, se avessimo lasciato prove, l’organizzazione, i membri, che erano li o la, ci avrebbero arrestati molto prima. Non c’è, tuttavia, un solo pezzo di prova, né nell’ordinanza che Mr Pubblico ministero dice non è vaga, non c’è un pezzo di prova che noi abbiamo fatto qualcosa in una azione. Ecco cosa voglio dire. Inoltre…colpevolezza? Colpevoli perchè siamo vostri nemici e vostri oppositori. Colpevoli siamo, si, ed è nostro orgoglio e onore. Dimostrate dove eravamo”.

Dopo una breve pausa, il presidente ha annunciato che essenzialmente la corte rifiuta l’obiezione riguardo alla nullità. P. Roupa ha osservato che la decisione è stata annunciata senza alcuna spiegazione e che il presidente ha dato la risposta “prevista” in questi casi, che l’argomentazione verrà annunciata…nel prossimo futuro. Quando si siederanno e scriveranno chiaramente la decisione, ovviamente, come già successo in tutti i precedenti processi-terroristici. Al momento, stanno solo facendo ciò che devono fare!

Dopo, la difesa ha esposto due richieste. La prima riguarda il rendere pubblico il processo, vale a dire la libertà di copertura da parte dei media radiotelevisivi. S. Fitrakis ha sottoscritto le richieste, con un’argomentazione essenziale, mentre M. Daliani (avvocato di Gournas), con un’analisi molto essenziale e precisa, ha mostrato che il rendere completamente pubblico il processo viene imposto dall’articolo 93 dalla Costituzione, al fine di praticare controllo sociale dei cittadini, ma anche dal ECHR e dalle regole sul “giusto processo” che esso include.

Il pubblico ministero ha proposto il rifiuto delle richieste, con un’argomentazione la cui gravità la lasciamo al giudizio di chi legge. Perché – ha detto – la presenza delle videocamere distrarrebbe, visto che lui non è un attore e non ha familiarità con il mezzo, e impedirebbe il suo corretto giudizio sul caso!

Quando il presidente ha chiesto agli accusati, se qualcuno di loro avesse problemi con la copertura radiotelevisiva, ha ricevuto risposta negativa da tutti loro, mentre N. Maziotis e P. Roupa hanno fatto una breve dichiarazione. Non nascondetevi, ha detto N. Maziotis. L’unica ragione per non permettere la copertura del processo sono le nostre oponioni politiche che non devono essere conosciute. Fossimo criminali sociali, non avreste alcun problema. Criminale è il regime che servite. E questo particolare processo è un crimine. Il nostro processo è collegato a condizioni speciali, ha detto P. Roupa. Se i nostri discorsi politici avessero fatto comodo al regime, saremmo stati oggetto di diffusione. Comunque, nell’attuale situazione politica economica questo processo può diventare un’azione contro il regime. In realtà, quelli al governo si stanno nascondendo.

La seconda richiesta riguardava il trasferimento del processo alla corte d’appello, visto che solo un accusato è detenuto (K. Katsenos) ed è probabile che verrà rilasciato presto. Rispondendo a questa domanda ragionevole (perlomeno) degli avvocati della difesa, il pubblico ministero ha detto che non acconsente al trasferimento del processo alla corte d’appello, perché la presente aula garantisce sicurezza, mentre il cambio di aula sarebbe troppo pericoloso! Ciò significa che lui ha considerato dall’inizio che gli accusati sono colpevoli e pericolosi per la sicurezza dei giudici! E nonostante tutto ciò, ne fanno un gran problema tutto al favore della… evidenza di innocenza.

Cosa c’è dietro la messa in pericolo? Ha chiesto P. Roupa. Precisamente di cosa vi spaventate? Ha chiesto al pubblico ministero di spiegare meglio la propria opinione. N. Maziotis si aspettava una risposta del genere. Verrà un momento dove ci giudicherete indossando dei cappucci, come in Perù, ha detto indicando la corte, al fine di concludere che il motivo è che non vogliono che il processo diventi un campo di propaganda delle idee di Lotta Rivoluzionaria.

P. Roumeliotis ha parlato di carenza di argomentazioni e di pregiudizio rispetto al caso in questione, chiedendo spiegazioni da parte del pubblico ministero. Da un lato parlate di pericolo, ha commentato Annie Paparoussou, e dall’altro ci dite che l’interesse pubblico non viene servito dalla copertura radiotelevisiva del processo. Ciò costituisce una contraddizione enorme, perché il pericolo significa che c’è un processo molto importante e quindi l’interesse pubblico ed esso dovrebbe essere coperto dai media. S. Fitrakis ha fatto riferimento alla vasta pubblicità che avevano i processi della giunta, ma anche la Corte Speciale del 1989, che processò i politici. Ha ricordato, che la relativa legge che sostanzialmente proibisce la copertura radiotelevisiva di questi processi è stata votata per il primo processo della 17 Novembre e le misure repressive che limitano i diritti degli accusati vennero applicate sistematicamente.

La corte si è ritirata al fine di decidere e dopo una pausa il presidente ha detto che si riserva circa la richiesta di trasferimento del processo alla corte d’appello. Probabilmente dovrebbero trovare un modo più decente di rifiutare la richiesta, dopo la “maldestra” (e rivelatrice) argomentazione del pubblico ministero.

Dopo, gli avvocati di N. Maziotis, P. Roupa e K. Gournas hanno sottoscritto un’obiezione riguardo alla giurisdizione della corte, a causa della natura politica dei reati contestati. Il tema comune dei discorsi di S. Fitrakis e M. Daliani è stato che la sottoscrizione dell’obiezione, in qualche modo, è stata fatta giusto per essere presentata, visto che continuamente in tutti i processi politici questa obiezione viene respinta e sono sicuri che essa verrà rifiutata ancora una volta. Ecco perché i loro clienti non vogliono sottoscrivere questa obiezione.

M. Daliani ha iniziato a descrivere Lotta Rivoluzionaria come una “organizzazione con un profondo retroterra politico” e al fine di rafforzare la sua opinione ha letto delle analisi da parte di terzi circa le azioni dell’organizzazione, che miravano alla sovversione del regime esistente. Direte, ha precisato, che le azioni non sono politiche, comunque ancora una volta il processo resta un processo politico. La definizione di reato politico, che viene riconosciuta nell’articolo 97 della Costituzione, è una delle materie più indefinite nei tribunali greci. Nel tempo questa definizione è rimasta vaga, perché in realtà il sistema dovrebbe riconoscere e definire i suoi oppositori politici. Ha fatto un lungo riferimento storico circa le varie teorie che sono state sviluppate (oggettive, soggettive ecc), dimostrando che tutte le teorie si sono intrecciate e hanno servito l’opportunismo politico di specifici lassi di tempo.

Riferendosi all’ultima legge antiterrorista, del 2004, che ha ridefinito il significato di “crimine organizzato” importando l’immediato significato di “terrorismo”, che viene descritto come un tentativo di sovversione dell’ordine esistente, M. Daliani ha mostrato il ridicolo che questa corte particolare è chiamata a servire: direte che questa azione politica non è un’azione politica! Vale a dire, riconosceranno il carattere politico delle azioni, al fine di includerle nel significato di “terrorismo”, e contemporaneamente diranno che non ci sono reati politici, in modo che essi non vengano giudicati da una corte mista, come si dice nell’articolo 97 della costituzione. Il termine dominante, ha concluso l’avvocato, nega di riconoscere l’identità di chi rivolge le sue armi contro.

Dopo ha parlato N. Maziotis, chiarendo dall’inizio che lui non si considera un criminale o accusato politico, né in questo significato. Rifiuterete l’obiezione, ha detto, per motivi politici. Perché sono state fatte le “leggi antiterrorismo”? Voi da giudici di professione, voi che siete pagati per mettere la gente in galera, voi non vi fidate dei cittadini. E’ una bugia che questi cittadini sono terrorizzati in questi processi e che devono essere rimpiazzati da giudici di professione. Nessun cittadino è mai stato terrorizzato. Il motivo per il quale questi casi vengono privati di una corte mista è perché voi siete impiegati dello stato, mentre un cittadino può giudicare differentemente. La legge “antiterrorista” vuole massimizzare le condanne. Ora sono previsti 10 anni solo per la partecipazione in una organizzazione. E con il ruolo “gestionale” le condanne vanno dai 10 ai 20 anni. L’unico motivo per l’introduzione di questi tribunali speciali sono le grandi condanne.

N. Maziotis ha fatto riferimento al proprio caso, quando in passato è stato processato per aver tentato di piazzare un meccanismo esplosivo fuori il Ministero dell’Industria, come azione in supporto ai residenti del paese di Strimonikos che avevano combattuto contro la metallurgia dell’oro. Venne giudicato da un tribunale misto, la condanna in primo grado fu di 15 anni di prigione, ci fu comunque una mitigazione di “motivi non modesti”. Questo è successo per la prima e ultima volta, ha puntualizzato. I tribunali per la 17 Novembre e ELA (Lotta Popolare Rivoluzionaria) non hanno fatto lo stesso, perché indirettamente si sarebbe riconosciuto il fatto che gli accusati avevano un movente politico. Nonostante voi non ci riconoscerete mai ufficialmente come soggetti politici, l’ordinanza riporta che noi abbiamo voluto sovvertire il sistema, quindi avete riconosciuto l’azione politica di Lotta Rivoluzionaria, ha sottolineato.

Il nostro fine, ha continuato, era di realizzare grandi danni al sistema. Ecco perché l’ordinanza è corretta. Ci hanno considerati una minaccia politica e questo eravamo. Tutte le nostre azioni sono state politiche. Quale azione di Lotta Rivoluzionaria considerate un crimine?

Qualcuna delle azioni è stata realizzate con fini egoisti? Non abbiamo ferito persone, ma il vostro sistema, e questa è un’azione politica. Io vi ricordo cosa ha detto Clausewitz, “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”. Le accuse ufficiali dicono che noi abbiamo voluto colpire le strutture economiche e politiche del sistema. Questo è corretto, ha detto N. Maziotis e ha iniziato a menzionare le azioni dell’organizzazione contro gli obiettivi politici ed economici e ha chiesto: Credete che la gente e i lavoratori siano stati terrorizzati dalla strategia di attacchi di Lotta Rivoluzionaria contro i centri del capitale locale e internazionale? La gente e i lavoratori sanno molto bene che sono questi centri a terrorizzarli. Credete che la gente sia stata terrorizzata dai colpi di Lotta Rivoluzionaria contro gli agenti dell’antisommossa? Guardate all’odio sprigionato dalla gente nei cortei. Né voi né la polizia avete alcuna relazione con la giustizia. Voi siete mercenari, ingranaggi di un meccanismo di oppressione. L’attacco contro l’ambasciata USA parla da sé. Gli stessi americani, nei loro testi pubblicati da Wikileaks, parlano di un profondo sentimento antiamericano esistente in Grecia. Dopo aver elencato gli attacchi militari e i colpi di stato degli USA nel mondo, N. Maziotis ha concluso: Nessuno del popolo è stato terrorizzato da noi. Noi abbiamo terrorizzato i terroristi. Abbiate il coraggio di dire che voi ci giudicate perché noi siamo vostri nemici e non parlate di terrorizzare la gente.

Il processo continuerà mercoledi 9 Novembre, con le dichiarazioni di P. Roupa e K. Gournas, come essi stessi hanno dichiarato.

* Proverbio greco che significa che si cerca a lungo qualcosa di piccolo mentre si accetta qualcosa di molto più grandi cosi com’è.

trad. Cenere / fonti: eksegersi.gr, act for freedom now

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