Quando le leggi non sono catalizzate alle barricate degli insorti, diventano plastilina nelle mani delle autorità giuridiche…
È la prima e speriamo ultima volta che ci prendiamo la briga di rendere pubblico qualcosa che riguarda lo sviluppo legale del nostro caso. Crediamo tuttavia che sia importante che venga reso noto pubblicamente il motivo per cui siamo ancora imprigionati e non siamo ancora andati a processo, perchè c’è della confusione riguardo al nostro non essere stati rilasciati il 13 Luglio di quest’anno.
Stiamo giungendo al 20° mese della nostra incarcerazione in celle e cortili. Da Gennaio 2011 quando siamo stati arrestati, siamo stati accusati per due casi. Il caso dell’incendio di un veicolo del DEI (compagnia elettrica nazionale greca) a Thessaloniki avvenuto in Ottobre 2010, ma anche il caso di una “organizzazione terrorista anonima” che ha accompagnato i nostri arresti.
Per ragioni non chiare della legge, o confusione dei giudici (non potrebbe importarcene di meno), queste due detenzioni “viaggiano insieme”. Quindi abbiamo avuto udienze dopo 6 mesi e dopo 12 mesi per entrambi i casi in contemporanea, il che significa che avremmo dovuto essere rilasciati il 13 Luglio 2012, 18 mesi dopo quello sfortunato pomeriggio a Vironas. Qualcosa che ha confermato anche l’irrevocabile (come l’hanno ironicamente descritta) decisione che abbiamo preso in mano dall’ultima udienza che abbiamo avuto per il caso di Atene.
Ma perchè non siamo stati rilasciati?
Nel clima relativamente euforico che in seguito abbiamo scoperto prevalente nel tribunale di Thessaloniki quando sono state annunciate le condanne sospese di alcuni anni che ci hanno imposto, nessuno ha sentito una strana espressione uscita dalla presidentessa: “Il tempo scontato in carcere viene sottratto”.
Non ci interesseremmo di questo se lei può fare qualcosa del genere su una sentenza che è di carattere sospeso, che significa ottenere 14 mesi di condanna reale da una condanna che è già abbastanza bassa da non doverla scontare in carcere.
La questione sta altrove. Il fatto che i due casi vadano avanti insieme è quasi folle, per un tribunale di Thessaloniki sottrarre il tempo servito prima del processo, per un caso di Atene.
E questo cosa significa?
Che al momento, rimaniamo in prigione, con le nostre carte qui che citano allo stesso tempo che saremmo dovuti essere rilasciati il 13 Luglio, ma anche che il tempo già scontato è stato sottratto, senza nemmeno definire qual è la durata della nuova incarcerazione (che è probabilmente 12 mesi, poiché è il massimo).
La cosa ironica è che anche se il caso è ormai chiuso da mesi, noi (logicamente?) dovremo o passare attraverso la stessa procedura di udienze, decisioni, e tutte le ridicole procedure che completano un caso giuridico, oppure semplicemente continueremo a restare imprigionati finchè decideranno di trovare il tempo o lo spazio per processarci.
Conclusioni…
La pubblicazione di questa cosa ha lo scopo di abbattere possibili illusioni sulla mostruosità giuridica e deve essere accompagnata dalla nostra solida posizione di valore e opinione che noi non abbiamo un problema con una qualche irregolarità del sistema di giustizia, ma con la sua sostanza come istituzione. Avendo un posto speciale nel gruppo delle istituzioni sociali, abbiamo già più volte citato come dovrebbe essere trattata dai rivoluzionari…
Ma se c’è qualcosa che vorremmo condividere con i compagni che daranno un’occhiata a questo testo, è che oggi, forse più che mai, l’invocare qualunque legalità urbana da parte nostra come mezzo di difesa politica dei combattenti perseguitati ma anche in generale nel quadro delle lotte, non è solo un atto assimilazionista per la nostra lotta, ma anche per noi stessi. È simultaneamente non necessario e senza senso.
Le leggi e i tribunali che le applicano sono un terreno estraneo per coloro che lottano per la liberazione degli umani e della natura dai vincoli autoritari. Le leggi sono un materiale di formazione nelle mani della combriccola, che lei stessa sceglie (che siano i politici che le votano, o i giudici che le applicano a loro piacimento) quando le presenterà come una carota per il corpo sociale timoroso e frammentato allo scopo di proteggerlo (?) e quando le trasformerà in una frusta allo scopo di punire le persone, i gruppi, le comunità che pensano e agiscono contro di esso.
Le leggi, tuttavia, hanno potere finchè noi le accettiamo, finchè gli impatti e i contratti che creano influiscono sulle nostre scelte e le nostre vite. Le leggi tuttavia hanno potere finchè non riusciamo a strutturare comunità militanti e rimaniamo personalizzati con ognuno che pensa a come uscirne pulito contro il proprio inizio cattolico.
Le leggi, tuttavia, hanno potere finchè rimaniamo silenziosi contro il continuo ricatto del carcere e dell’isolamento per chiunque metta in discussione la loro onnipotenza.
Le leggi, tuttavia, hanno potere finchè noi non le aboliamo nella pratica, recitandole come valori nelle nostre coscienze e bruciandole come carta igienica nelle fiamme delle strade e sui tetti delle prigioni che definiscono i momenti liberati, liberatori e senza legge dei nostri violenti incontri con la macchina sociale, e i suoi difensori.
RABBIA E COSCIENZA
GUERRA CONTRO LA MACCHINA SOCIALE
PS: Lo spettacolo di comunicazione della polizia con la videoregistrazione (sic) della retata all’occupazione DELTA, dopo un ordine personale del primo ministro, dovrebbe essere visto come una ragione in più per l’unità, la solidarietà, la testardaggine dei combattenti anarchici/rivoluzionari e dovrebbe segnare la continua intensificazione della lotta contro lo stato e il capitale.
Il nostro amore e profondo apprezzamento da compagni e solidarietà agli “alania” (ragazzi di strada) dell’occupazione DELTA, arrestati e non.
L’AZIONE ANARCHICA RIVOLUZIONARIA ABBATTERÀ
IL TERRORISMO DELLO STATO E DEI PADRONI.
Anarchici ostaggi di guerra
SOKRATIS TZIFKAS, DIMITRIS DIMTSIADIS, BABIS TSILIANIDIS