Ricevuto il 7 ottobre 2015:
Una volta scarcerata, la prima cosa di cui ti rendi conto è che il tuo sguardo non inciampa più in muri, sbarre o divisori. Può vagare e guardare il cielo, senza vederlo attraverso il filo spinato. E i tuoi passi non sono più contati — venti verso il muro del cortile della prigione e venti tornando alla cella. Certo, nel mio caso le mura del cortile della prigione si sono allargate fino a un chilometro da casa mia, senza nemmeno poter comunicare col mio compagno…
Ma in ogni modo, per me il rilascio ha il gusto di una prima vittoria contro la paura e l’ingiustizia che ci vogliono imporre come condizione di vita restrittiva…
Niente di tutto questo sarebbe accaduto se non fosse stato per un movimento dinamico e multiforme di solidarietà che mi ha trasmesso da ogni angolo della Grecia la forza e l’ottimismo che la storia non è scritta soltanto dai potenti ma anche dai ribelli…
Un enorme grazie a tutt* i/le compagn* conosciut* e no che hanno spezzato il terrore dell’onnipotenza del Potere.
Un enorme grazie anche ai dottori dell’Ospedale Generale di Nikaia, e soprattutto ai medici Spyros Sakkas e Olga Kosmopoulou, che mi hanno sostenuto con calore e abnegazione fin dal primo momento.
Naturalmente non dimentico quell* che sono rimasti là, in prigioni e celle gelide… Sarò sempre al loro fianco e mi aggrapperò ai momenti che abbiamo condiviso finché non ci incontreremo di nuovo…
Perché finché ci saranno prigioni, nessun* sarà liber*…
Libertà per i/le prigionier* politic*
Libertà per chi è in cella
Evi Statiri
in inglese, greco, portoghese