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Cardiff, Galles: Evento in solidarietà con la Lotta Rivoluzionaria

Questo Giovedì, 22 Novembre, alle 7 di sera nel centro sociale anarchico “Ombrello Rosso e Nero” (Red and Black Umbrella) si svolgerà un dibattito in riguardo al gruppo armato Lotta Rivoluzionaria, dalla Grecia. È una buona occasione per discutere la lotta armata e dei suoi risultati, esaminare in che modo tali gruppi vengono affrontati dallo Stato, e le reazioni dello Stato alle organizzazioni armate. Saremo, inoltre, in grado di presentare una panoramica per il caso della Lotta Rivoluzionaria fino ad ora.

Il richiamo internazionale dell’Assemblea per il caso della Lotta Rivoluzionaria per azioni di solidarietà per il 22, 23, 24 Novembre, è supportato anche dalla Croce Nera Anarchica di Cardiff.

in greco vedi anche qui.

Italia: Solidarietà ai compagni greci imputati nel processo contro Lotta Rivoluzionaria

Da oltre un anno si sta svolgendo in Grecia il processo contro l’organizzazione “Lotta Rivoluzionaria”, nell’aula bunker del carcere di Koridallos ad Atene. In questi mesi si è sviluppato un importante movimento di solidarietà ai compagni imputati non solo in Grecia ma anche in diversi altri paesi. In Grecia si è costituita l’“Assemblea per il caso di Lotta Rivoluzionaria” che ha organizzato cortei, assemblee e presidi con la presenza di delegazioni internazionali alle udienze del processo.

L’“Assemblea per il caso di Lotta Rivoluzionaria” ha lanciato un appello internazionale per promuovere mobilitazioni e iniziative nei giorni 22-23-24 Novembre, a ridosso della conclusione del processo, al fine di esprimere la solidarietà agli imputati. Mobilitazioni e iniziative che secondo i compagni greci vanno viste anche come espressione di momenti di lotta e di resistenza.

Come Cccpsri consideriamo la proposta di questi compagni interessante perché riteniamo importante estendere la solidarietà di classe internazionale, far conoscere i percorsi rivoluzionari in Italia e negli altri paesi e trarre insegnamenti utili da queste esperienze. A tale scopo intendiamo organizzare nei prossimi mesi delle iniziative pubbliche con la partecipazione di compagni dell’“Assemblea per il caso di Lotta Rivoluzionaria”, come momenti di controinformazione sul processo di Atene e sugli sviluppi delle lotte in Grecia.

Invitiamo tutti i compagni a mobilitarsi, organizzare dibattiti e approfondimenti.

L’appello in PDF.

Compagne e Compagni per la Costruzione del Soccorso Rosso in Italia
Novembre 2012

Per contatti : cccpsri1@gmail.com

Atene, Grecia: Rivendicazione di attacchi incendiari dei Gruppi Rivoluzionari per la Dispersione del Terrore / Cospirazione delle Cellule di Fuoco del 10 e 12 Ottobre

Molto tempo è passato tra ieri e oggi ma ancora di più su questa terra nobile ma sfortunata, fertilizzata da un assortimento di cadaveri gonfi e sangue; nuda, nessun fiore vergine perfetto creato dalla spiritualità e dalla purezza vi germina oggi.

Il moderno regno capitalista, con i suoi molti aspetti negativi, dà un vantaggio reale: ogni giorno dà vita a decine di nuove ragioni per agire contro di esso, per destabilizzare le sue infrastrutture e colpire le sue fondamenta puntando al suo crollo finale. Noia, alienazione, depressione, povertà, miseria…: tutti aspetti della stessa realtà. La stessa noiosa ripetizione quotidiana che erode l’individualità e trasforma le relazioni umane in qualcosa di secondario, qualcosa di molto meno importante che le “opportunità” fornite per scalare ai più alti livelli della gerarchia economica e sociale.

Parlando di quelli che non stanno riuscendo molto a risalire questa menzionata gerarchia, dovremmo prima di tutto gettare uno sguardo allo schiavo moderno. Le sue caratteristiche sono il sorriso falso, gli ideali logori, e la sottomissione volontaria. È la persona media nell’era del dominio capitalista. Le masse moderne sono composte di personalità vuote che cercano di dissimulare l’instabilità della loro esistenza con bisogni materiali artificiali. La maggioranza confusa non fa altro che impegnarsi nella “caccia alla carota”. Sono tutti disposti a passare sui cadaveri al solo scopo di acquisire privilegio sociale. Equipaggiati solo di auto-interesse e di salvaguardare la propria pelle, scelgono di dedicarsi alla costruzione di una carriera di successo, ad attendere – e in molti casi perfino a chiedere – allo Stato che mantenga la pace, l’ordine e la sicurezza. Ci sono anche le folle, gli oppressi, i dannati e i marginalizzati. Senza che la classe sociale bassa sia necessariamente una caratteristica comune, la povertà costringe queste persone o all’apatia e al fissarsi l’ombelico, o alla delinquenza.

Infine, abbiamo “persone che lottano” che prendono parte in vari apparati politici e si impegnano, quasi esclusivamente, ad accrescere il numero dei propri seguaci. Consumandosi in eventi politici, diventicano di provare ad essere un minimo pericolosi per il modello politico ed economico esistente. Finiscono per essere in tutto uguali ai politici del sistema in parlamento. Tenete a mente che la combattività non è un prodotto determinista delle circostanze sociali ed economiche, come alcuni padri dell’anarchia si affrettano a sottolineare ripetutamente. Si tratta invece principalmente di una scelta personale. Noi, i delinquenti, non percepiamo il significato di classe come un corpo sociale unitario e indivisibile che deve la sua consistenza a qualche interesse finanziario interno. Ciò che connette i lottatori, gli insubordinati, i non integrati – la nostra unità di classe – è la dignità di ognuno di noi e la complicità tra di noi. Noi siamo i senza legge che camminano costantemente tra gli addormentati.

Dopo decenni del progresso del capitalismo, che ha dato forma al modello sociale che abbiamo descritto, un ambiente esplosivo consistente di un terreno fertile dalla sottostante instabilità dell’ “ordine delle cose” si è ora stabilizzato. Abbiamo innumerevoli pensieri su questo. Ma come anarchici d’azione preferiamo esprimerci attraverso le nostre azioni. Siamo noi che abbiamo attaccato la catena di supermercati AB Vassilopoulos all’incrocio tra Via Loadikias e Via Nymphaeus con congegni incendiari, Mercoledì 10/10 e la filiale della banca postale all’incrocio tra Via Panormou e Via Achaia Venerdì 12/10. Siamo noi che giorno e notte camminiamo per le strade cercando la vita che vibra. Con le nostre azioni cerchiamo la disintegrazione della vita pubblica, il rovesciamento di tutte le relazioni sociali. Il nostro appetito rivoluzionario è la nostra vita. Siamo guerriglieri anarchici perchè il fuoco ci seduce. Non esitiamo a vivere al di là del limite delle leggi dello stato e della società. Sfrenatamente aggressivi, siamo la dinamica di una realtà differente.

Il nostro obiettivo è tutto ciò che è diventato un ostacolo nel nostro desiderio di vivere liberi. Vogliamo picchiare i poliziotti che pattugliano la città e bruciare (di nuovo) le loro auto (le loro auto di polizia e le loro auto private). Derubare e far saltare la casa del politico, del giornalista, del manager di banca e del suo staff che lo supporta. Vogliamo rompere le ossa del fascista dei battaglioni d’assalto. Bruciare i centri commerciali e i supermercati. Attaccare ogni azienda associata con la costruzione, il mantenimento e la gestione dei “centri di accoglienza per immigrati”, delle celle bianche (a Korydallos e altrove) e delle prigioni in generale. Far saltare in aria ogni servizio pubblico. Alla prossima manifestazione vogliamo indossare passamontagna e fare rivolta, scrivere slogan sui muri. Più di tutto, comunque, vogliamo non riposare finchè non tireremo fuori le budella di ogni guardia umana con le nostre stesse mani, e finchè non tireremo giù l’ultimo muro che imprigiona i nostri fratelli e sorelle ovunque nel mondo.

La guerra che abbiamo scelto non comincia e non finisce sul “campo di battaglia”, al momento dell’impatto. Il nostro obiettivo è l’erosione, nostro alleato il caos. Nostro nemico il dispositivo di controllo, la definizione etero e l’accondiscendenza. La sola ragione per ritirarsi è la scelta di un diverso tempo e luogo per attaccare. Questo significa centinaia di modi multipli fino all’eliminazione della servitù volontaria. Le cose che facciamo ci rendono quello che siamo. Armiamo il fuoco e l’ascia con parole e, di fronte ad un mondo di piacere rivoluzionario, la sola cosa perduta è la noia.

LUNGA VITA ALLA FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE
LUNGA VITA ALL’INTERNAZIONALE NERA
AVANTI PER AFFILARE IL CONFLITTO

Salutiamo con tutto il cuore i compagni della Cellula Insurrezionale Mariano Sanchez Anon (CI-MSA), i Wolfpack in Russia, e la Cellula della Collera così come la Cellula dei Cospiratori per l’Estensione del Caos di Buenos Aires. Speriamo di sentirvi presto!

Alziamo il pugno per ogni incarcerato nelle cellule della democrazia che sia presente, fedele alle proprie parole e all’auto-determinazione rivoluzionaria. Non passa un solo giorno senza che pensiamo a voi.

Sempre determinati a muoverci contro tutti quelli che vogliono vederci incatenati e al guinzaglio. Siamo pericolosi perchè siamo imprevedibili.

Fronte Rivoluzionario Internazionale
Cospirazione delle Cellule di Fuoco
Gruppi Rivoluzionari per la Diffusione del Terrore

in greco, in inglese

Atene: Rivendicazione dell’attacco dei Fuochi all’Orizzonti del 24 Settembre 2012

Non vogliamo avere niente a che fare con quelli che dalle loro poltrone rinunciano al contrattacco violento contro i capitalisti che sono protetti dalle armi assassine della polizia mentre i minatori in sciopero muoiono di fame. (…) Non sono loro gli stessi che ci privano di cibo, ci minacciano con la fame e lo sfruttamento? E qualcuno grida: “é necessario produrre!” La sola cosa che produciamo sono le nostre catene. I soli criminali sono i padroni!
Bruno Filippi*

L’attacco continua… e la repressione… è salita di grado senza che ci sia stato bisogno di pubblicizzarlo. E da quando Dendias (ministro dell’ordine pubblico) ha scoperto che “l’uso limitato di agenti chimici” è costoso e pericoloso per l’opinione pubblica mondiale, o comunque non efficace come avrebbe voluto, ha richiesto idranti d’acqua per le manifestazioni e lo ha gridato ad alta voce. Naturalmente i viscidi subumani dei media si sono affrettati a pubblicizzarlo in ogni modo, nascondendo meticolosamente l’incendio avvenuto a danno di un’azienda che importa e vende sistemi di controllo e sicurezza, all’alba di lunedì in Via Solomou 7, a Halandri.

Ma la repressione non è solo la violenza degli sbirri, sono anche i migliaia di sbirri che ormai da anni sono stati seminati dal potere nelle menti e negli animi di tantissime persone attraverso il tessuto sociale – e questa è la sua grande vittoria. Dai tipi che fanno gli eroi rischiando la loro vita per salvare i soldi di una banca a tutti quelli che si astengono, rinunciano o si oppongono alla violenza insurrezionale. Un fatto evidente è avvenuto nello sciopero del 26 Settembre quando la vasta maggioranza del mondo si è evidentemente astenuta dallo scontro, per la convinzione che mostrando i propri cadaveri danzanti e pacifici lo Stato avrebbe avuto pena di loro e gli avrebbe restituito le loro proprietà perdute. A tutti loro abbiamo una cosa da dire: che la lotta contro il regime è violenta, e così dovrebbe essere condotta a partire dalla base per poter essere vittoriosa.

Il controllo sociale e la cultura della sicurezza

Nella misura in cui gli occhi e le orecchie indiscrete dello Stato hanno invaso quasi ogni aspetto del complesso sociale per monitorare e organizzare tutte le attività sociali, la cultura della sicurezza ha imbevuto i neuroni della società trasformando i suoi soggetti – oppressi e non, “progressisti”, “radicali”, pacifisti e conservatori – in disgustose sanguisughe attaccate ai valori del mondo di oggi. E a questo punto legittima e sviluppa l’ideologia della sicurezza e dell’intero complesso tecno-industriale di controllo e repressione che ha padroni, soci e sostenitori… per noi tutti loro sono nemici. Il suo attacco attraverso il capitale non si limita al completo soggiogamento degli umani e alla totale distruzione della natura, ai cibi mutati, allo sviluppo industriale, all’uccisione e alla tortura di animali, queste sono le rappresentazioni minimali della sua violenta estensione. Sia i managers della repressione da dentro i propri uffici, gli entusiasti esecutori dei doveri repressivi – che siano poliziotti, guardie di sicurezza, guardie umane o chiunque sia impiegato nel campo della repressione – che tutti quelli che con o senza ricompensa, migliorano attraverso le conoscenze tecniche, i sistemi tecnologici e le attrezzature, e in generale contribuiscono materialmente o moralmente alla complessità della repressione e del controllo, sono obiettivi. In altre parole, odiamo questa ideologia di necrofilia, la sua cultura e le persone che la sostengono e vogliamo prendere di mira tutti i livelli gerarchici. Vogliamo veder accoltellati i trafficanti (piccoli e grandi) del controllo, vogliamo vedere i loro negozi ridotti in cenere, le loro aziende saltare in aria, gli amici degli sbirri e i fascisti con i denti rotti dopo ogni tentativo di imporre l’ordine e la sospettosa calma mortale della quale sognano. Vogliamo vedere il mondo dell’ordine bruciare sotto gli attacchi devastanti di tutti quelli che hanno il caos che gli brilla negli occhi.

Ma poiché volere e desiderio vanno insieme al tentativo della loro realizzazione, ci siamo mossi dalle parole all’azione. Abbiamo distrutto con gioia l’azienda Transam Trading Co Ltd, ad Halandri, un’azienda che commercia ogni tipo di sistema di sicurezza e controllo ad alta tecnologia, specializzata in vari tipi di telecamere high-tech e sistemi a raggi X per scannerizzare pacchi, ecc.

La repressione non ci spaventa, ci rende armati

I mezzi migliori per rompere la repressione e il controllo sono l’intensificazione, la persistenza e l’innalzamento della lotta politica per la destabilizzazione e la distruzione del potere e del capitalismo. È imperativo sviluppare comunità di lotta che attraverso i loro processi si uniscano e attacchino la brutalità dello Stato nel modo che decidono di volta in volta. Da incontri dinamici con gli sbirri, distruzione e saccheggio di infrastrutture capitaliste all’autodifesa finalizzata ad evitare l’arresto e il pestaggio dei compagni che combattono nelle strade, lo sviluppo e la diffusione di parole affilate e sovversive per fronteggiare gli attacchi di tutti i tipi dei nostri nemici, e azioni dirette cospirative con sabotaggio, incendio, esplosivi e ogni altro mezzo offerto dalla storia rivoluzionaria e l’immaginazione. È ugualmente importante sviluppare strutture di solidarietà e mutuo supporto così come strategie utili per evitare attacchi dai nemici e diventare più efficaci contro di loro.

Gruppi di guerriglia ovunque!

Siamo dalla parte dei combattenti prigionieri – Soddisfazione immediata per le loro richieste

Inviamo il nostro amore inarrestabile e la nostra solidarietà agli anarchici Babis Tsilianidis, Dimitris Dimtsiadis, Sokratis Tzifkas. Ai fieri membri della C.C.F. e all’anarchico Theofilos Mavropoulos.

Facciamo in modo che gli imminenti processi diventino un altro motivo per attacchi dinamici contro le strutture del dominio.

Siamo dal lato del compagno Tasos Theofilou e degli altri anarchici accusati di coinvolgimento nelle CCF che negano la partecipazione.

Siamo dal lato dei guerriglieri urbani Nikos Maziotis e Pola Roupa (in fuga) e di Kostas Gournas (Lotta Rivoluzionaria).

Siamo dal lato del ribelle mai pentito della 17 Novembre Dimitris Koufontinas.

Salutiamo con gioia l’esecuzione di tre poliziotti della municipale in Messico da parte della Cellula Insurrezionale Mariano Sanchez Anon-FAI.

Solidarietà a tutti gli anarchici e prigionieri insubordinati in Grecia, Italia, Germania, Spagna, Messico, Cile, Stati Uniti e ovunque si sviluppi la resistenza alla barbarie capitalista.

Fuochi all’Orizzonte – FAI

PS: Ci dispiace che allo sciopero non abbiamo incontrato i duri “battaglioni d’assalto” dell’Alba Dorata, nonostante il fatto che avessero annunciato di partecipare, la festa sarebbe stata fantastica. Saluti fraterni alle pattuglie antifasciste. Solidarietà a tutti quelli arrestati durante lo sciopero del 26 Settembre.

fonti : i, ii

* L’estratto è in realtà una variazione greca delle parole di Bruno Filippi in “Parla la dinamite”; vedi qui in inglese.

Grecia: Testo dei rivoluzionari anarchici Sokratis Tzifkas, Dimitris Dimtsiadis e Babis Tsilianidis

Quando le leggi non sono catalizzate alle barricate degli insorti, diventano plastilina nelle mani delle autorità giuridiche…

È la prima e speriamo ultima volta che ci prendiamo la briga di rendere pubblico qualcosa che riguarda lo sviluppo legale del nostro caso. Crediamo tuttavia che sia importante che venga reso noto pubblicamente il motivo per cui siamo ancora imprigionati e non siamo ancora andati a processo, perchè c’è della confusione riguardo al nostro non essere stati rilasciati il 13 Luglio di quest’anno.

Stiamo giungendo al 20° mese della nostra incarcerazione in celle e cortili. Da Gennaio 2011 quando siamo stati arrestati, siamo stati accusati per due casi. Il caso dell’incendio di un veicolo del DEI (compagnia elettrica nazionale greca) a Thessaloniki avvenuto in Ottobre 2010, ma anche il caso di una “organizzazione terrorista anonima” che ha accompagnato i nostri arresti.

Per ragioni non chiare della legge, o confusione dei giudici (non potrebbe importarcene di meno), queste due detenzioni “viaggiano insieme”. Quindi abbiamo avuto udienze dopo 6 mesi e dopo 12 mesi per entrambi i casi in contemporanea, il che significa che avremmo dovuto essere rilasciati il 13 Luglio 2012, 18 mesi dopo quello sfortunato pomeriggio a Vironas. Qualcosa che ha confermato anche l’irrevocabile (come l’hanno ironicamente descritta) decisione che abbiamo preso in mano dall’ultima udienza che abbiamo avuto per il caso di Atene.

Ma perchè non siamo stati rilasciati?

Nel clima relativamente euforico che in seguito abbiamo scoperto prevalente nel tribunale di Thessaloniki quando sono state annunciate le condanne sospese di alcuni anni che ci hanno imposto, nessuno ha sentito una strana espressione uscita dalla presidentessa: “Il tempo scontato in carcere viene sottratto”.

Non ci interesseremmo di questo se lei può fare qualcosa del genere su una sentenza che è di carattere sospeso, che significa ottenere 14 mesi di condanna reale da una condanna che è già abbastanza bassa da non doverla scontare in carcere.

La questione sta altrove. Il fatto che i due casi vadano avanti insieme è quasi folle, per un tribunale di Thessaloniki sottrarre il tempo servito prima del processo, per un caso di Atene.

E questo cosa significa?

Che al momento, rimaniamo in prigione, con le nostre carte qui che citano allo stesso tempo che saremmo dovuti essere rilasciati il 13 Luglio, ma anche che il tempo già scontato è stato sottratto, senza nemmeno definire qual è la durata della nuova incarcerazione (che è probabilmente 12 mesi, poiché è il massimo).

La cosa ironica è che anche se il caso è ormai chiuso da mesi, noi (logicamente?) dovremo o passare attraverso la stessa procedura di udienze, decisioni, e tutte le ridicole procedure che completano un caso giuridico, oppure semplicemente continueremo a restare imprigionati finchè decideranno di trovare il tempo o lo spazio per processarci.

Conclusioni…

La pubblicazione di questa cosa ha lo scopo di abbattere possibili illusioni sulla mostruosità giuridica e deve essere accompagnata dalla nostra solida posizione di valore e opinione che noi non abbiamo un problema con una qualche irregolarità del sistema di giustizia, ma con la sua sostanza come istituzione. Avendo un posto speciale nel gruppo delle istituzioni sociali, abbiamo già più volte citato come dovrebbe essere trattata dai rivoluzionari…

Ma se c’è qualcosa che vorremmo condividere con i compagni che daranno un’occhiata a questo testo, è che oggi, forse più che mai, l’invocare qualunque legalità urbana da parte nostra come mezzo di difesa politica dei combattenti perseguitati ma anche in generale nel quadro delle lotte, non è solo un atto assimilazionista per la nostra lotta, ma anche per noi stessi. È simultaneamente non necessario e senza senso.

Le leggi e i tribunali che le applicano sono un terreno estraneo per coloro che lottano per la liberazione degli umani e della natura dai vincoli autoritari. Le leggi sono un materiale di formazione nelle mani della combriccola, che lei stessa sceglie (che siano i politici che le votano, o i giudici che le applicano a loro piacimento) quando le presenterà come una carota per il corpo sociale timoroso e frammentato allo scopo di proteggerlo (?) e quando le trasformerà in una frusta allo scopo di punire le persone, i gruppi, le comunità che pensano e agiscono contro di esso.

Le leggi, tuttavia, hanno potere finchè noi le accettiamo, finchè gli impatti e i contratti che creano influiscono sulle nostre scelte e le nostre vite. Le leggi tuttavia hanno potere finchè non riusciamo a strutturare comunità militanti e rimaniamo personalizzati con ognuno che pensa a come uscirne pulito contro il proprio inizio cattolico.

Le leggi, tuttavia, hanno potere finchè rimaniamo silenziosi contro il continuo ricatto del carcere e dell’isolamento per chiunque metta in discussione la loro onnipotenza.

Le leggi, tuttavia, hanno potere finchè noi non le aboliamo nella pratica, recitandole come valori nelle nostre coscienze e bruciandole come carta igienica nelle fiamme delle strade e sui tetti delle prigioni che definiscono i momenti liberati, liberatori e senza legge dei nostri violenti incontri con la macchina sociale, e i suoi difensori.

RABBIA E COSCIENZA
GUERRA CONTRO LA MACCHINA SOCIALE

PS: Lo spettacolo di comunicazione della polizia con la videoregistrazione (sic) della retata all’occupazione DELTA, dopo un ordine personale del primo ministro, dovrebbe essere visto come una ragione in più per l’unità, la solidarietà, la testardaggine dei combattenti anarchici/rivoluzionari e dovrebbe segnare la continua intensificazione della lotta contro lo stato e il capitale.

Il nostro amore e profondo apprezzamento da compagni e solidarietà agli “alania” (ragazzi di strada) dell’occupazione DELTA, arrestati e non.

L’AZIONE ANARCHICA RIVOLUZIONARIA ABBATTERÀ
IL TERRORISMO DELLO STATO E DEI PADRONI.

Anarchici ostaggi di guerra
SOKRATIS TZIFKAS, DIMITRIS DIMTSIADIS, BABIS TSILIANIDIS

fonti : i, ii

Grecia, Patrasso: Messaggio da un gruppo di immigrati

10 novembre 2012

Siamo un gruppo di immigrati, quelli illegali, che sono riusciti ad evitare l’arresto durante le operazioni “Xenios Zeus” che hanno avuto luogo a Patrasso il 1° Ottobre. Durante questa operazione molti dei nostri amici sono stati arrestati ed ora sono detenuti senza per motivo nei campi di concentramento (carceri). La ragione per la scrittura di queste parole è perché il nostro augurio sia che il nostro messaggio raggiungerà tutti coloro che vivono in Grecia in modo da chiarire certe cose, perché lo Stato ha modellato un’immagine molto distorta di noi.

La maggior parte delle persone che l’operazione “Xenios Zeus” mira costituiscono una parte della società greca ed hanno vissuto nel paese dal 2008. Ciò significa che sono stati qui prima della crisi.

Chiediamo allo Stato greco e dalla polizia di permettersi di mangiare spazzatura dai bidoni in pace, invece di imprigionarci in campi di concentramento.

Chiediamo la solidarietà di tutti, in modo che possiamo mettere fine all’operazione “Xenios Zeus”, in modo da poter chiedere la liberazione dei nostri amici che sono tenuti nei campi.

La scopa* è qualcosa di inventato per spazzare rifiuti e non le persone, e siamo sicuri che in questo paese le persone non sono felici quando gli altri vengono trattati come spazzatura.

Il denaro speso per mantenere gli immigrati nei campi, potrebbe essere usato per fornirci dei documenti in modo da poter decidere se restare o immigrare verso altri paesi, la stessa cosa che i greci stanno facendo ora a causa della crisi.

Vi ringraziamo per il vostro tempo.

fonte

“Xenios Zeus”: il nome eufemisticamente concesso dallo Stato a fini della sua propaganda per le operazioni di polizia in corso rivolte conte gli immigrati / rifugiati. Secondo la mitologia, Zeus era il dio patrono dell’ospitalità e ogni accusa contro gli stranieri, i viaggiatori, gli immigrati costituiva un grave reato.

*le operazioni di arresto di massa si chiamo “scopa della polizia”

Atene, processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria: Dichiarazione di Jean Weir nel tribunale, 10.9.2012

Vorrei chiarire subito che mi trovo qui come un nemico dello Stato e della società. Lunga dall’essere una vivace comunità che condivide il benessere sociale e la gioia della vita, quello che viene definito come la società non è altro che l’organizzazione sorda della disuguaglianza e dello sfruttamento attraverso i ruoli sociali e la proibizione. La legge è il filo spinato che tiene tutto a posto, ed è stata interiorizzata a tal punto che essa costituisce la base inconscia, l’abitudine quotidiana e la routine anche per coloro che la applicano. I media formano opinioni per mantenere il consenso e la delegazione della responsabilità individuale a quel organo del terrore istituzionalizzato, lo Stato. Lo Stato, che comprende i suoi soggetti, è alla base di ogni relazione sociale, al momento attuale, compresa questa qui in questo tribunale oggi.

Sono venuta per stare faccia a faccia con il nemico all’interno di questo bastione del terrore dello Stato perché sono stata invitata dai tre compagni della Lotta Rivoluzionaria. Non sono venuta per entrare in dialogo relativamente a questi compagni, o di qualsiasi altro. La mia presenza qui è un atto di solidarietà e di una continuità della mia lotta come un’anarchica. Almeno il presente procedimento giudiziario ha rigettato ogni traccia della finzione democratica, rivelando la vera essenza del potere. È impossibile passare sopra il fatto che questo processo si svolge all’interno di una prigione, il più grande crimine perpetrato dall’uomo sull’uomo, e la vicinanza fisica del giudice con il carceriere è un’insolita se non una dichiarazione non intenzionale della verità. Il giudice non è nulla senza il carceriere. Il carceriere è nulla senza il giudice. Sono uno, portano la stessa responsabilità, pari per le loro azioni. Terroristi e criminali sono i servitori dello Stato e del capitale, non quelli che lottano per sopravvivere o combattono contro un mondo di conflitti, di guerra, di povertà e d’oppressione.

È nel contesto di questa lotta che ho sentito parlare dell’anarchico Nikos Maziotis per la prima volta. Era nella fase estrema e pericolosa di uno sciopero della fame per far rispettare il suo rifiuto di indossare l’uniforme e diventare un assassino al soldo dello Stato. A quel tempo molti anarchici in Italia, dove vivevo, avevano anche loro rifiutato di fare il servizio militare, scegliendo di andare in prigione piuttosto che unirsi alle forze armate che tengono l’umanità divisa in classi e intervengono violentemente per eliminare ogni tentativo di liberazione. Ma anche e soprattutto perché il servizio militare è uno delle armi dello Stato per la costruzione di modelli di cittadini privi di personalità, individualità e del proprio modo di pensare, contro il quale è necessario ribellarsi e rifiutare.

Ero già a conoscenza della lotta anarchica, l’importanza della lotta anarchica in Grecia a fianco degli sfruttati, gli studenti, i conducenti degli autobus, gli insegnanti, la gente dei villaggi di Halkidiki, ecc ed avevo letto dei rapporti ispiranti sulle loro azioni e anche sulla repressione dello Stato contro di loro. Ma era Nikos Maziotis, che senza saperlo, doveva essere l’elemento propulsivo del mio arrivo in Grecia in persona. È stato in occasione del suo processo nel 1999, che sono venuta ad Atene per la prima volta, per essere presente alla corte in solidarietà con lui. È stato allora che ho scoperto la bellezza selvaggia dei compagni anarchici greci, la loro passione per la libertà che trovava espressione immediata in mille modi e non cessa mai di crescere e di intensificarsi, ispirando ed infuocando i spiriti liberi in tutto il pianeta. Due cose in particolare mi hanno colpito in quella occasione. Prima di tutto l’insuperabile coraggio e la dignità di Nikos Maziotis nel affrontare i responsabili del potere e del privilegio. La sua dichiarazione al tribunale, le sue affermazioni come un uomo, un individuo, un rivoluzionario, un anarchico, sono state fatte guardando nella canna della pistola del giudizio, senza alcuna preoccupazione per le conseguenze in termini degli anni che stava rischiando di essere rinchiuso in un cella. Ciò che ha detto quel giorno è un testo classico della teoria anarchica in merito alla necessità del attacco violento contro il nemico di classe in prima persona e personalmente ho contribuito a diffonderlo nella lingua inglese (il testo, voglio dire, si spera anche gli attacchi). Ha ispirato compagni e ribelli in tutto il mondo. Un’altra cosa che mi ha colpito ed ha influenzato la mia vita da quel ora è stata l’immediatezza dell’azione di tanti compagni nella solidarietà, senza mediazioni, senza i tabù sulla cosiddetta violenza che mettono un freno alla giusta rabbia degli sfruttati. Hanno espresso la solidarietà nella sua unica manifestazione autentica, continuando la lotta, l’attacco cosciente sui profitti dei padroni e gli strumenti di repressione, anche e soprattutto quando il nemico di classe era fuori in tutta la sua forza per proteggere la proprietà e l’arroganza dei governanti del pianeta. Ciascuno con i propri mezzi, ognuno con la propria responsabilità. Continue reading Atene, processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria: Dichiarazione di Jean Weir nel tribunale, 10.9.2012

Madrid: Solidarietà pratica agli otto compagni che sono processati per il caso della Lotta Rivoluzionaria ad Atene

Anarchic* e solidal* di Madrid hanno pubblicato due opuscoli contenenti delle traduzioni riguardanti le riunioni della Corte del carcere di Korydallos e le posizioni politiche dei perseguitati, come gli interventi durante l’evento “Per la lotta e la rivoluzione”, tenuto il 7-8 Giugno 2012 ad Atene, ed altro materiale di contro-informazione come il seguente manifesto, volendo diffondere il richiamo internazionale per il caso della lotta Rivoluzionaria, per il 22, 23 e 24 Novembre 2012, in modo da preparare azioni di solidarietà.

Tutto il materiale stampato in spagnolo, qui.

Terrorismo è non avere il necessario per la sopravvivenza, è vedersi tagliare il salario o la pensione, è la tua casa confiscata da una banca, vivendo in un’inquinamento che uccide. Terrorismo è vivere ogni giorno con la paura per la sopravvivenza. Per la maggior parte della società, i terroristi e i criminali sono coloro che governano: il regime dei politici, i ricchi, le caste privilegiate, che sfruttano i lavoratori e prosperano semplicemente partecipando alle istituzioni economiche e politiche. I nemici della società sono coloro che – dopo anni di furti, arricchendosi approfittando di un sistema barbaro e ingiusto in una maniera più che evidente – stanno chiedendo a noi di dare il nostro sangue per salvare la vita del putrido cadavere del regime.

Lettera politica alla società
Roupa Paula, Nikos Maziotis, Costas Gournas
Grecia, Aprile 2010

Solidarietà con gl’imputati del caso della Lotta Rivoluzionaria

La rivoluzione sociale non è il passato, è il presente e il futuro di questo mondo

NON DIMENTICHIAMO LAMBROS FOUNDAS

Cipro: Detenuti in attesa di processo hanno iniziato lo sciopero della fame nella struttura penitenziaria centrale di Nicosia

Annunci pubblico – 6 Novembre 2012

Siamo i seguenti prigionieri in attesa di giudizio:
Dimitris Mamalikopoulos # 1108/12, Panagiotis Baztekis # 908/12, Ioannis Mavrofridis # 906/12, Andreas Ivanidis # 907/12, Kosmas Kalaitzidis # 905/12, Georgios Dimitriou # 1264/12, Vero Doriani # 1265/12, Eleftherios Kartasakis # 1263/12.

Come detenuti in stessa di giudizio nella prigione centrale di Nicosia, Cipro, chiediamo e lottiamo per i nostri diritti legittimi.

In primo luogo, non ci è permesso di uscire nel cortile della prigione.

In secondo luogo, non ci è permesso di guardare la televisione.

In terzo luogo, siamo costretti ad acquistare acqua in bottiglia, perché non ci viene fornita acqua potabile gratuita dall’amministrazione penitenziaria.

In quarto luogo, non ci è consentito di comunicare con le nostre famiglie per telefono per più di 10 minuti a settimana.

In quinto luogo, non ci è data una dieta corretta.

Stiamo rivendicando i nostri diritti legali, chiedendo niente di più dalle disposizioni già contenute nello statuto della prigione, che tutti i detenuti abbiano il diritto di avere.

Pertanto, tutti i prigionieri in attesa di giudizio di cui sopra abbiamo deciso di iniziare uno sciopero della fame, fino a quando i nostri requisiti legittimi non siano soddisfatti.

Siamo consapevoli del fatto che la nostra decisione causerà ulteriori problemi in termini della nostra detenzione preventiva, visto che inevitabilmente saremmo sottoposti a torture e saremmo spostati nel braccio dell’isolamento speciale (anche se quest’ultima misura punitiva è vietata per quanto riguarda i detenuti non condannati nelle prigioni centrali).

Chiediamo per questo sostegno e solidarietà, in particolare attraverso l’ambasciata della Grecia a Nicosia.

La solidarietà è la nostra arma.
La passione per la libertà è più forte da qualsiasi prigione.

fonte

Amburgo, Germania : Solidarietà con i popoli in lotta in Grecia

Dalla seconda metà di questo anno, la solidarietà con il popolo ed i compagni in Grecia, che lottano contro il sistema ed i risultati della crisi del capitalismo, è in aumento.

Soprattutto nella situazione di avere i vincitori della crisi tutto intorno a se, non è facile a volte distinguere da dove bisogna cominciare. In generale, una grande parte della società in Germania non percepisce ciò che le conseguenze della crisi – i tagli – significa per la vita delle persone in Grecia. Come “vincenti” e svolgenti di un ruolo di primo piano nella crisi non ci si sente l’impatto finanziariamente ed economicamente qui.

Oltre ai benefit economici per i compagni imprigionati e la solidarietà-attività come ad esempio scrivere lettere ai detenuti e manifestazioni ci sono state più discussioni sulla crisi così come sulla situazione in Grecia e il nostro atteggiamento nei confronti di essa.

Come risultato dei compagni hanno deciso di mostrare la loro solidarietà rivoluzionaria attaccando la realtà che ci circonda. In diverse città attacchi per i prigionieri, come pure attacchi contro le banche e gli speculatori della crisi hanno avuto luogo.

Alcuni attacchi in solidarietà con le lotte in Grecia sono effetuati ad Amburgo:

2012

27 e 28 Febbraio – 6 banche sono state attaccate in solidarietà con il popolo in lotta e in sciopero in Grecia

3 Maggio – Visitati i posti di parcheggio della “Telecom” e le auto aziendali sono date alle fiamme. Telekom è un vincitore della crisi e co-proprietario della società telefonica greca OTE. Telekom, inoltre, con le sue imprese costituisce un esempio per la crescente cooperazione civile-militare dei due paesi.

23 Agosto – Verniciato e distrutto edificio della “Telekom”.

25 Agosto – Una street fest illegale in solidarietà con le lotte in Grecia. Striscioni, discussioni e informazioni distribuiti tra le migliaia dei visitatori. La sera un pò di fuoco e banche che abbiano perso la finestre.

in greco, in inglese

“Oltre le frontiere”, una trasmissione radiofonica di 98FM e Contra Info – Lunedì, 5 Novembre

La trasmissione radiofonica di Contra Info “Oltre le frontiere” ritorna Lunedì, 5 Novembre alle 15.00 (GMT +2), in collaborazione con i compagni della libera stazione di radio di Atene 98FM.

Questa volta, avremo l’opportunità di discutere (in francese / greco) con i compagni in lotta attualmente sulla zona della ZAD vicino alla città francese di Nantes, per quanto riguarda la lotta in corso contro l’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes, le forme che prende questa resistenza e le questioni che essa solleva.

È possibile ascoltare la trasmissione in diretta in streaming qui e inviarci i vostri messaggi istantanei in studio.

Volos, Grecia: Scendiamo in strada e abbattiamo i fascisti!

La sera del 6 Ottobre, una manifestazione antifascista ha avuto luogo nella città di Volos (Grecia centrale). Alle 18.00, circa 300 manifestanti si sono riuniti nella Piazza di Aghios Nikolaos, composti da compagni dello spazio anarchico/libertario, ma anche da molti esponenti della sinistra locale. Poco prima dell’inizio del corteo, alcuni compagni hanno preso a calci in culo un neo-nazista. Poco dopo, il numero dei partecipanti ha raggiunto i 900 manifestanti.

Nello stesso tempo, i neo-nazisti dell’Alba Dorata (Chrissi Avgi) avevano fatto un richiamo per una manifestazione “Pan-Thessalica contro le misure di austerità” davanti ai loro informali uffici locali, situati in Via Skenderani. Non più di un centinaio di teppisti hanno partecipato alla miserabile riunione fascista. Apparentemente, sia i nazionalisti e la polizia erano estremamente preoccupati per gli scontri che sarebbero scoppiati, e di conseguenza avevano schierato pesanti forze repressive attraverso le strade della città, come ad esempio quattro autobus della polizia e diverse squadre della polizia anti-sommossa provenienti da città vicine per proteggere i membri dell’Alba Dorata, così come tutte le unità motorizzate della DIAS e decine di poliziotti in borghese della città Volos.

I squadroni della polizia anti-sommossa hanno circondato la Piazza di Aghios Nikolaos, al fine di bloccare la manifestazione antifascista, ma i manifestanti non si sono fatti intimidire. Il corteo è iniziato in modo combattivo ed ha attraversato la Via Dimitriados, dove ci sono stati piccoli scontri, non appena i poliziotti hanno sparato lacrimogeni di gas e granate assordanti contro i manifestanti, nel tentativo di disperdere la folla. Gli antifascisti sono rimasti insieme in un unico blocco ed anche vari passanti hanno scelto di unirsi al corteo. Hanno proseguito per Via Iasonos e la manifestazione si è conclusa presso l’Università (Tholos), dove si è tenuta un’assemblea per determinare le azioni future.

La grande affluenza, così come la passione dei manifestanti antifascisti, oltre a rendere i fascisti molto più diffidenti e spaventati per contro-attacchi, ha dimostrato che le persone possono fare molto di più quanto da quello possano pensare possibile quando si organizzano in modo serio e decisivo . I fascisti e il loro veleno non hanno nessun posto a Volos, o dovunque per quello che ci riguarda. Anche se cercheranno di riorganizzarsi e fare la loro comparsa per le strade, si troveranno ad affrontare con le contro-proteste, e speriamo che la prossima volta non saranno così ben protetti dai loro colleghi poliziotti.

In seguito a questa manifestazione, un’altra azione antifascista si è svolta al centro di Volos il 10 Ottobre. Quasi 50 compagni sono scesi in strada, effettuando affissioni e distribuendo volantini contro-informativi. Hanno cantato slogan sul loro cammino fino a raggiungere Via Skenderani, volendo “fare una visita” al nido fascista. Sono rimasti davanti alla sede ufficiale dell’Alba Dorata per circa quindici minuti, fino a quando il capo della polizia locale è intervenuto insieme alle forze motorizzate della DIAS. Nonostante il “colloquio amichevole” del capo della polizia, i compagni sono rimasti nella loro posizione per cinque minuti. I passanti hanno espresso il loro sostegno spontaneo quando gli antifascisti hanno deciso di andarsene, gridando molto forte la necessità di distruggere i fascisti e far sparire il nazionalismo.

Nemmeno un millimetro di terreno per i nemici della libertà!
Abbattiamo il patriottismo-nazionalismo-populismo-fascismo ovunque!

Le donne come bottino di guerra

Dall’opuscolo antimilitarista “Guerra contro la guerra” dal collettivo degli obiettori totali al servizio militare Xipolito Tagma (“Battaglione Scalzo” ad Ioannina, Grecia)

Stupri in tempo di guerra possono essere commessi e sono stati effettivamente perpetrati da eserciti organizzati, gruppi paramilitari e fascisti, e vari fondamentalisti. Gli abusi sessuali e i stupri contro le ragazze e le donne si sono evoluti in un arma sistematica di guerra e repressione. In questi fenomeni di violenza sessuale, l’oppressione di genere è associata con il militarismo e la struttura altamente patriarcale del corpo militare. Si tratta di una premessa comune, o per di più, siccome le guerre hanno un genere, il genere maschile, così lo abbia anche la macchina omicida dello Stato, l’esercito. Naturalmente, questo non significa che le donne sono spettatori a tutta questa violenza, anzi, nella maggior parte dei casi si tratta di vittime di stupro d’assalto*. I stupri delle donne in periodo di guerra devono essere visti alla luce dell’organizzazione patriarcale della fantasie nazionali che si mettano in funzione. Più palesemente patriarcali sono le narrazioni nazionali, più utile è l’arma dello stupro per gli attaccanti, e più utile per lo sterminio dei loro obiettivi.

Lo stupro come strumento di guerra può avere origini diverse. In molti casi, lo stupro può essere un risultato di ordini diretti di alti ufficiali dell’esercito, o semplicemente un incentivo degli stessi soldati, o entrambi combinati. Quello che è certo è che questi stupri sono calcolati come una componente della vittoria o della sconfitta militare, ma non possono essere esauriti in queste connotazioni. In ogni caso, ciò che dà un significato-importanza a questi stupri è un immaginario comune: quello della pulizia etnica o di altro tipo di “genocidio riproduttivo”, o in generale della distruzione dei legami all’interno della società avversaria; in altre parole, prima di tutto la distruzione dei significati immaginari di questa società che sono collegati con l’esistenza dei suoi sudditi. Durante la guerra in Bosnia-Erzegovina, per esempio, il processo della pulizia etnica divenne evidente quando le donne caddero vittime di stupri di massa e di torture, prigioniere e prostitute forzate da parte dei soldati e dei paramilitari Serbi. Questo esercizio è stato, naturalmente, un esplicito comando di ufficiali, ma non avrebbe alcun effetto senza la partecipazione attiva dei soldati, né avrebbe raggiunto tali proporzioni mostruose come abbia fatto.

L’umiliazione e lo stupro delle donne del “nemico” nella condizione di guerra acquista il significato dell’umiliazione e di stupro della nazione avversaria nel suo complesso. Ovviamente, i significati attribuiti alle donne e alla femminilità, in generale, dalla socializzazione nazionalista sono mescolati qui. Tali significati si applicano, da un lato, alla caratterizzazione della donna come grembo della nazione, responsabile alla perpetuazione della nazione (cioè la nascita di nazionalisti e, perché no, soldati disposti), e dall’altro, come colei che deve rimanere casta, onesta ed impegnata alla famiglia, che sia il cuore della nazione. Tutte queste caratteristiche sono considerate inviolabili ed evidenti da qualsiasi nazionalismo (e qualsiasi nazionalista). Pertanto, i soldati stuprano le donne e distruggono le famiglie degli altri, al fine di “proteggere” le loro donne e le loro famiglie. La donna detiene un ruolo importante come metafora, ad esempio la “madre patria” o il come già citato “utero della patria-nazione”. Le donne sono, quindi, una cosa per la quale un soldato è incaricato per andare in guerra (ad esempio “si va in battaglia per il bene delle nostre donne e dei bambini”), un oggetto che esiste da proteggere (così come il resto della proprietà dell’uomo). D’altra parte, le donne sono quelle che ricevono i più feroci attacchi da parte delle truppe, tuttavia sono la maggior parte della popolazione civile, e la maggior parte di loro non sono coinvolte nelle decisioni e la pianificazione delle guerre.

Lo stupro in guerra non è l’eccezione ma la regola generale che si basa su l’odio nazionalista e la supremazia maschile, gli elementi di base che si trovano nell’ideologia dei militari e della guerra. Così, la nostra posizione antimilitarista si basa sull’obiezione universale di questi elementi, sempre contro il “nostro” Stato e il nazionalismo, ma anche contro i privilegi e gli stereotipi maschili.

* Secondo le cifre ufficiali, stupri per scopi militari sono stati commessi in tutte le guerre conosciute degli ultimi anni: nella ex Jugoslavia, Cambogia, Sri Lanka, Bangladesh, Liberia, Perù, Somalia, Mozambico, Sudan e Uganda. Gli esempi forniti in un progetto di relazione della cosiddetta “Commissione per i Diritti della Donna e le Pari Opportunità” del Parlamento Europeo sono quelli di Berlino nel 1945, quando le forze alleate entrarono nella città, e i stupri hanno raggiunto le 110-800.000; 20-50.000 stupri nella ex Jugoslavia durante la guerra civile nel 1990, e 250-500.000 stupri nella guerra in Ruanda nel 1994. Tutto questo riguarda solo stime e cifre “ufficiali”, che di fatto non riescono a valutare la dimensione del “male”, come in ogni disastro. Inutile dire che, i stupri sono sempre stati, e sono tuttora, una delle armi infinite e più potenti nelle mani dello Stato greco e del nazionalismo.

Atene: Sgombero di un’occupazione di alloggiamento in Via Spyridonos Trikoupi ad Exarchia

Il 30 Ottobre, intorno alle 10:00, squadre della polizia anti-sommossa hanno preso d’assalto le strade circostanti Piazza Exarchia ed hanno violentemente sgomberato un occupazione in Via Spyridonos Trikoupi. Secondo le prime informazioni, una decina di persone sono state portate alla stazione della polizia di Exarchia, mentre i proprietari “legittimi” dell’edificio non hanno (ancora) esposto causa contro gli occupanti detenuti.

Aggiornamento, 18.00 (GMT +2): I “padroni di casa” hanno esposto una causa contro gli occupanti. Tutti i detenuti si terrano presso la stazione di polizia fino a domani, 31/10, quando sono attesi a comparire dinanzi al procuratore.
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Nel frattempo, da questa mattina, IMC di Atene è stato temporaneamente offline a causa di mancanza di corrente (non a causa di repressione). Alle 16.30 (GMT +2) Atene IMC è tornato di nuovo online.

Grecia : Testo di 3 prigionieri anarchici in solidarietà con le occupazioni in Grecia

LA GUERRA CIVILE SOCIALE
NON VA IN VACANZA

Con la crescita dei contrasti e delle contraddizioni della società capitalista, che si fanno sempre più visibili, e con il fantasma dell’insurrezione che insidia i sogni dei dominatori di questo mondo, quelli che dirigono le nostre vite hanno un’ultima carta da giocare: la repressione.

La diffusione dei punti di vista fascisti, i pogrom razzisti contro immigrati e le pugnalate democratiche che li accompagnano, l’aumento del controllo poliziesco e panottico, la propaganda della paura, riprodotta dalla Stampa, la fortificazione legale del regime contro gli anarchici e i rivoluzionari che lottano per la liberazione della vita sono i movimenti di panico di un regime che, restando in sospeso, cerca di offrire quello che solo gli resta: terrore e sicurezza.

Così, dopo essersi assicurato di avere rotto ogni senso di comunità tra i combattenti, dividendo in granelli identità false e separazioni (violenti-nonviolenti, guerriglieri-movimentisti, armati-occupanti, greci-immigrati, legali-illegali, ecc.) – e qui si dovrebbe impostare un grande dibattito su quanto riproduciamo noi stessi queste dinamiche, – è cominciata la pulizia: dopo aver cercare di sotterrare una 50na di anarchici negli ultimi anni sotto fili metallici a punta e cemento (guerriglieri e non), dopo aver inviato sbirri a occuparsi del “problema dell’immigrazione”, dopo aver schiacciato – a un grande prezzo, per certo – le dozzine di manifestazioni militanti – piccoli festival di violenza liberatrice e incontro di insurgenti -, doveva inviare un messaggio chiaro alle occupazioni durante l’estate, che, purtroppo, fu un piccolo periodo buio per le lotte liberatrici collettive.

Atto I

Un giorno dopo che una manifestazione di compagni aveva dissolto un concentramento di membri di Alba Dorata ad Agrinio, lanciandogli merda e dimostrando che le strade appartenevano e appartengono agli insorgenti, viene collocato un congegno incendiario nell’occupazione Apertus. Alcuni giorni dopo, in seguito a una chiamata dei collettivi e delle occupazioni della zona, si svolge una manifestazione con 350 anarchici/antiautoritari/antifascisti nelle strade principali della città, mettendo in chiaro che qualunque attacco contro lottatori o occupazioni riceverà come risposta l’unione delle comunità combattenti della lotta anarchica.

Atto II

Due giorni dopo, vi è un attacco incendiario contro l’occupazione Draka, nell’isola di Corfù. Collocato da mani fasciste per conto dello Stato, poiché l’ospedale a cui appartiene l’edificio, dopo l’attacco incendiario, lo propose alla Procura che voleva usarlo, dopo averlo lasciato ammuffire per anni. Dozzine di interventi/manifestazioni/distribuzione di volantini ebbero luogo in molte città della Grecia come segnale di solidarietà.

Atto III

All’inizio di Agosto, durante il periodo più “morto”, si succedono vari tentativi di tagliare l’elettricità all’occupazione Delta a Thessaloniki, per ordine dell’Istituto di Formazione Tecnica (TEI) a cui appartiene l’edificio. Ci furono anche presidi, distribuzione di volantini, oltre alla vigilanza dell’edificio per evitare che succedesse qualcosa; alla fine tutto venne rimandato di un mese e passò in mano alla Procura. Qui ci piacerebbe ricordare che un incidente simile avvenne nell’occupazione VOX alla fine di Giugno. Quando l’impresa di elettricità tentò di tagliare la corrente e non vi riuscì per l’intervento delle occupazioni.

Approfittando del periodo estivo e della pausa “informale” delle lotte, lo Stato e le sue spie, tutti i tipi di fascisti, hanno cercato di riformulare il messaggio di guerra contro le occupazioni, ma lo hanno ampliato alle comunità di lotta anarchica nel territorio greco. Tuttavia hanno fallito. Cosa che si ripeterà, se dimenticano che gli anarchici/antiautoritari già partecipano coscientemente alla battaglia non pacifica tra le forze della libertà e le forze della schiavitù.

Cosa che si ripeterà, basta che non dimentichiamo la necessità di una maggiore organizzazione/collettivizzazione da parte nostra diretta all’acutizzazione delle ostilità contro la macchina statale e la lotta senza tregua per la liberazione individuale e collettiva.
Una lotta che non si permette il lusso di cedere spazio e tempo al nemico senza presentare battaglia.
Se c’è altro che bisogna rafforzare ed estendere sono le scelte determinate, la solidarietà nelle relazioni tra gli insorti, il rifiuto di dividere la nostra lotta con criteri come le vacanze e le “capacità rivoluzionarie”.

Tutti i fatti che abbiamo menzionato, nella misura in cui si sono prodotti in ogni occasione, hanno parlato per sé stessi.

Nonostante ciò, continuiamo la lotta contro gli Stati, le frontiere e i fascisti, contro i manicomi e le prigioni, contro il capitalismo e le droghe che ci vende, contro il sessismo e il dominio, contro la distruzione della natura e le polizie della società, e sentiamo la necessità di mandare saluti e forza ai guerrieri che in ogni occasione acutizzano la lotta per la liberazione umana e naturale da ogni catena autoritaria, dandoci, senza saperlo, un po’ della loro passione, forza e coraggio.

Nelle fertili condizioni sociali che attraversiamo, piantiamo i semi dell’anarchia perchè si apra il fiore della liberazione totale. Organizziamoci in comunità antigerarchiche militanti e confermiamo allo Stato e ai fascisti le peggiori aspettative che hanno in mente.
Osiamo e continuiamo ad osare.
Dentro e fuori le prigioni, coordiniamo i nostri cuori e lotte contro lo Stato e il capitalismo.
Solidarietà con le occupazioni Apertus (Agrinio), Draka (Corfú) e Delta (Tesalónika).

Sokratis Tzifkas
Babis Tsilianidis
Dimitris Dimtsiadis
23 Agosto 2012.

in spagnolo, in inglese

Grecia – Atene : Nuovo processo della CCF – sessione 2 e 3

Sessione 2, Mercoledì 10/10/2012

Dei 12 avvocati convocati per essere assegnati (due per ogni accusato dei cinque compagni e due sostituti), solo la metà si sono presentati. E mentre non c’è stato problema di accettazione da parte dei membri della CCF, il procuratore ha proposto di non chiamare altri avvocati, ma che quelli presenti avrebbero dovuto prendersi 2-3 imputati ognuno!

L’assistente ha espresso la stessa riflessione, sostenendo la difficoltà di trovare avvocati. Il che significa che, anche se il tribunale ha deciso nella prima sessione di assegnare due avvocati per ogni accusato, siamo arrivati al punto di assegnare due avvocati ogni due-tre accusati. Gli avvocati presenti hanno reagito, e avvertito che se fosse stata presa una decisione del genere, si sarebbero dimessi.
Quindi, il processo è stato interrotto, sono stati chiamati più avvocati e con il numero completo di avvocati sono andati all’assegnazione, dopo che i nuovi giunti hanno parlato con i compagni accusati (avevano lasciato la stanza del tribunale del terrore) e hanno ricevuto la loro conferma di accettazione.

Il fiero membro della CCF Mihalis Nikolopoulos ha reso la seguente dichiarazione:

“Oggi comincia un’altro processo politico-militare. Vogliamo essere chiari. Nessun verme della mafia giuridica, come sono questi, è degno di giudicare un attacco o un membro della nostra organizzazione. Per noi tutti loro sono al lato opposto e siamo in guerra contro di loro. La nostra attitudine nei loro confronti non è altro che ostile ed aggressiva, come segnale delle nostre reali intenzioni. Perchè con i moderni inquisitori della mafia giuridica, ogni combattente della guerriglia anarchica non può avere niente a che fare se non far saltare le loro case e stanze di tribunale, così come applicare la pratica dell’esecuzione politica di molti di loro nel quadro del terrorismo anarchico.

Lo scontro diretto e frontale con ogni tipo di autorità istituzionale e non.

Come anarchici d’azione, quindi, combattiamo la loro Giustizia, combattiamo ogni forma di autorità della macchina sociale.
Il nostro mezzo è ogni guerra insurrezionale gridata da dentro e fuori le mura.

LUNGA VITA ALLA COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO
LUNGA VITA ALLA FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE

Il fiero membro della C.C.F. Panagiotis Argirou ha reso la seguente dichiarazione:

“Questa è la situazione. Voi stessi, servi di una società più becera, che vi ha dato il diritto di seppellire vite umane, avete l’audacia di apparire qui di fronte a noi allo scopo di giudicarci per la nostra azione anarchica e aggressiva contro il mondo e la civilizzazione che rappresentate. Ma da me tutto quello che voi riceverete è il mio odio sottaciuto.

Perchè sì, sono vostro nemico e nemico del sistema di cui siete parte, come anarchico e come fiero membro della CCF e della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale.

Non rimpiango nulla, per nessuna delle mie azioni, per nessuna delle mie scelte, ero e sarò ostile ad ogni comportamento autoritario e schiavista. Ora, intrappolati nell’arroganza che vi è data dalla vostra posizione, pensate di essere intoccabili e al sicuro. Questo, ovviamente, come è stato dolorosamente riscontrato da molti vostri colleghi in diversi paesi di tanto in tanto, non è che un falso sentimento di sicurezza e forse arriverà il giorno in cui anche voi proverete la stessa identica sofferenza.

LUNGA VITA ALL’AZIONE DIRETTA ANARCHICA – LUNGA VITA ALLA CCF – LUNGA VITA ALLA FAI/FRI

Il processo continuerà Lunedì 22 Ottobre, per dare tempo agli avvocati di dare un’occhiata al caso

Sessione 3, Lunedì 22/10/2012

Theofilos Mavropoulos ha parlato per primo oggi e ha letto estratti da una dichiarazione dei compagni ricercati Giannis Mihailidis e Dimitris Politis, che sono accusati di essere membri della CCF:

“Parliamo in occasione del processo contro l’organizzazione rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco, perché ci capita di essere ricercati per questo caso.

No, non stiamo facendo un eventuale appello ai rappresentanti del potere giudiziario. Non ha senso di affrontare i nostri nemici. Facciamo appello ai nostri compagni, nel senso stretto e più ampio del termine. Vogliamo chiarire in primo luogo che non siamo membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, non per rinunciare a nessuna delle nostre responsabilità legali, ma per evitare l’identificazione del nostro discorso politico con il discorso dell’organizzazione, dato che manteniamo i nostri disaccordi.

Naturalmente, restiamo impenitenti per la nostra scelta di sostenere e di fatto esseri sostenuti dai compagni della CCF, e la nostra scelta di partecipare attivamente alla lotta anarchica.

Come anarchici siamo ostili al sistema giudiziario e allo Stato nella sua interezza. Quindi, per noi, ogni persecuzione di Stato contro di noi è anche un titolo di onore.

NON CI RITIRIAMO – NON CI ARRENDIAMO

Siamo solidali con i nostri compagni dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, il nostro compagno Theofilos Mavropoulos, i rivoluzionari anarchici accusati nella stessa causa, e tutti i prigionieri impenitenti della guerra rivoluzionaria.”

Poi ha parlato Christos Tsakalos, che ha cominciato dicendo: “Quindi, poiché le nostre parole sono azioni, non intendiamo cedere ad una codarda retorica innocentista. La legittimità per noi è il trattamento degli schiavi. La legge è una prostituta che serve gli interessi dell’autorità.

E tutti voi giudici e “onorevoli” procuratori siete le prostitute che fanno da accompagnatrici ai propri clienti. È vero che abbiamo infranto le vostre leggi. È vero che agiremo allo stesso modo ancora e ancora. Ci giudicate nel nome della legge, noi agiamo nel nome della dignità e della coscienza anarchica. Tra di noi c’è un vuoto che non si adatta né alla bontà legale né ai dialoghi pretenziosi”. Ed ha concluso: “Di una cosa ancora potete stare certi. Non vi daremo nemmeno un secondo di pace”.

La cancelliera del tribunale Maria Tzanakaki, nel tentativo di accorciare agli avvocati il tempo necessario della pausa, ha fatto l’errore di rendere noto il suo verdetto sull’innocenza o meno degli accusati. Rivolgendosi ai loro avvocati ha ricordato loro che gli accusati sono temporaneamente imprigionati e che c’è anche la faccenda del periodo di detenzione pre-sentenza che è di 18 mesi.
Questo significa che gli accusati non dovrebbero essere rilasciati dopo il termine dei 18 mesi. Al procuratore Bagias è stato chiesto che il processo continuasse dopo le 10.00, ma ha risposto che non era possibile perchè gli accusati sono temporaneamente in carcere! Alla fine, il procuratore ha proposto una settimana di pausa e il tribunale ha accettato. Quindi il processo continuerà Lunedì 29 Ottobre.

Grecia : Dichiarazione di Jose Rodríguez nel processo contro Lotta Rivoluzionaria ad Atene (13.9.2012)

La guerriglia è una forma di lotta contro l’ordine stabilito che viene da lontano. Nello stato spagnolo è ben conosciuta con quel nome dai tempi della dittatura del generale Franco.

Guerriglieri furono i cosiddetti “maquis”, militanti anarchici come Wenceslao Jimenez Orive, Ramón Vila Capdevila, Marcelino Massana, Cesar Saborit, Francisco Sabaté Llopart o José Lluís Facerías, che fino al 1963 continuarono a combattere contro il fascismo e il capitalismo iniziato il 18 Luglio 1936, passando continuamente la frontiera francese in direzione di Barcellona carichi di zaini pieni di armi, propaganda e materiale per stampare pubblicazioni clandestine.

Altri gruppi come quello di Francisco Ponzán Vidal, assassinato dalla Gestapo in Francia il 17 Agosto del 1944, aiutarono nelle evasioni, in collaborazione con gli alleati, migliaia di ebrei e altri perseguiti dal regime nazista.

Tutti loro senza eccezione furono accusati di essere “terroristi” e “banditi” dai mezzi di comunicazione del regime di Franco.

Anni prima allo stesso modo furono considerati “terroristi” e “banditi” uomini di azione dell’anarcosindacalismo catalano come Buenaventura Durruti, Ricardo Sanz, Aurelio Fernandez o Juan García Oliver, membri dei gruppi “Los Solidarios” y “Nosotros”, responsabili delle morti del governatore di Bilbao Regueral e del cardinale Soldevilla (implicati nella creazione dei gruppi di pistoleri della patronale responsabili dell’assassinio di Salvador Seguì e di decine di sindacalisti negli anni 1918-1923).

I “Solidarios” furono anche gli autori dell’assalto al Banco di Spagna a Gijón e del tentativo di uccidere il Re di Spagna Alfonso XIII nel 1926.

Questi stessi uomini di azione successivamente furono l’avanguardia delle forze popolari che nella strada arrestarono il colpo di stato fascista del 18 Luglio 1936, che scatenò la più profonda rivoluzione anarchica che fino ad allora aveva visto l’umanità.

Furono chiamati “Pistoleri” anche militanti anarchici come Pedro Mateu, Ramón Casanellas e Lluís Nicolau, che uccisero il presidente del governo Eduardo Dato nel 1921, responsabile dell’assassinio di decine di prigionieri sindacalisti in Catalunia e altre regioni mediante l’applicazione della “ley de fugas”.
Molti altri “pistoleri” (in realtà, militanti della CNT) furono attivi in quel periodo (1918-1923) confrontandosi, armi alla mano, con i padroni che negavano di accettare le giuste rivendicazioni operaie di quegli anni (giornata lavorativa di 8 ore, aumento dei salari, condizioni di vita dignitose) in una lotta che lasciò centinaia di morti da entrambe le parti.

“Gangsters” furono chiamati dai mezzi di comunicazione e buona parte dei gruppi di opposizione democratica Salvador Puig Antich e Oriol Solé Sugranyes, membri dei MIL-GAC (Movimento Iberico di Liberazione – Gruppi Autonomi di Combattimento), gruppo che collaborò con le lotte operaie recuperando finanziamenti tramite rapine alle banche e realizzando edizioni di testi di teoria per la classe operaia.

Puig Antich fu assassinato dal fascismo tramite la garrota vile il 2 Marzo 1974; Oriol Solé fu assassinato nei dintorni della frontiera francese dalla Guardia Civile, che gli sparò mentre si trovava di schiena e disarmato dopo la fuga spettacolare attraverso le fogne del carcere di Segovia, insieme a una trentina di prigioneri politici, nell’Aprile del 1976.

Dopo la loro morte furono rivendicati come “martiri” della causa antifascista da buona parte dell’opposizione democratica che non volle collaborare con loro in vita per le loro posizioni nettamente anticapitaliste.
Il periodo della “transizione alla democrazia” dopo la morte di Franco il 20 Novembre del 1975 non migliorò la situazione; il 3 Marzo 1976 cinque operai muoiono e decine sono feriti da colpi d’arma dalla Polizia Armata spagnola nella città di Gasteiz (Vitoria). Il loro crimine? Aver partecipato ad una assemblea pacifica nel quadro di uno sciopero che durava tre mesi. La stampa spagnola e i portavoce del governo parlano di “violenza” degli operai per giustificare il loro perfido assassinio.

188 persone furono assassinate nel periodo 1975-1983 dalla Polizia e dai gruppi terroristi fascisti. Molti di questi crimini restarono impuniti.

Agustín Rueda Sierra, compagno anarchico e autonomo che fu arrestato nel 1978 mentre passava la frontiera dalla Francia insieme ad un altro compagno, portando esplosivi (continuando in questo modo la lotta dei “maquis”) fu torturato fino alla morte dai carcerieri della prigione di Carabanchel (Madrid) il 13 Marzo dello stesso anno, dopo che fu scoperto all’interno della prigione un tunnel che sarebbe servito per la fuga dei membri del COPEL (Coordinamento dei Prigionieri in Lotta), organizzazione assemblearia creata dai prigionieri sociali per reclamare l’amnistia e profonde riforme del sistema penitenziario.

Nel 1982 il PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo) arriva a La Moncloa. Nel 1983 nasce il GAL (Gruppi antiterroristi di Liberazione), organizzazione parapoliziesca responsabile di sequestri, torture e 23 omicidi di rifugiati baschi e cittadini francesi fino al 1987.

Alte cariche del governo socialista, polizia e perfino un generale della Guardia Civile furono condannati molti anni dopo per le attività del GAL; tuttavia, delle centinaia di anni a cui furono condannati ne scontarono solo una minima parte, essendo tuttora in libertà la maggioranza dei condannati per il terrorismo di Stato.

Nemmeno ci furono condanne per quelli che assassinarono con 113 spari di fucile quattro membri dei C.A.A. (Comandos Autónomos Anticapitalistas) nell’imboscata e fucilazione di Bahìa de Pasaìa il 22 Marzo 1984. La versione ufficiale parlò di “sparatoria” tra “terroristi” e Forze di Sicurezza. Questa è la nostra democrazia.

Dall’11 Settembre 2001 la lotta contro il “terrorismo” si trova nell’epicentro delle politiche di repressione e criminalizzazione della resistenza in generale, che sia pacifica o meno. È ovvio, poi, che le leggi e le politiche “antiterroriste” vengono applicate per difendere il Sistema economico, politico e sociale vigente.

Sono i potenti, i loro portavoce ufficiali nei mezzi di comunicazione, quelli che determinano quale è un “atto terrorista” e quale no. Per loro, per voi, i bombardamenti della OTAN, le politiche economiche che condannano alla schiavitù milioni di persone nel mondo o le violenze della polizia non sono atti di terrorismo, ma lo sono gli atti di resistenza a questa barbarie o la mera intenzione di farlo.

Siamo orgogliosi della storia di lotta e resistenza del movimento libertario-anarchico, e non rinneghiamo né gli uomini d’azione né la guerriglia. Non li consideriamo “terroristi”. Li ricordiamo come compagni che diedero il meglio di loro stessi nella lotta contro il capitalismo e lo Stato, nella lotta per la liberazione della classe oppressa a cui apparteniamo.

Oggigiorno, il capitalismo è tornato a mostrare il suo autentico volto criminale e anti-popolare. Sotto il giogo delle politiche economiche neoliberali, molti stanno tornando a subire condizioni di vita intollerabili. Molti stanno anche riscoprendo la cortina di fumo che nascondono i termini “terrorismo” o “violenza”, lanciati dall’alto come arieti contro i movimenti di lotta che insorgono oggi.

In questo senso, io ed altri compagni libertari-anarchici, consideriamo pienamente valide le motivazioni per le quali Lotta Rivoluzionaria è passata all’azione. Li consideriamo come degni eredi di un ampio movimento di lotta, in Europa e altrove.

Eredi delle lotte dei nostri “partigiani”, dei nostri miliziani e dei nostri uomini di azione, eredi nell’idea di combattere con tutti i mezzi il capitalismo criminale, eredi nell’idea di una società più giusta ed egualitaria, dove lo sfruttamento e l’ingiustizia saranno abolite.

Nello stato spagnolo, la figura di Nikos Maziotis è ben conosciuta nei media libertari-anarchici dall’anno 1999, per il movimento di solidarietà generato dopo il suo arresto per il fallito attentato contro il Ministero dell’Industria e dello Sviluppo, movimento nel quale io ed altri compagni partecipammo tramite la diffusione di comunicati.

Attualmente, un altro movimento di solidarietà simile si è creato con l’organizzazione Lotta Rivoluzionaria, dopo l’assassinio di Lambros Foundas e gli arresti. Ho avuto la fortuna di conoscere quell’anno i compagni Nikos, Pola e Kostas, che si trovano anni luce dallo stereotipo del “terrorista” sanguinario con cui ci bombardano i media.

Per questo anche li consideriamo eredi a distanza, poiché noi, la classe oppressa, i lavoratori, gli esclusi, non abbiamo patria: le nostre aspirazioni, le nostre lotte e sogni di libertà sono gli stessi nello Stato spagnolo, in Grecia o in America Latina: lo stesso è il nemico in questo mondo globalizzato, la stessa è la risposta popolare, che non si ferma di fronte alla sua criminalizzazione e repressione.

Così, la solidarietà con gli imputati in questo processo è parte integrante della lotta internazionale contro il Capitalismo e lo Stato; un nuovo capitolo della lotta individuale e collettiva contro il dominio e l’autorità.

E dal nostro punto di vista, non solo come libertari-anarchici, ma anche come esclusi e sfruttati, la nostra lotta è giusta e necessaria, e può solo essere giudicata dai nostri uguali. Viva la lotta rivoluzionaria!

¡No Pasarán!

Madrid – Atene, Settembre 2012

in spagnolo, greco

Salonicco: Appello urgente per il sostegno internazionale con l’occupazione Delta e l’imprigionato immigrato anarchico Gustavo Quiroga

Si prega di diffondere la seguente dichiarazione con questi testi: i, ii e iii

Dichiarazione dell’occupazione Delta sugli eventi dello sgombero

Domenica 16 Settembre, 2012

UNA BREVE CRONACA

Il 12 Settembre alle 6.30 della mattina diversi dipartimenti della polizia sono stati mobilitati per lo sgombero dell’occupazione Delta. Unità repressive speciali antiterrorismo (EKAM) e squadroni della polizia antisommossa (MAT) si sono sfondate nelle stanze in cui i compagni dormivano, gettandoli sul pavimento mentre erano già stati ammanettati. Durante tutta questa operazione i compagni hanno subito una violenza sia verbale che fisica. Uno di loro si è trattenuto in modo da poter essere presente durante la perquisizione dei poliziotti nell’edificio anche se aveva la testa rivolta verso il muro, in modo di non poter vedere niente. In seguito, si è rifiutato di firmare il rapporto della perquisizione e della confisca. Qualche tempo dopo, tutti e dieci i compagni arrestati sono stati portati al quartier generale della polizia di Salonicco.

Nel frattempo, al di fuori, alcune persone si erano radunate vicino l’occupazione in solidarietà con coloro che erano dentro. Mentre si muovevano verso l’edificio, la polizia ha cercato di spingerli via, causando ulteriori tafferugli. I poliziotti hanno catturato quattro di loro, i quali dopo una lunga attesa sono stati rilasciati.

I dieci compagni che sono stati trasferiti alla questura sono stati condotti al piano seminterrato del palazzo dove rimasero per nove ore. Per molte ore non avevano alcuna idea riguardo le accuse che dovevano affrontare e non gli è stato permesso di chiamare nessuno. Quando sono stati trasferiti agli uffici della sede centrale, sono stati informati del fatto che sono stati accusati di disturbo della quiete domestica, mentre accuse di detenzione di armi e falsa testimonianza sono state mosse contro singoli imputati, così come la falsificazione di passaporto contro uno dei compagni. Più tardi, le accuse sono state aggravate dal pubblico ministero.

Nella loro apologia hanno negato qualsiasi collaborazione con la polizia ed hanno dichiarato che avrebbero parlato solo di fronte a un tribunale. Per i compagni che non conoscevano la lingua greca, la polizia abbia ostacolato il processo dell’interpretazione.

I nostri compagni hanno rifiutato continuamente di lasciare le loro impronte digitali, e nonostante il fatto che erano tenuti con accuse minori, il pubblico ministero ha ordinato esplicitamente che le loro impronte digitali venissero prese con qualsiasi mezzo, con qualsiasi violenza ritenuta necessaria, almeno che la polizia non rompesse le mani dei compagni. Uno dei compagni ha scritto nella relazione relativa che le sue impronte digitali sono state ottenute con l’uso della violenza. Non esiste una legge che prevede l’uso della violenza per ottenere le impronte digitali, ma il pubblico ministero e la polizia hanno usato la scusa che stavano applicando la disposizione relativa all’acquisizione obbligatoria di campioni di DNA.

Nello stesso giorno, al di fuori delle mura, un’assemblea di solidarietà è stata chiamata ed ha deciso un raduno di contro-informazione per più tardi nel pomeriggio – dove 150 persone sono state raccolte, distribuendo volantini riguardo lo sgombero, e leggendo testi attraverso altoparlanti- prima di un incontro al di fuori della Questura, il cui è stato reso impossibile dalla polizia, che aveva dato l’ordine di fermare la circolazione degli autobus pubblici per quasi tutto il centro della città intera, impedendo così un facile accesso.

Il giorno dopo, gli arrestati sono stati trasferiti al tribunale dove la polizia è stata ordinata dal pubblico ministero di negare l’ingresso ai compagni che sono stati radunati fuori in solidarietà sulla base del fatto che sono anarchici, nonché ai parenti degli imputati. Tuttavia, un gran numero di persone si sono radunate davanti al tribunale esprimendo la loro solidarietà con grida e canti. La richiesta dei compagni per il consueto rinvio di tre giorni del processo è stata respinta, e rimasero detenuti fino al giorno successivo. Quella notte un raduno abbia avuto luogo al di fuori del quartier generale della polizia, in cui hanno partecipato 70 persone che per venti minuti stavano gridando dei slogan continuamente. I dieci compagni hanno risposto con gli stessi slogan dalle celle, insieme con gli altri prigionieri comuni, provocando disordine all’interno dell’edificio.

Il giorno dopo, è iniziato il processo alle 14:30. Il segretario generale del Istituto dell’Istruzione Tecnologica “Alexandreio” di Salonicco, abbreviato come ATEI, abbia falsamente dichiarato che nel 2007, quando l’edificio Delta è stato occupato, all’interno di esso erano in funzione dei servizi dell’ATEI (precedente proprietario dell’edificio) che sarebbero stati ostacolati. Ma quando gli è stato chiesto dalla difesa quali servizi erano attivi lì e per quale date precise, ha cambiato la sua testimonianza dicendo che non c’erano proprio servizi al momento, ma l’edificio era in fase di manutenzione. Il testimone d’accusa successivo è stato un poliziotto che non era nemmeno nell’edificio al momento dello sgombero ma è venuto più tardi. Mentre lui non aveva alcun rapporto con il dipartimento d’immigrazione, ha dichiarato con certezza che il passaporto del nostro compagno Gustavo Quiroga è falso, il che sia una bugia. In seguito, i compagni hanno fatto una dichiarazione politica collettiva e, dopo alcune interruzioni il presidente della corte ha pronunciato la colpevolezza degli imputati, consegnandoli le seguenti condanne: disturbo comune della pace domestica, possesso congiunto di armi, falsa testimonianza, falsificazione di documenti, insubordinazione, violazione della legge sui fuochi d’artificio. Le pene detentive sospese sono le seguenti: le circostanze attenuanti di post-adolescenza sono state riconosciute per due compagne e sono state condannate a tre mesi di reclusione, quattro dei compagni hanno ricevuto otto mesi, uno di loro undici mesi e dieci giorni, un altro è stato condannato ad otto mesi e dieci giorni, e due altri hanno ricevuto nove mesi e sedici mesi di reclusione rispettivamente. La somma totale delle multe e stata di 7950€ e tutti loro hanno avuto tre anni di libertà vigilata.

DIFENDIAMO LE NOSTRE AZIONI, ANDIAMO AVANTI

L’occupazione costituisce una pratica sociale di rivendicazione radicale. L’edificio dell’occupazione ha una lunga storia in quanto tale. I dipendenti del vecchio “Albergo Delta” hanno effettuato un’occupazione del palazzo quando la sua amministrazione ha messo l’azienda ad uno stato d’arresto dei servizi. Dopo la loro lotta, hanno ottenuto alcune posizioni come personale ufficiale della ATEI. Più tardi, durante il periodo in cui l’edificio è stato utilizzato come dormitorio degli studenti, il collettivo studentesco “Praxis” ha occupato l’edificio nel 2004 con le seguenti richieste: l’ammissione di più studenti universitari, la manutenzione immediata dei locali e dei loro impianti (idraulici, fognature, riscaldamento e pittura), e un comitato di trasparenza per tutti i posti di ricovero assegnati. L’ATEI, abbia trascurando le richieste di quel collettivo con l’intenzione di privatizzare i dormitori, ed abbia deciso di non ammettere nuovi studenti, ottenendo il trasferimento temporaneo dei suoi abitanti, con la promessa di un fondo di alloggio. Alla fine quel fondo non gli è stato dato in pieno.

Dal 2005 al 2007 l’edificio è stato abbandonato dall’ATEI. Nel 2007 dopo la lotta degli studenti contro la legislazione in materia dell’istruzione che era stata passata a quel tempo, e dopo grandi assemblee, si è deciso dagli studenti combattenti e gli individui dello spazio libertario ed anarchico di riutilizzare l’edificio tramite un’occupazione, che l’avrebbe portato un passo più in là. Quello sarebbe usato per soddisfare non solo le loro esigenze, ma i loro desideri pure. Dopo aver abbandonato l’edificio per sette anni l’ATEI ha accusato l’occupazione Delta per un risarcimento di danni che gli studenti avevano denunciato molti anni fa. Quelli che hanno abbandonato l’edificio a l’hanno fatto decadere hanno accusato gli occupanti, che non solo hanno riparato dai danni il palazzo e l’hanno reso praticabile, ma hanno anche ospitato impegni politici, laboratori creativi fermandoci accanto alle classi inferiori. Era diventato uno spazio che promuoveva la solidarietà sociale come opposizione al cannibalismo sociale con caratteristiche anti-gerarchiche e anti-commerciali, e la lotta contro il capitalismo e il suo Stato.

Pertanto, dal momento che l’occupazione Delta era un impegno politico con iniziative multiformi, e faceva parte del movimento radicale, ha costituito un nemico critico per lo Stato. Attraverso lo sgombero, lo Stato ha trovato un modo per mostrare quanto bene può giocare il gioco del disorientamento della società, attraverso la creazione di uno spettacolo “a buon mercato”, ma molto ben retribuito. Uno spettacolo contrassegnato con video dall’invasione di ogni tipo di poliziotto nell’occupazione, filmato che è stato caricato sul sito ufficiale della polizia, con squadroni dell’anti-sommossa a guardia del perimetro dell’edificio per molti giorni. Una spettacolare operazione di polizia senza i risultati attesi, in quanto la polizia ha presentato come armi vari oggetti che avevano un uso specifico nella costruzione, come l’ascia che si trova nella lista dei beni confiscati, che era utilizzata per tagliare legna da ardere, qualcosa che è ovvio attraverso le immagini che i poliziotti hanno rilasciato, un’ascia tra segatura e sporcizia.

Tutto questo circo dell’assurdità ha attraversato l’occupazione, rompendo la maggior parte delle cose e prendendo un sacco di oggetti necessari e ridicoli per presentarli poi come prove. Questa operazione di polizia ha rapito i nostri compagni e li ha portati in giudizio sotto il comando del primo sinistro greco, Antonis Samaras, promuovendo la dottrina della tolleranza zero e l’impressione della lotta contro l’illegalità. Da parte nostra dobbiamo dire che non dovremmo prepararci per il totalitarismo, il totalitarismo è già presente nella sua forma più selvaggia. Se il primo ministro dichiara tolleranza zero nei confronti di tutti coloro che si oppongono agli interessi dei suoi riconosciuti capi capitalisti, le grandi aziende, i squali dell’evasione fiscale e il resto dei suoi maestri, noi dichiariamo tolleranza zero nei confronti delle condizioni di miseria, l’impoverimento brutale e la morte che questo capitalismo totalitario e lo Stato ci offre abbondantemente. Dichiariamo tolleranza zero alla soppressione che le occupazioni e i progetti anarchici ed auto-organizzati stanno subendo, e illegalità nelle nostre azioni verso la loro difesa.

Non siamo disposti a contrattare per le più elementari delle cose, il diritto dei cittadini alla casa resta non negoziabile indipendentemente dai attuali turbolenti tempi e i loro sforzi. Quando così tante persone sono spinte al suicidio per uscire dalla povertà, quando tanti senzatetto muoiono ogni inverno, e fino a quando queste condizioni si deteriorano, è impensabile avere edifici vuoti che stano per marcire nel centro della città, in mezzo a questa crisi, durante la redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto. Dobbiamo cogliere l’occasione delle condizioni socio-politiche che questa crisi porta avanti, sulla base della solidarietà di classe tra gli oppressi e gli emarginati in tutto il mondo. Dobbiamo auto-organizzarsi, prendere le nostre vite nelle nostre mani, e costruire veri rapporti che diventeranno una minaccia per l’esistente, per il sistema in cui viviamo. Questa è la sfida che ci sta davanti: di prendere le nostre vite nelle nostre mani , ma anche di essere in grado di metterli nelle mani dei nostri compagni. Occupare è una pratica socialmente legittimata, e quando non si sta cercando di ospitare solo la propria testa, ma anche le nostre idee, si trasforma in un modo per attaccare la realtà dolorosa del capitalismo.

UN PROCESSO ORDINATO DAL PRIMO MINISTRO “SAMARAS”

(Chi ha parlato di un processo politico?…)
Per noi, il processo dei nostri compagni è stato l’inizio di un nuovo periodo vendicativo di opposizione tra lo Stato e coloro che marciano contro di esso, cercando di distruggere la sua facciata sociale. Senza vergogna, l’avvocato nominato dall’ATEI ha chiesto le pene più severe, in modo che potessero servire da esempio contro eventuali iniziative analoghe. Se si tiene presente il contesto socio-politico in cui tutto questo abbia avuto luogo, non è una sorpresa per noi che tutti i capi di polizia del nord della Grecia erano presenti in aula, e che altri compagni sono stati banditi non solo dall’aula ma anche dall’edificio. La povera scusa che il procuratore ha dato con una dichiarazione che abbia fato, dicendo che questo non era una processo di convinzioni politiche, nonostante il fatto che lei ha proposto che la condanna dovrebbe essere comune a tutti, “in quanto hanno condiviso tutto in comune, ed hanno preso decisioni in comune…” ci ha dimostrato un’altra volta la loro indegnità aberrante.

Siamo colpevoli per fracassare le mura dell’alienazione, per il gusto che nasce dalla auto-organizzazione e dalla vita collettiva, e per il nostro crimine continuo di marciare nei sentieri inesplorati della libertà. E con questo peso della colpa andiamo avanti.

Qualunque cosa dicano, l’occupazione Delta rimarrà!

Occupazione Delta, Salonicco

Originale in greco / in spagnolo

Atene: Volantino contro la repressione rilasciato dall’assemblea popolare aperta di Peristeri

“Se non resisteremo in ogni quartiere, le nostre città diventeranno prigioni moderne”

20 Ottobre

NON CI IMBAVAGLIANO, NON CI TERRORIZZANO

Mercoledì, 26 Settembre, giornata di sciopero generale, migliaia di persone hanno protestato contro le prossime dure misure contro i lavoratori, che porteranno ad un ulteriore impoverimento nella nostra vita.

Dalle prime ore del mattino, pesanti forze della polizia hanno attaccato, senza che avvenisse alcun incidente prima, i pre-raduni delle assemblee popolari dei quartieri di Aghios Dimitrios (Brachami), Vyronas-Kaisariani-Pangrati e Zografou, impedendo la loro partecipazione al corteo dello sciopero nel centro della città e la detenzione di decine di persone. In particolare, a Zografou le persone sono state perseguitate, inseguite e picchiate dalle forze repressive che hanno diffuso il terrore nel quartiere. Un totale di 20 fermi sono stati effettuati solamente a Zografou, di cui 12 sono stati diventati arresti, compresi anche dei minorenni (studenti).

Nella manifestazione dello sciopero, le forze repressive hanno picchiato selvaggiamente i manifestanti, hanno sparato troppi lacrimogeni di gas, ed hanno fatto un totale di 129 fermi e 22 arresti, attuando in tal modo un ben orchestrato piano per disperdere la folla.

Quello stesso pomeriggio, decine di persone si sono radunate di nuovo in Piazza Gardenias a Zografou, dove sono state oggetto di vessazioni da parte dell’unità della polizia motorizzata DELTA e gli squadroni dell’anti-sommossa MAT senza previa provocazzione.

La repressione dello Stato è continuata durante il periodo successivo, con una serie di iniziative volte a prevenire qualsiasi attività militante all’interno del movimento antagonista.

Il 30 Settembre, nel corso di un moto-corteo antifascista nel centro di Atene, le unità della polizia motorizzata DELTA hanno aggredito e picchiato alcuni dei manifestanti. Il risultato è stato l’arresto di 15 antifascisti (uomini e donne), che sono stati torturati mentre stavano sotto la custodia della polizia e sono stati rilasciati su cauzione, accusati di reati.

Il 1° Ottobre, durante un raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon, i partecipanti sono stati inseguiti e picchiati dalla polizia nella zona circostante. Su 25 solidali che sono stati arrestati, 4 persone sono state accusate e tenute nel quartier generale della polizia.

Nello stesso tempo, molte scuole superiori in tutta la Grecia sono sotto l’occupazione da parte degli studenti che lottano per una educazione veramente libera, e sono state attaccate dalle autorità. In particolare, in data 2 Ottobre, poliziotti in uniforme e poliziotti in borghese hanno invaso il cortile della Prima Scuola Pubblica Superiore di Holargos, e non hanno esitato a schernire e ferire gli studenti della scuola, nel tentativo di rompere l’occupazione.

Il 4 Ottobre, i lavoratori dei cantieri navali che rimangono non pagati per sei mesi ormai, e inoltre lottano contro l’attuazione della rotazione delle mansioni nei cantieri di Skaramaga, hanno fatto irruzione nel Pentagono (sede del Ministero Greco della Difesa), al fine di chiedere i loro salari maturati. Sono scoppiati dei scontri diretti, dopo che sono stati trattati con una feroce repressione con l’uso di lacrimogeni. I squadroni dell’anti-sommossa hanno effettuato 107 fermi e 12 arresti.

Lo stesso giorno (4/10), nel corso di un’altro raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon per i 15 antifascisti arrestati (del moto-corteo del 30/9) la polizia anti-sommossa ha esercitato una repressione brutale, con il conseguente ferimento di diversi solidali.

Nelle prime ore del 8 Ottobre, mentre il centro dei sistemi informativi dell’Ente Pubblico dell’Energia (DEI) è stato occupato dai dipendenti affiliati al sindacato dei lavoratori GENOP-DEI, 18 persone sono state arrestate.

La mattina dello stesso giorno (8/10), nel corso di una protesta dei lavoratori dell’ospedale psichiatrico “Dromokaiteio”, la polizia ha arrestato tre membri del consiglio degli amministratori del sindacato.

Il 9 Ottobre, lo Stato ha dimostrato la tolleranza zero, vietando le manifestazioni e i raduni di persone nel centro di Atene, impiegando cecchini ed elicotteri della polizia, una condizione che non può che risvegliare i ricordi di un regime di giunta. Attivisti sono stati arrestati nelle loro case e interi collettivi sono stati presi in ostaggio dal luogo del loro incontro. La gente riunita, nel centro, è stata dispersa e picchiata dai squadroni MAT e dalle squadre dei motociclisti della DELTA e DIAS. Un totale di 217 fermi e 24 arresti sono stati effettuati.

Giovedì, 18 Ottobre, giornata di sciopero generale, le unità repressive hanno fatto un uso eccessivo di forza e d’uso massiccio di prodotti chimici e granate stordenti. Come risultato di questo attacco dei manifestanti sono stati gravemente feriti, 107 persone sono state fermate e 7 manifestanti sono stati tenuti in custodia dalla polizia, con gravi accuse. Durante la manifestazione dello sciopero un manifestante ha perso la vita, era un lavoratore dei cantieri navali, disoccupato dal 2006, e partecipava al corteo con il blocco del PAME.

In 23 giorni, sono stati effettuati un totale di 585 fermi e 105 arresti.

Ancora una volta, la vendetta dei meccanismi di repressione si esaurisce nelle misure esemplari contro chi resiste e combatte, applicando reati a così tante persone, anche per possesso di una semplice maschera chirurgica, e rilasciando fotografie e dati personali di manifestanti arrestati nei media del regime.

LE LOTTE SOCIALI NON POSSONO ESSERE IMPRIGIONATE O INCRIMINATE
NESSUNA AZIONE PENALE CONTRO I COMBATTENTI ARRESTATI
LA RESISTENZA COLLETTIVA È LA NOSTRA FORZA
LA SOLIDARIETÀ E LA NOSTRA ARMA

ASSEMBLEA POPOLARE APERTA DI PERISTERI
Ogni Lunedì e Giovedì in Piazza Dimarchiou ore 20.00

Atene: Aggiornamento sugli arrestati dello sciopero generale del 18/10

19 Ottobre

Nel corso del procedimento giudiziario del Venerdì, i sette manifestanti arrestati (ancora in stato di custodia) sono stati portati nei tribunali di Evelpidon “scortati” dai poliziotti della Questura.

Mentre aspettavano fuori dall’ufficio del pubblico ministero, accanto ai loro parenti ed avvocati, la madre di uno degli arrestati ha voluto abbracciare suo figlio. Tuttavia, una poliziotta dell’ufficio del pubblico ministero ha immediatamente spinto la madre, dicendo che qualsiasi contatto fisico è proibito.

Quando il figlio ha protestato, una delle guardie maschili della Questura l’abbia rimproverato. La persona arrestata ha protestato ancora una volta, con più rabbia, e il poliziotto stesso abbia estratto la sua pistola agitandola minacciosamente verso di lui! Tutti i partecipanti si sono bloccati alla vista dell’arma. Tuttavia, gli arrestati sono iniziati ad urlare infuriati, con uno degli avvocati della difesa che abbia fortemente rimproverato la guardia, prima di entrare nel ufficio del pubblico ministero per protestare formalmente sulla condotta del poliziotto. Il procuratore è stato, non sorprendentemente, infastidito dalle osservazioni dell’avvocato e abbia completamente ignorato l’incidente.

Un’altro raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon (edificio 9) è stato chiamato per Lunedì mattina, 22 Ottobre, alle ore 11:00, quando i sette arrestati passeranno dal giudice istruttore (interrogante). Si deve sottolineare che almeno cinque di loro sono minacciati con accuse penali aggravate.

Tutti i sette arrestati sono stati ripresi al quartier generale della polizia di Atene, dove saranno rinchiusi fino il Lunedì. È di grande importanza che le persone che abbiano partecipato alla manifestazione dello sciopero del 18/10 inviano a imc-athens-editorial@lists.indymedia.org eventuali foto, video o materiale audio, che possono risultare utili per la loro difesa legale.

Maggiori informazioni (in greco) qui: i, ii

Grecia settentrionale: Moto-corteo antifascista nella città di Kavala

Venerdì 19 Ottobre, una manifestazione antifascista con motociclette è stata completata con successo a Kavala verso le 20.30. Compagni in cavallo di circa 35 moto hanno compiuto questo atto in solidarietà con gli arrestati del moto-corteo antifascista ad Atene che è stato attaccato il 30 Settembre.

Il moto-corteo ha attraverso le vie del centro e dei quartieri, scandendo slogan antifascisti. Gli antifascisti anche fatto anche diverse fermate, al fine di divulgare testi contro-informativi sui recenti avvenimenti che hanno avuto luogo ad Atene e a Patrasso.

Né in Kavala, né da nessuna parte…
Abbatiamo i fascisti in ogni quartiere!

fonte

Città del Messico: Intervento di solidarietà in diverse ambasciate il 28 Settembre

Nel contesto delle giornate di mobilitazione e di solidarietà internazionale con i compagni rapiti in tutto il mondo, dal 21 al 30 Settembre, una manifestazione anti-repressiva è stato chiamata a mezzogiorno del Venerdì 28 Settembre nella Città del Messico.

La manifestazione anarchica ha fatto visita alle ambasciate di diversi Stati in cui sono detenuti dei compagni, così come al corpo rappresentante del governo di Guanajuato, dato che Braulio Durán è imprigionato in León.

Al di sotto alcuni momenti dall’intervento anti-carcerario.

Sede centrale della rappresentazione del governo di Guanajuato:

Libertà al Braulio Durán

“Questo è il modo con qui esprimo la mia solidarietà:
– Con passo sicuro che non va indietro prima di tutto e con un sorriso luminoso
– Con un cuore d’amore che viene messo a nudo davanti a un compagno
– Con una mano tenera e l’altra armata
È così che esprimo la mia solidarietà: vincendo in ogni battaglia una somma di libertà preziosa”
Gabriel Pombo Da Silva

Libertà ai prigionieri!

Ambasciata $ilena:

Libertà ai prigionieri anarchici – Morte allo Stato

Ambasciata indonesiana:

Pareti e bare non abbasserano le nostre proteste e desideri – Solidarietà e rivoluzione sociale

Scorta di polizia

Ambasciata svizzera:

Libertà ai prigionieri anarchici

Ambasciata greca:

Giornata anti-carceraria – Solidarietà con i prigionieri anarchici

Ambasciata italiana:

Libertà a Stefano Fosco

Fonte / Altre foto: ABC Messico via Liberación Total

Grecia – Igoumenitsa : Attacco diretto a negozio di acquisto d’oro

Durante l’occupazione nazista della Grecia 1941-1944, i strozzini del mercato nero (mavragorites), -le spie e gli fantocci degli fascisti- stavano approfittando della gente che stava in mezzo alla scarsità di cibo, vendendo olio da cucina, riso, ecc in piccole quantità agli miserabili dalla fame, portando via tutto ciò che quest’ultimi avevano, una casa o un terreno, anche i loro figli per usarli come schiavi. Non appena l’occupazione e la guerra civile sia finita, questi strozzini sono diventati cittadini eminenti ed immensamente ricchi, mentre quelli che si sono trovati nel bisogno sono morti di fame oppure hanno vissuto nella miseria e la povertà.

Nello stesso modo, oggi, questi “mavragorites” appaiono ancora con i loro negozi soprannominati “Acquisto Oro”, avendo come loro capo principale “Bobolas”, ben noto tra gli “maiali” del Potere. Questi delinquenti possono sentire l’odore delle persone in mancanza di un anticipo in contanti, a causa della presunta crisi economica, e quindi possano acquistare le loro necessità e le loro dignità.

Quattro negozi del genere sono sorti ad Igoumenitsa, controllati dagli infami, i profittatori contemporanei provenienti da Igoumenitsa e Corfù.

Il 3 Ottobre 2012, alle 3 del mattino, abbiamo attaccato uno di questi negozi, che si trova sulla Via Kyprou di fronte alla Piazza centrale di Igoumenitsa, ed abbiamo rotto le finestre anteriori.

Quei proprietari, che minacciano di prendere in mano la situazione con i loro scagnozzi, dovrebbero sapere che non ci intimidiscano.

Non c’è ne frega un cazzo per i loro dipendenti in quei negozi, che lamentano di fare semplicemente il loro lavoro per 600 euro, perché hanno scelto di essere nel campo avversario. Inoltre, il lavoro è una vergogna.

“Strizziamo l’occhio” ai compagni che per primi l’abbiano “strizzato a noi”.

Libertà per i compagni combattenti, membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, e tutti quelli perseguiti dallo Stato

LO STATO È L’UNICO TERRORISTA
SOLIDARIETÀ CON i GUERRIERI ARMATI

fonte

Germania: Auto diplomatica greca auto data alle fiamme a Berlino

Abbiamo incendiato il veicolo del colonnello Grympiris nel quartiere parlamentare, governativo e diplomatico di Tiergarten a Berlino. Grympiris è Addetto alla Difesa presso l’Ambasciata della Grecia in Germania, ed abbia la responsabilità di:

+ Le apparenti ostilità al confine con la Turchia, dove i profughi vengono ridotti in brandelli e mutilati,

+ Gli affari di armi della Grecia con la Germania, che non presta attenzione ai tagli nel settore della sanità, alle pensioni e gli salari, che guidano la popolazione della Grecia in un disastro sociale,

+ La politica di austerità del governo greco, che funziona come un fantoccio del FMI / BEC / UE Troika per garantire ricchezza solo alle élite,

+ La collaborazione della polizia greca con i fascisti dell’Alba Dorata (Chrissi Avgi),

+ La violenza contro i manifestanti ad Atene e in altre città.

In qualità di rappresentante militare dell’ambasciata greca, il colonnello Grympiris è un obiettivo legittimo di attacchi contro militanti.

Nella nostra azione, abbiamo attaccato l’obiettivo, nella consapevolezza che la vettura sarebbe stata bruciata in un garage al di sotto di una casa residenziale. Abbiamo quindi fatto in modo di escludere la possibilità di una crollo degli appartamenti.

Siamo solidali con i prigionieri della guerra sociale in Grecia, gli uomini e le donne operai/e in sciopero là, i diversi gruppi di guerriglia urbana, gli uomini e le donne immigrate che lottano insieme agli antifascisti contro il terrore della giunta, e le tante persone disperate, che si spera un giorno di celebrano il crollo dello Stato greco e la costruzione di un mondo libero.

Viva la Anarchia
Lunga vita all’Anarchia

Unione Incendiaria Internazionale – 15-10/2012