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L’Aia, Paesi Bassi: Lotta alla repressione! Stop alla repressione contro anti-fascist* e anarchic*!

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Sabato 19 novembre, all’Aia, ci sarà una manifestazione contro l’ondata di repressione che gli/le anti-fascist* e gli/le anarchici della città hanno dovuto affrontare nell’ultimo anno. Se toccano un* toccano tutt*. Solidarietà attraverso la lotta!

Nel corso dell’ultimo anno, la repressione contro anti-fascist* e anarchic* è notevolmente aumentata, con la città dell’Aia al centro di tutto. Un divieto di dimora per gli/le anarchic* è stato emanato per il quartiere di Schilderswijk, nel tentativo di spezzare la lotta contro la polizia razzista, violenta, e assassina. In seguito è stato emanato un altro divieto, stavolta contro gli/le anti-fascist* che resistevano alle manifestazioni dell’estrema destra di Pegida. Danni per 50,000 euro sono stati richiesti a divers* anarchic* che si erano oppost* allo sgombero del centro sociale De Vloek, che era occupato da 13 anni. Il sindaco ha anche cercato di chiudere il locale Autonomous Center. Inoltre le manifestazioni seguenti vennero vietate, diverse persone intimidite dalla polizia a casa e per strada, vennero effettuati diversi arresti preventivi e dei tentativi di reclutare degli informatori.

Ma non si tratta solo di attacchi contro individui anarchici e anti-fascisti. Si tratta di un attacco contro chiunque combatta il razzismo, è un attacco contro chiunque si batta per un mondo senza sfruttamento e discriminazione, è un attacco contro tutt* noi. E questo attacco non può restare senza risposta! È un appello alla solidarietà, perché la solidarietà è la nostra arma contro l’isolamento che ci è imposto dalla polizia e dal sindaco. Dobbiamo difendere i nostri spazi e le nostre strutture autonome!

Venite all’Aia il 19 novembre. Perché le catene dello stato, che trasudano razzismo e oppressione, devono essere spezzate! Perché chi non lotta ha già perso.

Combatti la repressione!

Maggiori informazioni sul sito:
fightrepressiondemo.noblogs.org

[Paesi Bassi]: Un altro divieto di dimora per anarchic* dell’Aia

stop-repressie-anarchisten-1-v2-544x725Ricevuto il 6 ottobre 2016

Ieri gli/le antifascist* e anarchic* dell’Aia hanno ricevuto un altro divieto di dimora, cinque giorni dopo la scadenza del divieto precedente per divers* anarchic* dell’Aia.
Stavolta il divieto di dimora riguarda il centro città e il quartiere Haagse Hout durante l’imminente manifestazione di Pegida, e si accompagna all’obbligo di presentarsi al commissariato.

La polizia si è presentata ieri a casa di un anarchico dell’Aia per consegnare un altro divieto di dimora. Stavolta nel contesto di azioni intraprese contro il gruppo di estrema destra Pegida, che ha annunciato che d’ora in poi manifesterà all’Aia una volta al mese. Il divieto di dimora è valido per le prossime tre manifestazioni di Pegida all’Aia e si applica al centro città e il quartiere di Haagse Hout. Quei tre giorni, il 9 ottobre, il 13 novembre e l’11 dicembre, gli/le anarchic* e antifascist* non possono recarsi in quella zona e devono presentarsi al commissariato due volte al giorno.

Il divieto precedente era stato emanato a nome del sindaco e prendeva di mira la resistenza contro la brutalità della polizia nel quartiere di Schilderswijk. Stavolta è l’ufficio del Pubblico Ministero a emanarlo, con l’intenzione di spezzare la resistenza contro il fascismo. Non è che l’ultima di una serie di misure repressive contro gli/le anarchic* e gli/le anti-fascist* all’Aia. Divers* anarchic* dell’Aia hanno già scritto a questo proposito nell’articolo ‘Il divieto di dimora contro gli/le anarchic* nel contesto più ampio della repressione all’Aia’.

Il Pubblico Ministero, la polizia e il sindaco dell’Aia si stanno impegnando a distruggere la lotta anarchica e la resistenza contro il fascismo. Ma se pensano che lasceremo la repressione ostacolarci, allora saranno stupiti da quello che li attende. La lotta contro il fascismo e per un mondo migliore non hanno bisogno di essere legittimati dallo stato, saturo di razzismo e discriminazione. La lotta contro il fascismo è sempre legittima; allora, oggi e sempre.

Stop alla repressione contro anarchic* e antifascist*.

in inglese

Firenze: Sabotaggio antinucleare – Si chiude il processo d’appello

Giovedì 31 giugno a Firenze si è concluso il processo d’Appello contro cinque compagne e compagni accusat* di un attacco dinamitardo contro un traliccio dell’alta tensione della famigerata linea La Spezia Acciaiolo in Toscana, azione contro i nuovi progetti di ripresa dell’energia nucleare in Italia.

Questo processo, che si trascinava da oltre dieci anni, partiva dalle inchieste “gruppi d’affinità” e “anticorpi” del 2006, quest’ultima includeva per altr* compagn* l’accusa di un attacco contro un’agenzia di lavoro interinale Adecco, reato nel mentre andato in prescrizione.
Il pubblico ministero si è limitato a chiedere il rinnovo di tutta l’istruttoria con l’utilizzo di nuovi periti e nuovi digos. La corte ha confermato invece la sentenza di assoluzione del primo grado per tutte/i, prendendosi novanta giorni per dare le motivazioni, scaduti i quali il pubblico ministero se vorrà potrà ancora allungare i tempi di questo processo ricorrendo in cassazione.

Prendiamo questa occasione per ringraziare tutte/i coloro che in questi anni ci sono state/i vicino sostenendoci con svariate iniziative che hanno permesso una continuità che desse forza e attenzione a temi, quello repressivo ne è solo una parte, come la lotta contro il nucleare in qualsiasi forma si presenti e contro tutte le nocività che ammorbano il pianeta e ogni essere vivente.

Alcuni nemici delle nocività

Tolosa, Francia: Gomme bucate in solidarietà con gli/le accusat* della lotta contro la legge sul lavoro

In una notte, un cacciavite ha bucato gli pneumatici di 4 veicoli del comune, di una vettura di Vinci, due automobili appartenenti a delle agenzie immobiliari, un camion d’Eiffage, due veicoli Orange, una vettura della Tnt e diverse biciclette in libero servizio. È servito anche a rigare le carrozzerie e bucare le gomme di un sacco di auto di borghesi. Dei sassi trovati in cammino hanno permesso di spaccare i cartelli pubblicitari che abbiamo incrociato.

Cercare di farla finita col lavoro significa anche bloccare i lavoratori e le lavoratrici. Abbiamo preso di mira in particolare delle imprese che costruiscono prigioni, aeroporti, che partecipano al controllo attraverso la tecnologia o all’imborghesimento della città.

La nostra rabbia non scema, soprattutto quando dei/lle compagn* sono stati toccat* dalla repressione, arrestat*, picchiat* o incarcerat*. Aumenta ogni volta che cercano di intimidirci.

Solidari attraverso l’attacco.
Sostegno agli/lle accusat* e agli/lle incarcerat* della lotta contro il lavoro.

Parigi: Solidarietà con gli accusati dell’incendio di una pattuglia di polizia

paris

In seguito all’ipermediatizzazione di una vettura di sbirri incendiata sotto lo sguardo di una buona ventina di telecamere, sono state arrestate cinque persone, la sera stessa o il giorno dopo, accusate di quell’attacco tutto sommato abbastanza semplice, dato che come si sente spesso dire, tutti odiano la polizia, e accade quasi tutti i giorni che questa venga attaccata in diversi modi sul territorio. E specialmente in quel modo.

Alla fine del fermo una persona è stata rilasciata. Le altre quattro sono in stato di accusa per «tentativo d’omicidio volontario», «violenze volontarie a pubblico ufficiale in banda organizzata», «distruzione di bene pubblico in banda organizzata e partecipazione a un assembramento armato». Uno degli accusati deve anche rispondere del reato di rifiuto di prelievo genetico. Attualmente le quattro persone si trovano in custodia preventiva. Se le accuse altisonanti che sono rivolte loro («tentato omicidio») e la minaccia sconsiderata che le accompagna («ergastolo») non reggeranno un solo istante in caso di processo, servono comunque ad assicurare una custodia preventiva con la benedizione di qualche sadico in toga.

I media della democrazia, agli ordini, hanno svolto il loro ruolo, il loro zelo può essere paragonato soltanto al servilismo di fronte alla normalità e l’estrema violenza della pace sociale. Dare completa soddisfazione ai sindacati di polizia, che manifestavano quel giorno, sembra essere l’obiettivo secondario del ministero degli interni e del governo. Un po’ di sensazionalismo per il cittadino medio, un po’ di vendetta per i poliziotti, dissuasione per i/le ribelli. È dietro questo trittico ignobile che la ragione di Stato si è messa in azione contro qualche compagno, probabilmente scelti a caso su un annuario idiota della cosiddetta «ultra-sinistra», categoria inventata dallo Stato, che ha già dato luogo a decine di processi, arresti e carognate di tutti i tipi nel corso dell’ultimo decennio e ancora oggi (dato che il caso detto «macchina a espulsioni» deve ancora passare in tribunale e che divers* compagni sono ancora in stato d’accusa in quell’ampio dossier). Probabilmente lo stesso annuario che serve in queste ultime settimane a rilasciare divieti e soggiorni obbligatori, con la scusa dello stato d’emergenza democratica.

Oggi ci sembra necessario riaffermare tre posizioni importanti:

– In quanto rivoluzionar*, saremo sempre dalla parte di coloro che sfidano, profanano e attaccano l’ordine, e quindi anche le sue forze, in una prospettiva emancipatrice. Perché la rivoluzione non sarà fatta nei salotti con dei power-point, il folclore militante e dei filosofi noiosi, ma in strada con l’odio, il fuoco e la speranza.

– Quei/lle compagn* avrebbero potuto essere un* qualunque delle migliaia di manifestant* che hanno ridipinto le strade coi colori della gioia in questi ultimi mesi. Avremmo potuto essere noi o voi, tu o io. Questa repressione è quindi un attacco contro tutt* i/le rivoluzionar*, e come minimo, contro tutti coloro «che odiano la polizia» e che odiano il lavoro.

– Di conseguenza, la questione della «colpevolezza» o dell’«innocenza» dei/lle compagn* accusat* appartiene soltanto al potere, e lasciamo queste considerazioni e questo vocabolario da codice penale, che non sono e non saranno mai nostri, a chi ci sta di fronte (che siano sbirri, giudici avvocati o giornalisti). Questo gesto, chiunque sia l’autore, s’iscrive in una lunga tradizione di pratiche rivoluzionarie, e bisogna difenderle in quanto tali. Non si tratta di legittimare, giustificare o minimizzare questo attacco, ma di attaccare ogni principio di legittimità, ogni ingiunzione alla giustificazione e ogni moderazione nell’attacco anti-autoritario dei rapporti di dominazione, e degli agenti che proteggono il loro regno.

Affermiamo quindi la nostra solidarietà con gli/le accusat*, e soprattutto con il gesto che sono accusati di aver commesso, che, ricordiamolo, è un gesto del quotidiano, un gesto necessario per chiunque tenga alla propria libertà, e non un «evento spaventoso e ultra-violento», né «eccezionale» – l’unico elemento eccezionale potrebbe forse essere l’onnipresenza delle telecamere, e non soltanto dello Stato, e nemmeno dei giornasbirri, diversamente, per esempio, dai quartieri detti «sensibili» in cui tutto accade tranquillamente, senza effusioni né mediatizzazione, con regolarità. Ripetiamo nuovamente che le immagini sono un problema contro cui bisogna organizzarsi in maniera concreta. Altrimenti i/le ribelli continuerano a cadere come mele mature.

In una città come Parigi, che nel 2015 ha conosciuto una violenza cieca a cinque minuti dal Quai de Valmy, questa sì davvero spaventosa e scioccante, davvero violenta, davvero terrorista, piangere sulle sorti di un’automobile di sbirri, il cui ruolo consiste appunto di prenderle senza troppe conseguenze da chiunque rifiuti l’ordine del mondo, è indecente. Non lasciamo i/le compagn* sol* nel vortice mediatico-repressivo che vorrebbe fare di loro degli individui assetati di sangue e dei cannibali, o l’oggetto di sterili dibattiti «contro» o «a favore» della «violenza».

No, di fronte allo Stato e i suoi lacchè, sono nostr* compagn*, e noi siamo i/le loro.

Né verità né giustizia, complicità e rivoluzione.
La migliore difesa è l’attacco.
Libertà per tutt*.

24 maggio 2016 a Parigi, degli anarchici.

Amburgo: dal 3 al 9 agosto 2015 – Settimana di mobilizzazione e propaganda

breitestrasseDal 3 al 9 agosto 2015: Settimana di mobilizzazione e propaganda in solidarietà con gli/le imputat* del “Caso Breite Straße”.

Infrangiamo la legge!

Il 27 agosto 2014 una casa venne occupata in Breite Straße ad Amburgo. Quando arrivò la polizia per liberare l’edificio, vennero accolti da una resistenza forte e degna, facendosi attaccare dagli/lle occupant* con fuochi artificiali, vernici, e molti altri oggetti. Nel momento in cui la polizia riuscì a entrare nella casa non c’era più nessuno. Diverse ore dopo sei persone vennero arrestate fuori dalla casa con l’accusa di aver partecipato all’azione, sono state messe in custodia cautelare e sono uscit* un mese dopo.

A fine agosto di quest’anno comincia il processo contro di loro. Sono accusat* di tentato omicidio a causa degli attacchi contro la polizia al momento dell’espulsione. Tutto è orchestrato dal potere, i mezzi di comunicazione e la polizia furiosa che cercano di spaventare, zittire e sradicare qualsiasi seme di ribellione.

Noi non resteremo a guardare mentre il potere dispone sadicamente delle loro vite. Sappiamo che una settimana di solidarietà serve solo perché esista una forte propaganda, agitazione e una forma de comunicazione tra chi si oppone a qualsiasi forma di autorità.

La solidarietà non conosce orari, settimane, calendari né frontiere!

NESSUN RIBELLE NELLE MANI DELLO STATO!

Contro ogni dominazione e ogni autorità!

Per la liberazione totale!

in inglese, spagnolo, tedesco, portoghese