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Grecia: Attacco incendiario della Cellula Sebastián Oversluij Cell/FAI ad Atene

Nel contesto dell’appello per la campagna di azione del Dicembre Nero abbiamo organizzato ed effettuato un’azione diretta.

Ci siamo avvicinati alla casa di un pulotto che lavora come guardia speciale della sede di Alba Dorata e abbiamo incendiato la sua vettura personale nella zona di Zografou.

Questo tipo di azioni sono facili da diffondere e riprodurre da altr* compagn*, e allo stesso tempo contribuiscono alla creazione di un ambiente di paura e insicurezza per i servi codardi dell’ordine legale.

Non aspettiamo che la repressione bussi alla nostra porta, ma localizziamos le case dei bastardi in uniforme nella metropoli e rendiamo loro visita per attaccarli in ogni modo.

Forza e solidarietà con tutt* i/le compagn* in giro per il mondo che con le loro azioni rafforzano la campagna per un Dicembre Nero, rendendo reale la coordinazione infornale dell’azione anarchica multiforme.

Organizziamo nuclei anarchici di azione diretta!

Per l’offensiva anarchica contro il mondo del Potere!

Per un Dicembre Nero!

Solidarietà con i/le prigionier* anarchic* e tutt* i/le compagn* che sono in clandestinità!

Con i/le nostr* mort* presenti in ogni momento di attacco contro la dominazione!

Cellula Sebastián Oversluij / Federazione Anarchica Informale (FAI-FRI)

Fonte: Atene IMC

in inglese, tedesco, spagnolo

[Grecia & altrove]: Poster incollati in diverse città

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DICEMBRE NERO
Per conoscerci fra noi, distruggere le vetrine dei grandi magazzini, occupare scuole, università e municipi, diffondere il messaggio di ribellione, piazzare ordigni esplosivi contro fascisti e padroni, far saltare le case dei politici, lanciare molotov contro la polizia, taggare i muri con slogan, sabotare il flusso tranquillo di merci in pieno periodo natalizio…

Per dipingere con le ceneri sugli orridi edifici di banche, commissariati, multinazionali, basi militari, studi televisivi, tribunali, chiese, associazioni benefiche.

anarchic* dentro–fuori le mura
per un Dicembre Nero

CON LA MEMORIA NERA DEI/LLE NOSTR* MORT*
CHE ACCOMPAGNA I NOSTRI PASSI RIBELLI

COMPLICITÀ E SOLIDARIETÀ CON
I/LE COMPAGN* IMPRIGIONAT* E IN FUGA

GUERRA CON OGNI MEZZO
CONTRO LA DOMINAZIONE

in inglese

Grecia: striscione per un Dicembre Nero esposto da anarchici nell’ala A della prigione maschile di Koridallos

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Lo striscione dice: PER L’OFFENSIVA ANARCHICA CONTRO LA MACCHINA SOCIALE – DICEMBRE NERO 2015

Per la rivolta anarchica permanente!
Tutti nelle strade infuocate!

– anarchici dell’ala A del carcere di Koridallos

in spagnolo, inglese, portoghese

Grecia: Attaccata sede di Syriza a Elefsina – Per un Dicembre Nero

Il 1° dicembre abbiamo distrutto la sede di Syriza nella città di Elefsina, contribuendo così in minima parte all’inizio del Dicembre Nero e rispondendo in questa maniera all’appello dei compagni prigionieri per un dicembre insurrezionale e combattivo contro lo Stato e il Capitale.

Facciamo appello anche a tutt* i/le compagn* perché si attivino, si organizzino, attacchino e diffondano Dicembre Nero in ogni città, in ogni quartiere di Atene e della periferia.

PER L’OFFENSIVA ANARCHICA CONTRO IL MONDO DEL POTERE

FORZA E SOLIDARIETÀ CON I/LE PRIGIONIER* ANARCHIC* COMBATTENT*

QUESTI GIORNI SONO DI ALEXIS

CI VEDIAMO SULLE BARRICATE

in spagnolo

San Paolo, Brasile: la cellula Carlo Giuliani del M.I.A. si unisce col fuoco all’appello per un Dicembre Nero

MIA

— Rivendichiamo gli attacchi incendiari contro quattro banche nella città di San Paolo. Gli attacchi sono avvenuti nelle agenzie della Santander in Largo da Batata, uno nella zona Liberdade, e gli altri due in centro e nella zona periferica.—

Manifesto:
La cellula “Carlo Giuliani” del Movimento Insurgente Anarquista (M.I.A.)  rivendica i quattro attacchi incendiari che hanno distrutto quattro filiali bancarie nelle prime ore del 16 novembre 2015 nella parte centrale della città di San Paolo.

Il 15 novembre viene “commemorata” , fra virgolette grosse e ironiche, la proclamazione della repubblica. Abbiamo questo feticcio di commemorare date e personaggi storici che ricordano i nostri massacri e sottomissioni. Non commemoriamo l’insurrezione degli schiavi o la rivolta di Canudos, non celebriamo il passato epico di Marighella, Zumbi, João Cândido, Jesuíno Brilhante, Olga [Benário], o Espirtirina Martins. Contro ogni logica, beviamo la versione storica preconfezionata raccontata dai vincitori che continuano a dominarci.

La monarchia fetida e corrotta che parassitava il Brasile, deposta dopo la proclamazione della repubblica, non è in alcun modo diversa dall’elite che oggi come oggi parassita la tanto ammirata repubblica democratica. Banchieri, lobbisti, politici, corporativisti, amministratori delegati, speculatori e proprietari, tutti vermi che accumulano ricchezze enormi col sudore degli altri.

Repubblica, presidenzialismo, monarchia, o persino la democrazia sociale. Non esiste alternativa al capitalismo che sia più “umana” perché il problema è il capitalismo stesso. Finché ci saranno capitalismo, classi sociali e sfruttamento dell’uomo sull’uomo saremo oppressi e sfruttati.

Non credete alle soluzioni magiche proposte da demagoghi e opportunisti. Non c’è alternativa alla crisi capitalista che si staglia all’orizzonte. Impeachment, golpe, elezioni o qualsiasi altro palliativo non risolveranno i problemi strutturali che presenta lo Stato brasiliano. Solo l’organizzazione autonoma, libera e rivoluzionaria dei lavoratori, delle lavoratrici e dei giovani può assicurare la costruzione di una nuova società verso la libertà completa.

Lo ripetiamo: non è possibile essere pacifisti di fronte a una delle società più violente mai costruite nel corso della storia. Non ci illudiamo pensando che questa gigante piramide di oppressione gerarchica possa essere rovesciata o anche solo delegittimizzata con azioni pacifiche.

Continueremo ad attaccare con violenza la sovrastruttura della dominazione capitalista. Faremo della polvere da sparo e del fuoco la nostra sola voce davanti alle ingiustizie, per la costruzione e propagazione della guerrilla urbana anarchica che oggi comincia a emergere a San Paolo, Rio de Janeiro e Rio Grande do Sul, in parallelo con la lotta delle masse che emerge anche con nuovi soggetti rivoluzionari.

La lotta degli studenti di San Paolo contro la chiusura delle scuole pubbliche da parte del regime dittatoriale e militare di Geraldo Alckmin è eroica ed eccezionale. La nostra solidarietà più sincera, forza e compassione alle 19 scuole occupate, finora, da liceali. Continuate a resistere coraggiosamente. Non fatevi intimidire dagli attacchi della polizia, dei media o della magistratura. Il popolo è certamente con voi.

La nostra solidarietà va anche alla lotta femminista delle donne che hanno marciato a San Paolo e Rio de Janeiro contro quel rifiuto di Eduardo Cunha e l’intera massa reazionaria che al giorno d’oggi infesta la scena politica ed economica coi suoi marci programmi conservatori e teocratici. Continuate a combattere la buona battaglia; il popolo è anche con voi!

Le nostre condoglianze e la più sincera solidarietà alle vittime, le loro famiglie e tutti coloro che sono toccati dal disastro [alla miniera Germano vicino alla città] di Mariana [nello stato di Minas Gerais], perpetrato dal trio capitalista Vale, Samarco e BHP Billiton. Un avvertimento: le vostre azioni che provocano un danno irreparabile all’ambiente e le vite di migliaia di persone, per il vostro sporco guadagno, non resteranno senza risposta.

Inoltre vorremmo rendere onore allo Sciopero Generale che si è svolto in Grecia il 12 di questo mese, contro l’austerità, la povertà e la repressione imposti dall’elite finanziaria europea. La nostra solidarietà più sincera alla Cospirazione delle Cellule du Fuoco, specialmente ai/lle compagn* attualmente imprigionati in Grecia: Gerasimos Tsakalos, Olga Ekonomidou, Haris Hadjimihelakis, Christos Tsakalos, Giorgos Nikolopoulos, Michalis Nikolopoulos, Damiano Bolano, Panagiotis Argirou, Giorgos Polidoros [e Theofilos Mavropoulos].

Continueremo ad aumentare progressivamente i nostri attacchi man mano che aumenterà la nostra capacità operazionale. Nei mesi a venire aspettatevi nuovi atti di sabotaggio e azioni dirette.
Chiamiamo già da ora tutti gli anarchici e i comunisti a preparare materiale e attrezzarsi logisticamente per l’ultimo mese di quest’anno. Dicembre Nero viene organizzato da rivoluzionari di tutti gli angoli del mondo, alla ricerca di attacchi molteplici, continui e costanti, e se tutto va secondo i nostri piani sarà contrassegnato dal caos e l’energia rivoluzionaria che si occuperanno di San Paolo e di altri stati brasiliani.
Facciamo in modo che la pratica e l’azione diretta diventino l’evoluzione della teoria libertaria. In maniera autonoma e decentralizzata, in gruppuscoli affinitari, chiunque sia disponibile e organizzato può effettuare la propria azione.

Nessun passo indietro.

Guerra allo Stato e al Capitale!

Fonte: Cumplicidade | greco, spagnolo, inglese

Atene: Anarchia Combattiva/FAI-FRI rivendica un attacco incendiario per un Dicembre Nero

Ci assumiamo la responsabilità per l’attacco incendiario [del 23 novembre] contro l’agenzia delle Poste greche (ELTA) nel quartiere di Pefki. Abbiamo scelto quell’ufficio postale in particolare per mandare un messaggio simbolico di solidarietà con i prigionieri anarchici che in questo momento affrontano un processo alla corte speciale della prigione di Koridallos per una serie di casi di violenza anarchica, tra cui l’espropriazione della suddetta agenzia che abbiamo incendiato in attesa della decisione della corte.

Quest’attacco è la nostra risposta all’appello per un “Dicembre Nero” che hanno lanciato dalla prigione i nostri fratelli prigionieri Nikos Romanos e Panagiotis Argirou.

La logica politica di questa proposta, che appoggiamo nella sua totalità, è una scommessa aperta per rilanciare l’insurrezione anarchica, come anche un tentativo di creare una piattaforma informale che sia il punto invisibile di incontro e coordinazione di compagn* di tutte le trincee della lotta anarchica multiforme.

Non c’è molto da dire, adesso è l’ora dell’azione, della lotta multiforme, continua e incessante.

Forza e complicità con chi incendia la pace sociale e sabota la normalità sociale in Brasile, Cile e Messico, diffondendo il Dicembre Nero in tutto il mondo.

Forza e complicità con tutt* quell* che prendono le strade cercando di devastare le rappresentazioni della dominazione, lanciare pietre ai pulotti e bruciare i simboli del Potere.

Forza e complicità con tutt* i/le prigionier* anarchic* in ogni angolo del mondo.

Solidarietà significa attacco!

Per un Dicembre Nero!

Per l’offensiva anarchica contro il mondo del Potere!

Anarchia Combattiva / Federazione Anarchica Informale (FAI-FRI)

in spagnolo, inglese

Creta: iniziativa per Dicembre Nero dei/lle compagn* di Rethymno

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Un’iniziativa dei/lle compagn* di Rethymno, sull’isola di Creta, ha risposto alla proposta di un Dicembre Nero da parte del prigioniero anarchico Nikos Romanos e di Panagiotis Argirou, prigioniero anarchico della CCF. In più, volendo ravvivare il ricordo e le pratiche del Dicembre ’08, hanno invitato individualità e collettivi dell’isola a comunicare fra loro e coordinare le loro azioni in tutta Creta.

I compagni, fra le altre cose, dichiarano:

“(…) L’appello alla creazione di una ‘piattaforma di coordinazione informale’, che possa superare i preconcetti teorici all’interno dell’anarchia insurrezionale, propone qualcosa di nuovo in confronto alle recenti proposte. La base informale può essere terreno fertile perché ogni compagn* o collettivo che scelga di rispondere all’appello possa esprimersi e agire liberamente. (…)
Come individualità abbiamo notato che ultimamente la tendenza anarchica è quella di unire le forze in occasione di ‘eventi significativi’ e, sfortunatamente, si ritrova soltanto a tenerne traccia. Il risultato concreto è che ci troviamo impreparati, e le nostre azioni non ottengono i risultati sperati.

Cerchiamo di diventare, tutti noi, il detonatore di eventi, di creare le condizioni propizie, e invece di posizionarci sulla difensiva contro l’establishment creato dallo Stato e il Capitale, scegliamo di andare all’offensiva.
A Rethymno, l’interruzione della regularità sociale è un episodio raro. Attraverso le nostre azioni, cerchiamo di disturbare la legge divina della normalità retimniana.

Il primo tentativo di coordinazione e azione viene attuato nel contesto del ‘Dicembre Nero’. L’eredità del Dicembre 2008 è importante per l’anarchia. Centinaia di squat e occupazioni, gruppi di azione diretta, attacchi spontanei e organizzati, diffusione diretta del discorso anarchico, attraverso interventi nei mass media dell’addomesticazione, è tutto quello che rievochiamo e desideriamo reintegrare nelle pratiche quotidiane dell’anarchia. (…)

Per tutte le ragioni, obiettivi, azioni e aspirazioni sopra citate, scegliamo di essere al fianco di tutt* i/le compagn*, dentro e fuori le mura, che agiranno nel quadro del ‘Dicembre Nero’.
I fuochi di Dicembre ’08 possono essersi affievoliti, ma bruciano ancora dentro di  noi.”

in inglese, greco

Atene: Rinvio a giudizio per il piano di evasione della CCF

25-2Il 16 Novembre 2015 è stato reso noto che un totale di 27 persone sono state rinviate a giudizio per il caso del piano di evasione dalla prigione di Koridallos della Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Persone appartenenti al nucleo familiare più stretto dei prigionieri anarchici fanno parte degli accusati; il che vuol dire che Athena Tsakalou (madre dei membri della CCF Christos e Gerasimos Tsakalos) ed Evi Statiri (moglie di Gerasimos Tsakalos) saranno chiamate a giudizio.

Nel mentre, Evi Statiri ha avanzato una richiesta per la revoca di una delle misure cautelari impostele dopo il rilascio. Ha domandato la revoca del divieto di comunicare e incontrare il suo compagno Gerasimos Tsakalos, in prigione, ma la sua richiesta è stata rifiutata all’inizio del mese (3 novembre).

in inglese

[Prigioni greche] Per una nuova posizione di lotta dell’insurrezione anarchica – Per un Dicembre Nero

“Odio l’individuo che china il suo corpo sotto il peso di una potenza sconosciuta, di un X qualsiasi, di un Dio. Odio tutti coloro che cedendo ad altri per paura, per rassegnazione, una parte della loro potenza di uomini non solamente si schiacciano, ma schiacciano anche me, quelli che io amo, col peso del loro spaventoso concorso o con la loro inerzia idiota. Li odio, sì, io li odio, perché lo sento, io non mi abbasso sotto il gallone dell’ufficiale, sotto la fascia del sindaco, sotto l’oro del capitale, sotto tutte le morali e le religioni; da molto tempo so che tutto questo non è che una indecisione che si sbriciola come vetro…”
–Joseph Albert (Libertad)

Ci sono momenti nella storia in cui la casualità di alcuni eventi può provocare delle variabili dinamiche in grado di paralizzare quasi interamente lo spazio-tempo sociale.

Era la notte di sabato 06 dicembre 2008 quando in pochi istanti c’è stato il culmine del conflitto tra due mondi. Da un lato la violenza insurrezionale, giovanile, entusiasta, spontanea e impetuosa; dall’altro l’apparato ufficiale e instituzionale dello stato che, legittimamente, reclama il monopolio della violenza attraverso la repressione.

No, non si è trattato di un ragazzino innocente e un poliziotto paranoico che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma di un giovane compagno ribelle che ha attaccato una pattuglia, in una zona in cui gli scontri con le forze di repressione erano frequenti, e di un poliziotto che pattugliava quella stessa zona e, obbedendo all’idea personale di onore e reputazione della polizia, ha deciso di affrontare da solo gli agitatori. È stato un conflitto fra due forze opposte: da una parte l’Insurrezione, dall’altra il Potere, con i protagonisti principali di questo conflitto che rappresentavano il proprio campo.

L’assassinio di Alexandros Grigoropoulos da parte del poliziotto Epameinondas Korkoneas, e l’ampia sommossa che ne è conseguita, hanno causato un elettrochoc sociale potente, perché l’immagine di “pace sociale” ne è uscita distrutta e l’esistenza di questi due mondi contrapposti è diventata visibile nel modo più evidente, scatenando situazioni da cui non era facile tornare indietro, almeno non senza la creazione e la manifestazione di eventi la cui dinamica nessuno poteva più fingere di non aver notato, di non aver visto, di non aver sentito, di non aver preso in conto.

La rivolta del 2008 ha scosso una società che, per la maggior parte, approfittava ancora della benedizione consumistica e della cultura dello stile di vita occidentale, e ignorava le conseguenze insopportabili dell’incombente crisi economica. Ha causato imbarazzo, torpore e paralisi percettiva, poiché la maggioranza del corpo sociale era incapace di capire da dove saltassero fuori le tante migliaia di rivoltosi che creavano disturbi di tale portata.

All’indomani della rivolta, numerosi intellettuali, analisti politici, professori, sociologi, psicologi, criminologi, e persino artisti, approfittando tutti del loro prestigio e della loro notorietà professionale, hanno partecipato al dibattito pubblico, non solo per interpretare Dicembre ’08, ma anche per privarlo di senso, diffamandolo e condannando allo stesso tempo la violenza, da dovunque venisse, rendendo ben chiaro quale fosse il loro reale ruolo sociale.

C’è molto da dire su Dicembre ’08 e la sua eredità insurrezionale, come è stato manifestato attraverso decine di gruppi di azione diretta che si sono moltiplicati in maniera esplosiva in tutto il paese, creando un fronte di minaccia interna. Un periodo in cui l’azione diretta anarchica ha minato la normalità sociale quasi quotidianamente. Ma quello che vogliamo innanzi tutto è ricordare…

Ricordare cos’è stato Dicembre ’08 e come l’anarchia, assumendo un ruolo da protagonista, ha contribuito all’apparizione di situazioni dinamiche che hanno acquistato risonanza nel movimento anarchico internazionale.

Ricordare il momento in cui l’anarchia ha superato la paura dell’arresto, della prigionia e della repressione violenta, acquisendo così un’enorme fiducia in se stessa, passando ad azioni e gesti che fino ad allora sembravano impossibili; una fiducia che si è manifestata con l’intera gamma di azioni anarchiche multiformi, dai semplici interventi pubblici a ogni tipo di occupazioni, e dalle pratiche conflittuali spontanee alle azioni offensive più organizzate.

Vogliamo ricordare il nostro giovane compagno colpevole della propria spontaneità che ha pagato con la vita. In altre circostanze avremmo potuto essere al suo posto, poiché lo stesso entusiasmo insurrezionale ci pervade da allora, e tra l’altro, TUTT* dovremmo ricordare le nostre origini invece di esorcizzarle.

Vogliamo ricordare la bellezza del paralizzare lo spazio-tempo sociale attraverso corto-circuiti sociali piccoli o grandi.

Vogliamo ricordare quanto può diventare pericolosa l’anarchia, quando vuole…

Vogliamo rivivere i giorni in cui “morte non avrà dominio, i morti nudi saranno uno con l’uomo nel vento e la luna occidentale, e irromperanno nel sole fin che il sole cadrà” (versi parafrasati da un poema di Dylan Thomas).

* * *

“È così che impariamo l’umiltà.
Quante volte la gente è rimasta seduta
a casa e aspettato da sola,
aspettato che i compagni
tornassero?
La battaglia è pianificata
Ogni minuto conta
Ogni persona sa quello che deve fare
Sono state prese tutte le precauzioni.
Stanotte quanti guerriglieri stanno combattendo?
Stanotte la radio annuncia
che la polizia sta cercando di ricacciare
dalle strade centinaia di manifestanti.
Le pietre volano,
puoi sentire i canti, i vetri che si spaccano,
le sirene dietro il chiacchiericcio nervoso del cronista.
Le undici.
Non è ancora finita.
Quanti sono passati prima di noi?
Le linee risalgono
lungo la storia.
Quante ne restano ancora da fare?”
–La tribù dell’Aquila orgogliosa del Weather Underground

Partendo da una semplice osservazione, il bisogno imperativo di tracciare una strategia il cui nucleo sia l’azione anarchica molteplice che si scontri frontalmente col Potere e i suoi esponenti, siamo sicuri che il contributo di un’altra proposta teorica sull’organizzazione anarchica non sarebbe proficuo, se dovesse restare all’interno della struttura ristretta dell’inflessibilità ideologica. Se non tentiamo di sciogliere le nostre contraddizioni quotidiane attraverso azioni che siano complementari della lotta di liberazione nel suo complesso, siamo destinati ad annegare nella marea di introversione che pervade i circoli anarchici.

Crediamo che per elaborare una strategia – sui cui assi si incroceranno gruppi di affinità, lotta multiforme e insurrezione anarchica permanente – dobbiamo mettere alla prova nella pratica le nostre forze, il nostro slancio, le nostre capacità e i nostri limiti. In questo modo saremo in grado di  porre i fondamenti logici basati su reali esperienze di lotta e non su acrobazie teoriche. Viviamo l’inizio della fine del mondo come lo conosciamo.

Il tentativo da parte dello Stato di risolvere pacificamente i conflitti sociali è un lontano ricordo, come lo è la prosperità economica, e i modelli d’interventismo di stato nell’economia sono finiti in pattumiera – dato che ai giorni nostri la dominazione delle multinazionali e la possibilità del Capitale di oltrepassare i confini nazionali senza restrizioni sono state istituzionalizzate dai centri di potere dominanti. La narrazione storica degli stati-nazione che ha servito lo sviluppo capitalista per diversi decenni attraverso le economie nazionali sta collassando, la fascizzazione tecnologica crea infinite possibilità per la gestione delle emozioni umane, la complessità in continua crescita della struttura sociale destabilizza gli automatismi sociali e militarizza la vita sociale delle metropoli, le macchine per la digitalizzazione della vita tolgono vigore al complesso funzionamento critico del pensiero degli esseri umani e creano cimiteri di coscienze, le immagini dell’orrore umano vengono assimilate nella coscienza sociale e cessano di creare sentimenti al di là della sensazione di choc.

Ci troviamo nel processo di un aumento qualitativo della “guerra civilizzata”, in cui la felicità di uno convive col tormento di un altro; in questo nuovo ambiente fa la sua comparsa la specie di umani contemporanei, geneticamente atti ad accettare come ovvio un modo di vita malato, in un mondo degenere da cui ogni selvatichezza della natura è sparita a causa della rigenerazione urbana e le tendenze espansive delle condizioni artificiali della civilizzazione. Viviamo in mezzo a roditori industriali che vivono con una dieta controllata, in un ambiente controllato, e si trasformano in modelli sociali che dobbiamo seguire per sopravvivere.

In questo contesto l’anarchia acquista una possibilità strategica di incendiare tutte le forme di rappresentazione politica e di diventare un fronte di guerra aperta e non convenzionale contro la dominazione, che trasformerà la diversità e il pluralismo delle opinioni all’interno della comunità anarchica in un vantaggio e riunirà gli oppressi che decideranno di spezzare le catene della loro sottomissione ai centri di lotta creati. Spesso le osservazioni più importanti vengono dette nella maniera più semplice. Vogliamo vedere il mondo del Potere distrutto dalle mani armate di uomini e donne ribelli. Quindi superiamo gli schemi teorici, e riportiamo il peso del discorso al punto iniziale, al punto in cui il sasso lascia la nostra mano per finire sulla testa di un poliziotto, il punto in cui decidiamo di spezzare le catene della prigionia, il punto in cui le volontà sovversive si manifestano in maniera combattiva nelle strade, il punto in cui le lancette di un ordigno esplosivo si allineano per far esplodere la nebbia assassina dell’ordine legale.

Invertendoil flusso del dialogo predeterminato, non parliamo in anticipo del modo in cui agiremo, ma proponiamo la coordinazione dell’azione anarchica e una rete informale di progetti anarchici tramite la forza vitale dell’azione multiforme; in questo modo saremo in grado d’individuare i nostri errori e le nostre debolezze misurando allo stesso tempo le nostre capacità di arrivare a una valutazione critica che sarà la base della nostra strategia che favorirà l’azione anarchica frontale contro ogni autorità.

La nostra proposta di scommettere sulla formazione di un fronte anarchico insurrezionale molteplice è semplice; una campagna d’azione col nome di ‘Dicembre Nero’ che sarà il detonatore della ripresa dell’insurrezione anarchica, dentro e fuori le prigioni.

Un mese di azioni coordinate per conoscerci fra noi, uscire in strada e distruggere le vetrine dei grandi magazzini, occupare scuole, università e municipi, distribuire testi che diffonderanno il messaggio di ribellione, piazzare ordigni esplosivi contro fascisti e padroni, esporre striscioni su ponti e strade, sommergere le città di manifesti e volantini, far saltare le case dei politici, lanciare molotov contro la polizia, taggare i muri con slogan, sabotare il flusso tranquillo di merci in pieno periodo natalizio, saccheggiare l’ostentazione di abbondanza, organizzare attività pubbliche e scambiare esperienze e motivazioni su diversi temi della lotta.

Incontrarci nelle strade della città, e dipingere con le ceneri sugli orridi edifici di banche, commissariati, multinazionali, basi militari, studi televisivi, tribunali, chiese, associazioni benefiche.

Sconvolgere in mille modi la mortale normalità sociale delle droghe psicotrope, l’asfissia economica, la miseria, l’impoverimento e la depressione, regolando la nostra esistenza sui ritmi dell’insurrezione anarchica, in cui la vita assume un significato nella battaglia incessante contro la dominazione e i suoi rappresentanti. Incendiare la fragile coesione sociale e uscire in strada per strangolare per prima cosa il mostro dell’economia, prima che ci stermini attraverso i suoi meccanismi burocratici e i suoi killer in giacca e cravatta che riempiono i centri di comando della guerra economica.

Dicembre Nero non cerca semplicemente di trasformarsi in qualche giorno di rivolta; quello che vogliamo creare invece – attraverso l’azione anarchica multiforme e multilivello – è una piattaforma di coordinazione informale sulla cui base confluiscano gli impulsi sovversivi; un primo tentativo di coordinazione informale dell’anarchia, al di là del quadro predeterminato, che aspira a creare quest’esperienza di lotta per mettere in moto proposte sovversive e strategie di conflitto.

Questa nostra proposta è legata allo stesso tempo con eredità di lotta corrispondenti al di là dei nostri confini geografici; qualche mese fa, in Messico, un gruppo di compagn* ha attaccato l’istituto nazionale elettorale con un ordigno esplosivo, e chiamato a una campagna anti-elettorale multiforme e dinamica per un Giugno Nero, appello che è stato raccolto da una parte significativa del movimento anarchico. Seggi elettorali e ministeri sono stati travolti dalle fiamme, scontri con la polizia sono nati nelle strade delle città, sono state tenute riunioni pubbliche, e testi di propaganda anarchica contro le elezioni sono stati distribuiti. Un mosaico di attività molteplici, con riferimenti politici e punti di partenza diversi, con cui l’anarchia ha risposto al circo elettorale della democrazia, avendo come strumenti i principi di orizzontalità, coordinazione informale e insurrezione perenne; tali esperienze di lotta, in cui l’immaginazione collettiva e la determinaione creano fuochi di guerra liberatori nel nuovo ordine dele cose, dimostrano chiaramente che esiste una prospettiva per l’abolizione effettiva della nota pseudo-polarità tra legale e illegale, e allo stesso tempo rende la progettualità anarchica opportuna attraverso i fuochi dell’insurrezione.

La scommessa della sovversione rimane aperta; il destino di questa proposta si trova nelle mani dei/lle compagn* di tutto lo spettro di lotta che sceglieranno se vale la pena metterla in movimento.

“La prima notte in cella, pensieri della sua vita libera viaggiavano a velocità vertiginosa nei neuroni del suo cervello. Sapeva che la prigionia è la conseguenza logica dello scontro con un nemico che possiede una potenza di fuoco superiore a tutti i livelli.
Per chi ha sabotato i binari del treno del terrore appartenente a una realtà sociale che elimina in ogni modo possibile coloro che lo mettono in questione, le sbarre della prigione saranno una realtà; ma naturalmente questo non significa che questa realtà verrà accettata senza lottare.

Con questi pensieri in testa, chiuse gli occhi e sognò non che gli sarebbe piaciuto vivere fuori dalle mura ma l’incubo di molti anni di inerzia, attesa e corruzione dei propri istinti.

Il mattino seguente, affrontando per la prima volta la monotonia di una routine carcerale quotidiana e ripetitiva, era già stanco di essere paziente; l’aveva visto viaggiare senza scopo attraverso il labirinto della tolleranza nei primi segni di una vigliaccheria nascosta. Rinchiuse l’odio nella valigia delle emozioni intatte accanto all’amore per la libertà, e passò la chiave a un compagno, chiedendogli di lasciarla acanto alle tombe dei/lle compagn* assassinat* che sono caduti in battaglia contro il nemico.

Gli anni sono passati e l’unica cosa che la prigione è riuscita a fare è stato riempirlo di rabbia, renderlo impaziente per il dopo, fargli cercare un modo di applicare praticamente la guerra anarchica; a quel momento aveva realizzato che l’unica alleanza fattibile è col mondo delle possibilità.

Poche possibilità per convincere la maggioranza delle persone in questa società che la sua scelta non si trova tra la follia e un’impasse, ma abbastanza perché valga la pena scommetterci  per la grandiosa idea di distruzione. La grandiosa idea di una collisione frontale con il mondo delle ombre e i suoi sottomessi. La porta della prigione si apre, e ora sa cosa fare; tenere viva la memoria, non lasciare spazio all’oblio, non dimenticare mai i compagni lasciati indietro, riprendere il filo dell’insurrezione dove si era spezzato, versare il veleno dell’insubordinazione nelle reti riproduttive della società capitalista.

Per un’insurrezione anarchica permanente!
Nessuna tregua col Potere e i suoi burattini!”

Per un Dicembre Nero!

Per l’offensiva anarchica contro il mondo del Potere!

PS. L’11 dicembre di due anni fa il nostro fratello Sebastián ‘Angry’ Oversluij ha perso la vita durante l’espropriazione armata di una banca in Cile, ucciso dal tiro di un servo in uniforme del sistema. Crediamo che questo Dicembre Nero sia l’occasione per onorare la memoria del nostro fratello anarchico, unendo la memoria anarchica e abolendo di fatto confini e distanze.

Nikos Romanos

Panagiotis Argirou, membro della Cospirazione delle Cellule di Fuoco – FAI/IRF

in greco, inglese, spagnolo, portoghese

Atene: Forte esplosione allo squat Kouvelou nel quartiere di Maroussi

kouvelou-squatOggi 9 novembre 2015, il cancello esterno dello squat Epavli Kouvelou a Maroussi (quartiere nord di Atene) è stato attaccato con un potente ordigno esplosivo. I danni agli edifici circostanti sono stati importanti. Attualmente la zona è bloccata dalla polizia.

Persone solidali sono riunite all’angolo tra le vie Dionysou e Chatziantoniou per essere nelle vicinanze dello squat per tutto il giorno.

Il fuoco non ci brucia. Il fuoco brucia dentro di noi.

Lunga Vita all’Anarchia

Lo squat Epavli Kouvelou si trova a 5 minuti
a piedi dalla stazione di metrò Maroussi;
linea di bus Α8 (fermata IKA Amaroussiou)

in inglese, portoghese

Atene: Comizio solidale con Evi Statiri e Athena Tsakalou

Sospensione immediata delle misure cautelari – Nessuna persecuzione contro Evi Statiri e Athena Tsakalou.
Più si estende la geografia della prigione, più cresce la nostra resistenza.
Insieme alla CCF, insieme a Lotta Rivoluzionaria, daremo fuoco alle strade della metropoli.
Sospensione delle misure cautelari contro Athena Tsakalou ed Evi Statiri.
Libertà per i/le prigionier* politic*.

Circa 60 persone hanno partecipato al comizio amplificato che si è tenuto nella serata di martedì 13 ottobre in piazza Syntagma, per esigere la sospensione delle misure cautelari imposte a Evi Statiri e Athena Tsakalou, e la cessazione immediata di ogni persecuzione nei loro confronti. Sono stati appesi degli striscioni, sono stati lanciati dei volantini, dei testi sono stati distribuiti/letti, e alla fine del comizio solidale c’è stato un breve intervento davanti al parlamento, dove sono stati gridati degli slogan di solildarietà.

Inoltre, nella notte di sabato 10 ottobre, nel quartiere di Exarchia sono stati distribuiti dei testi a proposito del loro caso.

SOSPENSIONE IMMEDIATA DELLE MISURE CAUTELARI

NESSUNA PERSECUZIONE CONTRO I/LE FAMILIARI DEI/LLE PRIGIONIER*

LIBERTÀ PER TUTT*

in greco, spagnolo

Salonicco: Sabotati dei bancomat in solidarietà con Evi Statiri

Il 14 settembre 2015 Evi Statiri ha cominciato uno sciopero della fame contro la paura e l’ingiustizia, esigendo la fine della sua incarcerazione vendicativa. Il governo di Syriza, in un altro tentativo di calmare la situazione, ha scarcerato Evi imponendole dure misure cautelari:

Divieto di uscire dal territorio dello Stato greco, obbligo di presentarsi al commissariato del quartiere 3 volte al mese, divieto di incontrare o comunicare con gli/le imputat* dello stesso caso, compreso col suo compagno, Gerasimos Tsakalos, residenza obbligatoria nella sua casa nel quartiere di Gyzi, e limite di circolazione di un chilometro intorno al proprio domicilio.

Nessuno può giocare con le vite dei/lle nostr* compagn* e le loro famiglie. Le pratiche vendicative degli apparati statali nei confronti dei/lle guerriglier* urban* prigionier* non resteranno senza risposta.

Come risposta minima alle misure cautelari imposte a Evi Statiri, martedì 6 ottobre abbiamo attaccato e distrutto i due bancomat situati davanti all’Università di Macedonia.

SOSPENSIONE IMMEDIATA DELLE MISURE RESTRITTIVE CONTRO EVI STATIRI

SOLIDARIETÀ E FORZA AI/LLE COMPAGN* PRIGIONIER* E LE LORO FAMIGLIE

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in spagnolo, portoghese

Salonicco: Attacchi alle sedi di Syriza in solidarietà con Evi Statiri

Alla mezzanotte di  mercoledì 14 ottobre 2015 abbiamo attaccato la sede di Syriza nel quartiere di Neapoli, e abbiamo vandalizzato con della vernice l’entrata della sede centrale dello stesso partito in piazza Aristotelous, in segno di solidarietà con Evi Statiri e in risposta all’imposizione delle misure cautelari che hanno accompagnato la sua scarcerazione.

Nessuno può giocare con le vite dei/lle nostr* compagn*.

SOSPENSIONE IMMEDIATA DELLE MISURE CAUTELARI CONTRO EVI STATIRI

SOLIDARIETÀ CON I/LE COMPAGN* PRIGIONIER*

Solidar*

in spagnolo, portoghese

Atene: Solidarietà con lo squat C.O.S.A in Portogallo, minacciato di espulsione

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Lo squat C.O.S.A, nella città di Setúbal, che questo mese ha compiuto 15 anni, ha ricevuto una minaccia di espulsione. (Vedi l’annuncio di Alcune voci ribelli in portoghese, greco, italiano e spagnolo.)

Nella notte del 20 ottobre 2015, e come prima risposta a questa pessima notizia, abbiamo appeso al Politecnico di Atene, in via Patission, in pieno centro, uno striscione di solidarietà che dice:

Solidarietà con lo squat C.O.S.A a Setúbal, Portogallo, minacciato di espulsione – Coraggio, compagni (A)

Non dimentichiamo che i/le compagn* del C.O.S.A ci hanno sostenuto nel nostro sforzo di far conoscere i casi dei/lle prigionier* anarchic* in Grecia, e non dimentichiamo che uno degli obiettivi comuni che condividiamo nelle nostre lotte senza confini è l’abolizione di quella cosa ridicola chiamata proprietà.

Tutto il nostro affetto ai fratelli e le sorelle che continuano a resistere a Setúbal. Giù le mani dalle strutture anarchiche in Portogallo e ogni altro luogo del mondo!

FUOCO ALLE FRONTIERE
MORTE AL POTERE

Iniziativa della rete di contro-informazione e traduzione Contra Info

in greco, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco

Atene: Messaggio di Evi Statiri – rilasciata dopo uno sciopero della fame, ora a casa

Ricevuto il 7 ottobre 2015:

Una volta scarcerata, la prima cosa di cui ti rendi conto è che il tuo sguardo non inciampa più in muri, sbarre o divisori. Può vagare e guardare il cielo, senza vederlo attraverso il filo spinato. E i tuoi passi non sono più contati — venti verso il muro del cortile della prigione e venti tornando alla cella. Certo, nel mio caso le mura del cortile della prigione si sono allargate fino a un chilometro da casa mia, senza nemmeno poter comunicare col mio compagno…

Ma in ogni modo, per me il rilascio ha il gusto di una prima vittoria contro la paura e l’ingiustizia che ci vogliono imporre come  condizione di vita restrittiva…

Niente di tutto questo sarebbe accaduto se non fosse stato per un movimento dinamico e multiforme di solidarietà che mi ha trasmesso da ogni angolo della Grecia la forza e l’ottimismo che la storia non è scritta soltanto dai potenti ma anche dai ribelli…

Un enorme grazie a tutt* i/le compagn* conosciut* e no che hanno spezzato il terrore dell’onnipotenza del Potere.

Un enorme grazie anche ai dottori dell’Ospedale Generale di Nikaia, e soprattutto ai medici Spyros Sakkas e Olga Kosmopoulou, che mi hanno sostenuto con calore e abnegazione fin dal primo momento.

Naturalmente non dimentico quell* che sono rimasti là, in prigioni e celle gelide… Sarò sempre al loro fianco e mi aggrapperò ai momenti che abbiamo condiviso finché non ci incontreremo di nuovo…

Perché finché ci saranno prigioni, nessun* sarà liber*…

Libertà per i/le prigionier* politic*
Libertà per chi è in cella

Evi Statiri

in inglese, greco, portoghese

Atene: A proposito delle misure cautelari contro Evi Statiri

Le misure cautelari contro Evi Statiri, per quel che si sa finora, sono le seguenti:

– Divieto di lasciare il territorio greco.

– Presentazione davanti alle autorità tre volte al mese.

– Residenza obbligatoria in un luogo preciso.

– Limite di circolazione di un chilometro intorno al suo domicilio.

– Divieto di comunicare con imputat* nello stesso caso, compreso col suo compagno Gerasimos Tsakalos.

Aggiornamenti a venire.

in spagnolo

Atene: Comunicato dell’assemblea di Solidarietà a Evi Statiri

Dopo la decisione del consiglio giudiziario competente che ha approvato la scarcerazione di Evi Statiri, abbiamo deciso di annullare la manifestazione prevista martedì 6 ottobre, e chiamiamo a un’assemblea per quello stesso giorno alle 19 al Politecnico (palazzo Gini) per organizzare una mobilizzazione domenica 11 ottobre sulle forti misure cautelari imposte a Evi.

Le misure cautelari che accompagnano la decisione di scarcerazione di Evi Statiri, dopo 19 giorni di sciopero della fame, consistono in un regime di cattività speciale cui ci opponiamo. Malgrado la prospettiva della scarcerazione, non abbassiamo la guardia e non lasciamo nessuno solo davanti a questa condizione, ma ci confrontiamo a essa in maniera collettiva. Non dimentichiamo che le persecuzioni dei familiari e di chi è vicino ai/lle prigionier* continuano, e continuiamo a lottare perché finiscano.

CONTRO L’IMPOSIZIONE DI MISURE CAUTELARI

FINE IMMEDIATA DELLE PERSECUZIONI CONTRO I FAMILIARI E GLI/LE AMIC* DEI/LLE PRIGIONIER*

CHE NESSUN* SIA SOL* NELLE MANI DELLO STATO

Assemblea di Solidarietà con Evi Statiri

Azioni internazionali coordinate in solidarietà con Evi Statiri

Dal 12 al 17 settembre 2015, alcun* participant* alla rete di Contra Info hanno effettuato una serie di azioni in solidarietà con Evi Statiri, prigioniera in lotta in Grecia, che il 14 settembre ha cominciato uno sciopero della fame esigendo la sospensione della misura di custodia cautelare impostale 6 mesi fa.

Evi Statiri si trova in galera a causa della mania vendicativa scatenata dagli apparati repressivi della democrazia greca dopo il fallito piano di evasione dei/lle compagn* prigionier* della Cospirazione delle Cellule del Fuoco all’inizio del 2015, che ha messo nel mirino i/le familiar* e amic* dei membri dell’organizzazione. Quando il Potere non riesce a piegare i/le prigionier* sovversiv*, mette le mani su amic* e parenti, cercando di seminare il panico e punire quello che non rientra nelle grosse bibbie della legislatura, quello che supera i muri del carcere, quello che è più lontano dalla dicotomia innocenza-colpevolezza: la solidarietà.

Dopo la decisione di Evi Statiri di scegliere come strumento di lotta lo sciopero della fame, facciamo appello ai/lle compagn* di tutto il mondo per rinforzare questo grido di libertà attraverso l’azione anarchica multiforme. Che nelle strade risuoni: EVI STATIRI LIBERA!

Qui sotto vi proponiamo alcune delle foto delle azioni realizzate nei territori controllati dagli Stati di Bolivia, Francia, Grecia, Portogallo, Cile, Spagna… e aspettiamo i vostri contributi a: contrainfo(chiocciola)espiv.net

Uno striscione è stato esposto a La Paz (Bolivia): “Compagna Evi Statiri, sequestrata dallo Stato greco, ti salutiamo dalla Bolivia”; sono anche stati distribuiti dei volantini: “Dalla Bolivia alla Grecia, libertà per Evi Statiri – La tua lotta dall’interno della prigione è un segno d’indomabile ferocia di fronte al Potere e la repressione”.

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Volantini a Tolosa, Francia: “Solidarietà con Evi Statiri, prigioniera politica in Grecia. Evi Statiri si trova in custodia cautelare nella prigione di Koridallos, in Grecia, dal 2 marzo 2015, arrestata perché compagna di Gerasimos Tsakalos, membro incarcerato della Cospirazione delle Cellule di Fuoco (organizzazione anarchica rivoluzionaria internazionale). Dopo essersi vista rifiutare ancora una volta la scarcerazione, il 14 settembre comincia uno sciopero della fame. Fuoco alle frontiere. Fuoco alle prigioni”

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toulouse3-768x1024Due striscioni sulla cancellata del Politecnico, a Exarchia, Atene: “Né innocenti, né colpevoli – Solidarietà con Evi Statiri” // “Evi Statiri tieni duro // Siamo tutti parenti delle Cellule del Fuoco // Morte ai giudici!”

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Uno striscione è stato esposto in una delle località più centrali e turistiche di Lisbona, Portogallo: “Libertà per Evi Statiri”; sono anche stati distribuiti dei volantini firmati da alcun* anarchic* con un aggiornamento sulla situazione di Evi: “Solidarietà internazionalista e anarchica con Evi Statiri – Dopo 6 mesi di custodia cautelare, un atto arbitrario di pura vendetta del Potere, Evi Statiri ha cominciato uno sciopero della fame il 14 settembre 2015, nelle prigioni della democrazia greca, fino al suo rilascio incondizionato. (…) Libertà per chi si trova nelle celle della prigione – Rilascio immediato per Evi Statiri – Revoca delle misure restrittive contro Athena Tsakalou!”

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Striscione a Santiago, Cile: “La paura può governare, ma non regnerà nei cuori e le menti degli esseri umani liberi” – Evi Statiri libera!”

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Degli slogan sono stati scritti nelle vie di  Iruña/Pamplona, Navarra (Spagna) — Evi askatu! (“Liberate Evi!” in Basco) e altri…

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Fino alla distruzione totale di tutte le prigioni. Evi libera
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Libertà per Evi Statiri
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Libertà per Evi Statiri, compagna greca

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Grecia: Testo di Evi Statiri per l’ inizio dello sciopero della fame del 14 settembre

Sono passati sei mesi dal giorno in cui mi hanno costretta a guardare il cielo da dietro il filo spinato e a misurare il tempo tra una chiusura e l’altra della porta della mia cella. Il nuovo rifiuto espresso dal consiglio giudiziario riguardo la mia liberazione ha confermato quello che già sapevo fin dai primi giorni in cui mi sono trovata nelle celle della forza antiterroristica. La mia detenzione non è stata semplicemente una questione personale: è il riflesso di una strategia oppressiva totale che ha come scopo la creazione di uno stato di terrore e la soddisfazione di una mania vendicativa dell’apparato persecutivo contro i detenuti politici e i refrattari ai valori della cultura del potere.

Continuo a trovarmi in carcere con come unica prova di “colpevolezza” l’essere la moglie del detenuto politico, membro della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, Gerasimos Tsakalos.

Continuo a trovarmi in carcere perché non ho “firmato” un certificato di coscienza sociale (*) e non ho rinnegato il mio compagno e il nostro rapporto.

So che il rifiuto fascista del consiglio giudiziario di ridarmi la libertà di cui mi hanno privato è il risultato degli ordini dell’autorità e di procedure poliziesco-giudiziarie che hanno lo scopo di trasmettere un chiaro messaggio intimidatorio.

Chiunque stia vicino ai detenuti politici rischia di trovarsi nella cella a fianco… Chiunque non chini il capo, non abbassi lo sguardo, non zittisca la propria voce di fronte agli idoli autoritari, viene trascinato in manette in guardina, nelle stanze degli interrogatori, nei tribunali…

Però le iniziative di solidarietà dell’ultima settimana mi hanno provato che la paura governa, ma non regna nel cuore e nella mente degli uomini liberi.

Un grande grazie a tutt* quell* che con le loro azioni esorcizzano la dittatura della bugia e dell’ipocrisia della giustizia che si ostina a mantenermi rinchiusa nelle sue celle. Adesso inizia una nuova battaglia…

All’ulteriore sentenza negativa dei giudici non mi resta che rispondere con l’arma ultima della persona prigioniera, lo sciopero della fame per la mia liberazione.

La mia intenzione era di iniziare da domani (8 settembre), visto che vi avevo già fatto riferimento in una lettera precedente nel caso di un nuovo rifiuto alla mia richiesta. Nei giorni successivi all’annuncio della mia decisione tanti compagni, principalmente dalla provincia, mi hanno chiesto di posticiparlo per permettere anche ad altri compagni di ritornare per poter meglio organizzare la lotta solidale. Capendo le difficoltà che ci sono in un periodo pre-elezioni e poiché concepisco la solidarietà come una condivisione di tensioni, desideri e lotte comuni e non come uno strumento da sfruttare, rispettando e in accordo con il pensiero dei compagni per far sì che si possano moltiplicare le possibilità di solidarietà, ho deciso di posporre l’inizio del mio sciopero di una settimana.

LUNEDÌ 14 SETTEMBRE INIZIO LO SCIOPERO DELLA FAME contro la paura e l’ingiustizia.

È una decisione il cui peso può schiacciarmi, però non esistono altre opzioni… Mi rifiuto di accettare il golpe della bugia e dell’ipocrisia di una giustizia che realizza contratti di sterminio della libertà in nome dell’autorità.

Lo sciopero della fame oltre a una lotta per la mia liberazione è un omaggio a tutt* coloro che hanno lottato prima di me contro la bruttezza dell’autorità e una barricata di resistenza per chiunque il sistema tenterà di incarcerare dopo di me perché vicini ai detenuti politici, perché urleranno per la giustizia e oseranno vivere liberi e non come schiavi.

LOTTA FINO ALLA LIBERAZIONE
LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA

Evi Statiri
Carcere di Koridallos 07/09/2015

(*) Certificato di coscienza sociale : dichiarazione in uso nella polizia e nell’esercito greco tra gli anni 1938-1981, istituita dal dittatore Metaxas, che veniva fatta sottoscrivere ai cittadini, in cui garantivano di non avere a che fare con gruppi comunisti e che non ne condividevano le idee. Fu usata ampiamente durante la guerra civile greca, bollando ed escludendo dalla vita pubblica chi non la firmava, impedendo ad esempio l’accesso ad impieghi pubblici come l’insegnamento.

in greco, spagnolo, portoghese

Grecia: Lettera di Andrea ed Errol, compagni arrestati nella penisola Calcidica il 23 agosto

AGGIORNAMENTI DA SKOURIES, CALCIDICA : QUANDO PER LO STATO NON VA TUTTO LISCIO…

In questo momento in cui i territori vengono dissanguati sempre più, in nome del profitto di chi si trova ai piani alti della società capitalistica, diverse lotte autoorganizzate e dal basso sono nate e cresciute in contrasto a questi progetti devastatori.

La lotta contro la miniera d’oro a Skouries è stata da anni caratterizzata dalla sperimentazione di nuove tecniche di controllo e repressione, come il prelievo del DNA, a volte con l’uso della violenza, le restrizioni come quella di stare ad almeno a 4 km di distanza dal cantiere o come il rastrellamento dei MAT nel villaggio di Ierissos nella primavera 2013.

Il 23 Agosto si è avuta una manifestazione nelle montagne di Skouries con una presenza massiccia e numerosa che ha portato a lunghi tentativi di avvicinarsi al cantiere difeso da centinaia di divise. Al termine del corteo, un pullman che era appena partito per tornare al campeggio di Ierissos è stato bloccato dalle forze dell’ordine, che ancora una volta hanno confermato il loro ruolo sbattendo per tera una manifestante e rompendole una gamba a manganellate. Dopodichè ci hanno sottoposto a tutt* e 78 present* allo stato di fermo, portandoci tutt* in questura e rilasciando un* ad un* i 74 dopo aver scattato foto segnaletiche, dopo aver preso le impronte digitali e dopo aver notificato la denuncia per aver partecipato a un corteo violento.

Avendo rifiutato di dare le impronte digitali in 4 tra i fermati e in 2 anche le generalità, siamo stat* tratt* definitivamente in arresto, in attesa della direttissima del giorno seguente.

La giornata di resistenza del 23 Agosto sulle montagne di Skouries sono momenti di lotta che mettono in discussione i piani capitalistici di multinazionali e padroni che arricchiscono le loro tasche distruggendo i territori; questo tipo di progetti hanno un’importanza così vitale per il capitalismo che chiunque oppone resistenza dal basso viene punito in maniera forte e decisa.

Allo stesso modo lo stato ha pugno duro contro chi si ribella alla società di controllo, come quando per esempio ci si rifuta a dare le impronte digitali e il DNA.

È in questo contesto che rientra la sentenza di oggi, 24 Agosto, per direttissima dove il giudice ci ha dato 17 mesi di reclusione con pena sospesa e le due detenute 18 mesi di reclusione, al quale poi si è aggiunta la richiesta della polizia di applicarci la deportazione e interdizione di territorio per tutti e 4.

Abbiamo deciso di non dare le nostre impronte digitali perché rifiutiamo la schedatura che il sistema vorrebbe applicarci e non vogliamo sottometterci ai loro procedimenti di controllo.

Combattiamo contro questo sistema che espelle tanto coloro che non sono utili per il raggiungimento dei suoi scopi, quanto chi non sottomette la sua vita al capitale e alle sue regole.

Solidarietà a tutti quelli lottano, che sono rinchiusi al confine o in qualsiasi luogo in attesa di espulsione.

Che i momenti di ribellione e di resistenza possano moltiplicarsi ovunque.

Due compagni anarchici, stazione di polizia di Polygyros, 24 agosto 2015

 

Aggiornamento:
I compagni Andrea ed Errol sono stati scarcerati il 2 settembre sera. Tuttavia il tribunale di prima istanza di Salonicco ha ordinato l’espulsione dal paese in un lasso di tempo di 30 giorni. La lotta continua fino all’annullamento di questo ordine di espulsione.

in greco

Grecia, Salonicco: espropriazione in un supermercato

thessalonikiVinciamo la paura. Prendiamo le redini delle nostre vite.

Da anni ormai sperimentiamo un quotidiano dominato sempre di più dalla miseria e l’estremo sfruttamento. A causa della nostra impotenza a sovvenire alle nostre necessità, una conclusione intemporale diventa evidente: la nostra vita non è determinata da noi stess*, ma dalle regole del mercato e della produzione di profitto dei padroni greci e stranieri. Da anni vediamo come il sistema ha sferrato un attacco frontale per proteggere i propri interessi. La polizia si è trasformata in esercito di occupazione delle città, mentre la paura e il terrore si sono trasformati nella propaganda principale dei mezzi di comunicazione di massa. Sotto un regime di minaccia permanente, i padroni invitano alla tregua e alla passività, che sia per mezzo di decisioni prestabilite, o con metodi più sporchi che ci offrono l’illusione di poter scegliere, come per esempio col referendum.

Vinciamo l’inerzia e la paura, al di là dei dilemmi del Potere.

Non deleghiamo la soluzione dei nostri problemi a chi li crea.

Noi oppress* dobbiamo prendere in mano le redini delle nostre vite.

Davanti al dilemma del memorandum dei creditori o quello di SYRIZA, rispondiamo con l’auto-organizzazione e la rottura, sia con i patroni stranieri, sia con i padroni greci e i suoi eserciti.

Davanti alla legalità degli sfruttatori che ci mantengono schiav*, rispondiamo con l’AZIONE DIRETTA degli/lle oppress* e l’auto-organizzazione delle vite e della lotta.

Rifiuto di obbedire agli ordini dei padroni.

Rifiuto di pagare (biglietti, fatture, debiti alle banche, tasse).

Creazione di strutture per soddisfare collettivamente le nostre necessità (occupazioni, cucine collettive).

Solidarietà tra gli/le oppress* e creazione di comunità.

Recuperiamo ai padroni tutto quello che abbiamo prodotto con sudore e sangue.

Espropriazione della ricchezza accumulata.

Armare le nostre comunità per organizzare l’autodifesa e l’attacco contro i nostri oppressori.

Sabato 11 luglio un gruppo di compagn* ha espropriato un negozio della catena di supermercati Afroditi nella circoscrizione di Martiou, nella parte est di Salonicco. I prodotti di prima necessità (olio, pasta, verdura) espropriati sono stati in seguito distribuiti nel mercato popolare vicino. La gente ha reagito positivamente, prendendo i prodotti e applaudendo l’azione.

in spagnolo