“E se considero me stesso un anarchico individualista, icoloclasta e nichilista, è proprio perchè credo che esista una più nobile e più integra espressione della mia piena volontà e abbondante individualità che, come un fiume che sta trasbordando, desidera espandersi, trascinando con impetuosità arbusti e dighe, fino a infrangersi contro le rocce di granito, rompersi a pezzi e disperdersi a sua volta. Non ripugno la vita. La elogio e la canto. (…)
Chi rinuncia alla vita perchè sente che questa non è più che dolore e sofferenza e nemmeno trova l’eroico coraggio di suicidarsi… (…)
La vita, per me, non è nè buona nè cattiva, non è teoria nè un’idea. La vita è una realtà e la realtà della vita è la guerra.”
Renzo Novatore
“Anche io sono un nichilista”
C’è una frase di una poesia fatta canzone che dice che “la vita è come un foglio di carta, che si può rompere in qualunque momento”… Perfino con la nostalgia che questo evoca, una persona finisce per rendersi conto che è così, semplicemente e freddamente. Esiste una linea fragile e leggera tra il vivere e il morire e, anche se in alcuni momenti può dipendere da una decisione che prendiamo – cosciente o incosciente -, nel concreto è qualcosa di inaspettato che finisce per coglierci di sorpresa, così come si dice: “Quando qualcosa ti tocca, anche tu ti ritiri, e quando non ti tocca, anche tu la cerchi (“Cuando te toca, aunque te quites y cuando no te toca, aunque te pongas”).
Gli anarchici di azione, quelli che lottano contro il Potere, i ribelli sociali, in definitiva, quelli che decidono di indirizzare la propria vita in una lotta senza tregua contro lo Stato, si trovano sempre su questa linea, leggera e fragile, che non è una decisione suicida – come moltx affermano -, è semplicemente una conseguenza, spesso inaspettata. Dall’altro lato, in molti casi, essendo coscienti di queste conseguenze – morte, carcere, tortura – diventa più grande la necessità di libertà rispetto a qualunque sentimento di paura e timore, ci si lancia nella battaglia, con assoluta fiducia, con paura, è vero, ma anche con una determinazione implacabile che emana solo da quelli che a tutti i costi cercano l’anarchia, o meglio “la libertà assoluta, la più grande di tutte”.
Una volta di più affermo: bisogna cercare e trovare la felicità attraverso le nostre azioni.
1. Quello che mi è successo – questo lo dico perchè conosco le argomentazioni di chi ci critica – sarà preso da un ampio settore dall’anarchismo in Messico come un punto di partenza per screditare di fronte alla società (??) la nostra lotta, il mio progetto individuale, e un progetto informale che a livello locale e mondiale sostiene una lotta diretta per la distruzione dello Stato-capitale. So che quello che mi è successo sarà utilizzato da qualcunx come forma di “intimidazione” perchè meno compagnx prendano il cammino dell’azione e si adagino in posizioni di comodità ed eterna speranza.
Per me, quello che mi è successo, è stato solo un incidente, il quale invece di debilitarmi moralmente, mi ha reso più forte senza innalzare il mio ego. No! Innalza le mie convinzioni e la mia condizione di anarchico.
Se uscirà qualcosa da questa situazione, spero sia l’intensificarsi del dibattito, della lotta, della critica, chiara, diretta e obiettiva. L’intensificazione della lotta contro il sistema penitenziario e il carcere. L’intensificazione e incremento della lotta diretta e senza mediazione contro lo Stato-capitale.
2. Nonostante queste questioni negative, che occupano minima parte della mia attenzione, sono sorte delle cose positive. Nonostante pesi lo scarso interesse – di quelli che dicono di essere “in lotta” – a partecipare o assistere alle recenti iniziative anti-carcerarie, i/le compagnx fuori si mantengono fermi. Mi ha rallegrato molto che sia nata un’altra pubblicazione anarchica insurrezionalista, che affianca la mia amata Conspiración Ácrata, che si incarica di diffondere l’ambiente insurrezionale e l’anarchismo di azione. Più pubblicazioni, più dibattito, più diffusione e diversità. Nonostante, come dice l’editoriale di Conspiración Ácrata, la mia attuale situazione in prigione, mi renda impossibile in gran misura continuare a contribuire attivamente a questa pubblicazione, lo farò però al meglio delle mie possibilità. Con questo e con qualunque altro mezzo che mi apra lo spazio, poichè nella lotta che portiamo, è di estrema importanza la partecipazione dex prigionierx di guerra.
3. Dalla mia persona, rigetto e non rivendico assolutamente i soprannomi che lo Stato e i mass-media mi hanno affibbiato. Il mio progetto, il nostro progetto, non è un progetto “incendiario”. Una lotta focalizzata alla distruzione di una società retta dal capitalismo tecnologico, non si può ridurre e “infantilizzare” ad un semplice progetto incendiario. Io non sono un incendiario, nè un piromane, nè un terrorista, sono un anarchico, nemico dello Stato-capitale. Le mie posizioni si radicano in una posizione seria e dotata di critica, autocritica, di analisi e teoria, ma anche di pratica di azione. La solidarietà, il mutuo appoggio, l’autogestione, l’autonomia e l’auto-responsabilità sono valori e pratiche anarchiche che, così come la conflittualità permanente (un’attitudine di fronte alla vita), portiamo come controvalori a quelli che il sistema ci inculca dalla nascita.
Questi valori sono messi in pratica fin dal presente, in noi stessi e nel nostro ambiente.
Ritengo che lo sfruttamento, l’oppressione e il dominio di Stato-capitale-tecnologia non si esercitino solo con l’umano, ma anche si esercitino, in ampia parte, contro la natura e gli animali, in favore del progresso di una società a cui non importa minimamente la distruzione dell’ambiente naturale, da cui, anche “dipende”, per la comodità di una società del capitale che distrugge allo stesso modo la natura, le culture ancestrali, i popoli indigeni, e le persone che si oppongono e che resistono a questo sistema e al suo modo di vita di vendita e consumo, consumo e vendita, che distrugge l’identità e ci trasforma in ulteriori prodotti del mercato, incluso quello del “turismo rivoluzionario”.
Questo sfruttamento, oppressione, dominio non solo si esercita nel lavoro, ma anche nella scuola, nei sentimenti, nell’amore, nella sessualità. Esempio di questo sono le Pussy Riot, che si trovano represse dallo Stato russo e dalla chiesa, processate come secoli fa lo furono molte persone di sesso femminile, che furono anche assassinate con l’accusa di assurdi “delitti” di stregoneria, adulterio, disonore, ecc.
È per lottare obiettivamente contro il sistema di dominio che ci sono moltx compagnx eco-anarchicx in carcere, come il caso del compagno Braulio Duràn o dell’operazione “Mangiafuoco”, e i/le compagnx dell’ALF/ELF che sono ancora in carcere. E’ perchè l’anarchismo è un pericolo per lo Stato che la polizia ha cambiato atteggiamento nel momento in cui Giannis Dimitrakis si è dichiarato essere anarchico, dopo la rapina di una banca in Grecia.
E’ contro questo che dobbiamo focalizzare la nostra lotta, attaccando con obiettività le radici del problema: l’esistenza dello Stato/capitale. Contro tutto questo e con tutti i mezzi possibili a nostra portata dobbiamo focalizzare la lotta fino a raggiungere la liberazione totale e assoluta. Con obiettività e progettualità.
Il mio progetto, il nostro progetto di liberazione totale, la nostra progettualità insurrezionale, non parte dalla logica del “bruciare per bruciare”, parte da una base solida, di alcuni principi e da un’idea di distruzione dell’esistente, ma allo stesso modo si basa sulla costruzione di spazi, realtà, momenti e relazioni al di fuori dalle regole capitaliste, e che non siano per quanto possibile “assimilabili” e pertanto “distruggibili” dal sistema.
!!Viva l’anarchia!!
Quando mi alzo la mattina, mi guardo intorno e osservo le sbarre di queste celle, il mio corpo trema e i miei occhi si cristallizzano. La mia mente viaggia per un attimo ed entra in ogni cella dove si trova unx compagnx prigionierx. Non mi dà tristezza nè paura, nè angoscia, mi dà rabbia e coraggio non poter solidarizzare con loro, con le persone con cui ho condiviso critiche, riflessioni, discorsi e opinioni, da cui ho imparato molto e ho sentito il mutuo appoggio per i miei progetti, per la mia vita. Loro, guerrieri per la libertà, con cui non ci siamo mai visti faccia a faccia ma con cui si è sempre mantenuto un affetto, un sentimento di affinità e complicità, un apprendimento reciproco. Adesso torno a leggerli, quei due-tre, tra le sbarre nelle segrete dello Stato-capitale.
Nè tristi, nè deboli, nè assenti, ma al contrario, sempre convinti… così li sento! Mai vinti, mai pentiti!
Con affetto rabbioso per i compagni Stefano Gabriele Fosco e Gabriel Pombo da Silva.
Il Culmine della nostra lotta e la Cospirazione Anarchica (Conspiración Ácrata) della nostra vita, si mantengono vive.
Solidarietà con lo sciopero della fame del compagno Marco Camenisch, con il compagno eco-anarchico Braulio Durán, con i/le prigionierx anarchicx e libertarix di tutto il mondo.
Solidarietà con Felicity Ryder nel suo volo, nella sua fuga di libertà.
Ricorda compagna: ¡We stand, when other fail!
Faccia a faccia con il nemico! Guerra sociale! Rivendicazione individuale!
Per l’anarchia!
Mario López Hernández
Reclusorio Varonil Sur
México, D.F.,
4 settembre 2012.
fonte: liberaciontotal