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Amburgo: Vernice a ufficio di collocamento

186831Amburgo, 5 agosto 2016

Abbiamo fatto il turno di notte. A titolo onorifico e per iniziativa propria abbiamo abbellito la facciata dell’ufficio di collocamento Wilhelmsburg. È espressione del nostro rifiuto della logica di sfruttamento dello Stato, nella quale le persone sono considerate solo risorsa umana da sfruttare e non persone con dignità.

La nostra società produce abbastanza ricchezza per poterci liberare dal diktat del lavoro salariato. È da tanto tempo che non c’è più abbastanza lavoro ragionevole e necessario – il lavoro diventa fine a se stesso e necessario per disciplinare la gente e mantenere un mito.

“Misure” astruse e numerosi ordini repressivi degli uffici di collocamento contro chi riceve i sussidi sociali Hartz4 fanno sì che Hartz4 stesso diventa un lavoro a tempo pieno – lx interessatx devono occuparsi 24 su 24 ore di questioni burocratiche e assolvere assurde terapie d’occupazione con, nel contempo, il peso dello stigma del “disoccupato poltrone”.

La costruzione dello “scroccone sociale”, l’invenzione del “disoccupato poltrone” che mangiando passa la giornata davanti alla TV e vive a spese del cittadino onesto serve al mantenimento della mania del lavoro interiorizzata e dovrebbe creare divisione e desolidarizzazione.

Ricevere Hartz4 non ha nulla a che fare con l’ozio ma è un lavoro quotidiano e spesso legato all’umiliazione e all’emarginazione. Persone senza lavoro devono, a maggior ragione, sempre profilarsi per dimostrare di essere parte legittimata della società. Noi invece lottiamo per il diritto all’ozio, per la stima per ogni attività stupenda e neghiamo ogni suddivisione delle nostre attività in “produttive” e “improduttive”.

In una società dove unx sfacchina fino all’esaurimento e nel contempo non trova alcun lavoro salariato è evidente che qualcosa non va. Ne conseguono le malattie psichiche come la depressione. Come aggravante s’aggiunge un trattamento spesso sprezzante e repressivo, al quale le persone senza lavoro salariato si vedono esposte da parte delle autorità e degli uffici di collocamento.

Condizioni di lavoro precarie e un salario a tempo pieno con il quale a malapena si riesce a vivere sono ormai diventati la norma per molte persone.

Con questo ci solidarizziamo anche con lx compas in lotta in Francia che tentano d’impedire l’introduzione di un’agenda, simile alla nostra Agenda 10, che fu imposta via decreto senza neanche salvare le apparenze con una legittimazione parlamentare.

Per il diritto e la possibilità al lavoro ma anche per starsene per mesi sul sofà, di girare per il mondo, di sfruttarsi da solx nei collettivi emancipatori oppure di fare tutto il giorno solo degli aeroplanini di carta.

Contro ogni coercizione al lavoro e per una vita dignitosa per tuttx!

Vi saluta il commando Florida-Rolf

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH

Berlino: Bruciate auto diplomatiche

183624Berlino, 29 giugno 2016

Anche nella seXta notte di seguito noi vandalx eravamo di nuovo in giro e deponevamo bombe incendiarie sotto delle vetture di rappresentanze diplomatiche. Toccava a un’automobile dell’ambasciata francese a Berlino Schöneberg.

I saluti fiammeggianti li mandiamo ax insortx che a partire dalle novelle progettate delle leggi sul lavoro scendono in strada in tutta la Francia e dimostrano cosa pensano dal diktat dei socialisti.
Non si tratta della legge in sé ma del movimento crescente, la gioventù che cerca delle prospettive e che vive nel rifiuto dell’esistente.

Le eruzioni di rabbia collettiva negli ultimi tre mesi e la riconquista delle strade concede delle consolazioni in tempi bui. La potenza coloniale non è colpita ingiustamente. Il confronto nella lotta alle insurrezioni ha una lunga tradizione. Sia lo sgombero della Jungle a Calais, l’arresto e l’espulsione di migliaia di “sans papier” o lo smantellamento militare dei protesti attuali.

Lo Stato francese è, come ogni Stato, un gran pezzo di merda. Crede che basta spaccare a spari di flashball gli occhi oppure mutilare con le granate abbastanza dex sux ospiti per sopprimere lo scoppio montante di rabbia.

Anche a Berlino il potere di Stato continua a muovere guerra alla popolazione del quartiere Nord di Friedrichshain. In questo, Henkel non è di meno che Valls. Con l’oppressione, l’assedio e procedendo in modo restrittivo mediante strategie militarmente applicate si tenta di spezzare la volontà dex insorti. Che il piano non funzioni né nella piccola enclave Gallica né a Berlino ce lo dimostrano gli ultimi mesi e giorni.

Vogliamo dare forza ax nostrx compas nella Rigaer94 e anche in Francia e continueremo a fare bruciare le fiamme dei nostri cuori nelle strade di Berlino.

Inoltre è andata a fuoco un’auto dell’ambasciata georgiana a Mitte. Speriamo per il rabbioso senatore degli interni Henkel che abbi una buona spiegazione per il fatto che tutta Berlino diventa zona di pericolosità e che nessun uomo di Stato sia al sicuro dal nostro fuoco rivoluzionario quando il giorno dopo c’è la visita del dittatore georgiano.

Anche il giorno 7 è giorno X e non l’ultimo!

Rigaer rimane!

Rigaer debout – soulève toi

(A)

Fonte:  Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, CH

Berlino: Distrutta con il fuoco ruspa di Vinci

182329Berlino, 17 giugno 2016

Come abbiamo saputo da alcune rivendicazioni, la multinazionale dell’edilizia Vinci è sotto tiro in Francia per la sua partecipazione a progetti tipo l’aeroporto previsto sul territorio della ZAD, la costruzione di centrali nucleari e di galere. In Francia le vetture di Vinci talvolta bruciano.

Così ci venne l’idea che, forse, una ruspa di Vinci potrebbe essere un saluto appropriato a chi si ribella, ax feritx alle manifestazioni e ax prigionierx in Francia.

Riteniamo giusto e bene come, perlomeno a fasi, strappate il controllo delle strade ai schifosi maiali CRS e BAC e di come sono demolite le banche, i negozi e gli uffici del PS.

Ecco perché nella notte al 17 giugno abbiamo dato fuoco a una ruspa di Eurovia Vinci a Berlino Lichtenberg.

Casseur anarchicx (senza patria, politico-criminali)

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, CH

[Bure] Manifestazione di rioccupazione – Sabato 16 luglio ci riprendiamo il bosco

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Bure – Sabato 16 luglio 2016 // Manifestazione di rioccupazione // Ci riprendiamo il bosco!

E quindi hanno mandato decine di caschi. Li abbiamo visti spuntare all’orizzonte poco prima delle 6 del mattino di giovedì 7 luglio. I caschi, le camionette i trattori, i bulldozers, i tir, gli elicotteri. Oh sinistra parata venuta a cacciarci!

Dal 19 giugno, collettivi, associazioni, abitanti in resistenza, contadin* vivevano nella e con la foresta liberata di Mandres-en-Barrois costruendo delle capanne là dove l’ANDRA ha disboscato.
Nel momento in cui i nucleocrati tentano di legalizzare il cimitero atomico all’Assemblea Nazionale, noi abbiamo allegramente occupato la piattaforma di Cigéo, simbolo dell’inizio dei lavori.

Questo fronte contro l’impero nucleare, fragile breccia, è stato aperto e tenuto in diversi modi: sabotaggi, picnic, occupazione, azioni legali e unione di più di una sessantina di associazioni. Tutto questo ha inceppato il  macchinario dell’ANDRA fino a spingerla a utilizzare la forza.

Questo sgombero non segna una sconfitta. Ma piuttosto rafforza la nostra collera, la nostra rabbia e la nostra determinazione. Lasciar loro questo bosco è fuori discussione. Che gli sbirri trascinino pure i loro stivali sporchi tutto il giorno, che i mercenari dell’ANDRA ricomincino le loro ronde, che riprendano i loro lavori insopportabili.

Il week-end del 16 e 17 luglio 2016 avevamo convocato, sotto i carpini e i faggi del bosco, delle «Barricate antinucleari mondiali e improvvisate».

Urge essere ambizios* e realist* come abbiamo saputo esserlo finora. Questi incontri si terrano lo stesso.

E si terranno NELLA FORESTA!

Dopo il 14 luglio i soli e unici fuochi d’artificio che esploderanno saranno quelli che tireremo contro l’Andra e il suo mondo! Ancora una volta il nostro unico limite è il numero. Unitevi a noi!

NON CI POLVERIZZERANNO MAI!
ANDRA SLOGGIA!
RESISTENZA E LEGNATICO!
#ESTATEDURGENZA

P.-S.
contact. +33 758654889 / sauvonslaforet@riseup.net
infos.vmc.camp / burestop.eu / burezonelibre.noblogs.org

Parigi: Azione per i/le prigionier* politic* alla protesta massiccia nelle strade di Parigi il 14 giugno

Durante la manifestazione a Parigi del 14 giugno, dei/lle compagn* del GAB (Gruppo Anarchico di Berna) hanno portato uno striscione in solidarietà con i/le prigionier* politic* in Grecia, Svizzera e altrove, che diceva: “Chiunque dimentica i/le prigionier* della guerra sociale ha dimenticato la guerra! Libertà per Nikos Maziotis, Marco Camenisch & i membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco.”

Ricevuto il 26 giugno con queste immagini:

bereit-1-544x393Bereit-3-544x407Bereit-4-544x408Il 14 giugno 2016, sindacati e gruppi rivoluzionari hanno chiamato a una protesta massiccia nelle strade francesi. Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione contro la nuova legge sul lavoro, il capitalismo e la repressione di stato. Inoltre, diverse persone di tutta Europa sono venute a Parigi per dimostrare la loro solidarietà al movimento.

In reazione alla vivace protesta della popolazione, la polizia, amministrata dal governo di sinistra, ha attaccato con lacrimogeni, granate stinger, tonfa e cannoni ad acqua. Ci sono stati centinaia di feriti; in un caso una persona ha quasi perso la vita dopo essere stato colpito dal frammento di una granata.

Col nostro striscione volevamo attirare l’attenzione su tutt* i/le prigionier* che quel giorno non hanno potuto battersi al nostro fianco. Per esempio in questi giorni in Grecia si sta svolgendo il processo contro 22 anarchici. Nikos Maziotis, un altro anarchico e membro dei gruppo Lotta Rivoluzionaria, è stato condannato all’ergastolo per partecipazione alla lotta armata.

Dall’inizio della protesta in Francia, tre mesi fa, sono state arrestate quasi 500 persone.
In tutto il mondo ci sono migliaia di rivoluzionar* incarcerat* perché si battono per una società libera.

Chiunque dimentica i/le prigionier* della guerra sociale ha dimenticato la guerra!

in inglese

Tolosa, Francia: Gomme bucate in solidarietà con gli/le accusat* della lotta contro la legge sul lavoro

In una notte, un cacciavite ha bucato gli pneumatici di 4 veicoli del comune, di una vettura di Vinci, due automobili appartenenti a delle agenzie immobiliari, un camion d’Eiffage, due veicoli Orange, una vettura della Tnt e diverse biciclette in libero servizio. È servito anche a rigare le carrozzerie e bucare le gomme di un sacco di auto di borghesi. Dei sassi trovati in cammino hanno permesso di spaccare i cartelli pubblicitari che abbiamo incrociato.

Cercare di farla finita col lavoro significa anche bloccare i lavoratori e le lavoratrici. Abbiamo preso di mira in particolare delle imprese che costruiscono prigioni, aeroporti, che partecipano al controllo attraverso la tecnologia o all’imborghesimento della città.

La nostra rabbia non scema, soprattutto quando dei/lle compagn* sono stati toccat* dalla repressione, arrestat*, picchiat* o incarcerat*. Aumenta ogni volta che cercano di intimidirci.

Solidari attraverso l’attacco.
Sostegno agli/lle accusat* e agli/lle incarcerat* della lotta contro il lavoro.

Parigi: Solidarietà con gli accusati dell’incendio di una pattuglia di polizia

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In seguito all’ipermediatizzazione di una vettura di sbirri incendiata sotto lo sguardo di una buona ventina di telecamere, sono state arrestate cinque persone, la sera stessa o il giorno dopo, accusate di quell’attacco tutto sommato abbastanza semplice, dato che come si sente spesso dire, tutti odiano la polizia, e accade quasi tutti i giorni che questa venga attaccata in diversi modi sul territorio. E specialmente in quel modo.

Alla fine del fermo una persona è stata rilasciata. Le altre quattro sono in stato di accusa per «tentativo d’omicidio volontario», «violenze volontarie a pubblico ufficiale in banda organizzata», «distruzione di bene pubblico in banda organizzata e partecipazione a un assembramento armato». Uno degli accusati deve anche rispondere del reato di rifiuto di prelievo genetico. Attualmente le quattro persone si trovano in custodia preventiva. Se le accuse altisonanti che sono rivolte loro («tentato omicidio») e la minaccia sconsiderata che le accompagna («ergastolo») non reggeranno un solo istante in caso di processo, servono comunque ad assicurare una custodia preventiva con la benedizione di qualche sadico in toga.

I media della democrazia, agli ordini, hanno svolto il loro ruolo, il loro zelo può essere paragonato soltanto al servilismo di fronte alla normalità e l’estrema violenza della pace sociale. Dare completa soddisfazione ai sindacati di polizia, che manifestavano quel giorno, sembra essere l’obiettivo secondario del ministero degli interni e del governo. Un po’ di sensazionalismo per il cittadino medio, un po’ di vendetta per i poliziotti, dissuasione per i/le ribelli. È dietro questo trittico ignobile che la ragione di Stato si è messa in azione contro qualche compagno, probabilmente scelti a caso su un annuario idiota della cosiddetta «ultra-sinistra», categoria inventata dallo Stato, che ha già dato luogo a decine di processi, arresti e carognate di tutti i tipi nel corso dell’ultimo decennio e ancora oggi (dato che il caso detto «macchina a espulsioni» deve ancora passare in tribunale e che divers* compagni sono ancora in stato d’accusa in quell’ampio dossier). Probabilmente lo stesso annuario che serve in queste ultime settimane a rilasciare divieti e soggiorni obbligatori, con la scusa dello stato d’emergenza democratica.

Oggi ci sembra necessario riaffermare tre posizioni importanti:

– In quanto rivoluzionar*, saremo sempre dalla parte di coloro che sfidano, profanano e attaccano l’ordine, e quindi anche le sue forze, in una prospettiva emancipatrice. Perché la rivoluzione non sarà fatta nei salotti con dei power-point, il folclore militante e dei filosofi noiosi, ma in strada con l’odio, il fuoco e la speranza.

– Quei/lle compagn* avrebbero potuto essere un* qualunque delle migliaia di manifestant* che hanno ridipinto le strade coi colori della gioia in questi ultimi mesi. Avremmo potuto essere noi o voi, tu o io. Questa repressione è quindi un attacco contro tutt* i/le rivoluzionar*, e come minimo, contro tutti coloro «che odiano la polizia» e che odiano il lavoro.

– Di conseguenza, la questione della «colpevolezza» o dell’«innocenza» dei/lle compagn* accusat* appartiene soltanto al potere, e lasciamo queste considerazioni e questo vocabolario da codice penale, che non sono e non saranno mai nostri, a chi ci sta di fronte (che siano sbirri, giudici avvocati o giornalisti). Questo gesto, chiunque sia l’autore, s’iscrive in una lunga tradizione di pratiche rivoluzionarie, e bisogna difenderle in quanto tali. Non si tratta di legittimare, giustificare o minimizzare questo attacco, ma di attaccare ogni principio di legittimità, ogni ingiunzione alla giustificazione e ogni moderazione nell’attacco anti-autoritario dei rapporti di dominazione, e degli agenti che proteggono il loro regno.

Affermiamo quindi la nostra solidarietà con gli/le accusat*, e soprattutto con il gesto che sono accusati di aver commesso, che, ricordiamolo, è un gesto del quotidiano, un gesto necessario per chiunque tenga alla propria libertà, e non un «evento spaventoso e ultra-violento», né «eccezionale» – l’unico elemento eccezionale potrebbe forse essere l’onnipresenza delle telecamere, e non soltanto dello Stato, e nemmeno dei giornasbirri, diversamente, per esempio, dai quartieri detti «sensibili» in cui tutto accade tranquillamente, senza effusioni né mediatizzazione, con regolarità. Ripetiamo nuovamente che le immagini sono un problema contro cui bisogna organizzarsi in maniera concreta. Altrimenti i/le ribelli continuerano a cadere come mele mature.

In una città come Parigi, che nel 2015 ha conosciuto una violenza cieca a cinque minuti dal Quai de Valmy, questa sì davvero spaventosa e scioccante, davvero violenta, davvero terrorista, piangere sulle sorti di un’automobile di sbirri, il cui ruolo consiste appunto di prenderle senza troppe conseguenze da chiunque rifiuti l’ordine del mondo, è indecente. Non lasciamo i/le compagn* sol* nel vortice mediatico-repressivo che vorrebbe fare di loro degli individui assetati di sangue e dei cannibali, o l’oggetto di sterili dibattiti «contro» o «a favore» della «violenza».

No, di fronte allo Stato e i suoi lacchè, sono nostr* compagn*, e noi siamo i/le loro.

Né verità né giustizia, complicità e rivoluzione.
La migliore difesa è l’attacco.
Libertà per tutt*.

24 maggio 2016 a Parigi, degli anarchici.

Mannheim, Germania: Rotti i vetri alla Deutsche Bank

Mannheim, 23 aprile 2016

Brevissima rivendicazione con indirizzo. Fine settimana passato per l’imminenza del 1° Maggio sono stati distrutti vari vetri della Deutsche Bank a Mannheim-Seckenheim.

Non vogliamo combattere il sistema capitalista solo il 1° maggio bensì 365 giorni l’anno. Per un mondo senza classi, sfruttamento e guerra!

Salutiamo la gioventù in lotta sulle piazze e strade di Francia!

La vostra lotta è la nostra lotta – Le monde est à nous !

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez

Tolosa, Francia: Niente è inVINCIbile: un locale di Vinci riverniciato

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Nel quartiere di Saint-Cyprien a Tolosa, di fronte al Museo des Abattoirs, Vinci ha vinto il succulento appalto per la costruzione di una residenza con 162 alloggi. Otto piani a 5 000€ per m², con 173 posti auto condominiali. Come sfigurare il quartiere ridando il sorriso agli azionari, poco rassicurati dal futuro referendum nel dipartimento della Loira Atlantica.

Ma non si rallegrino troppo in fretta. Nonostante la legge sul lavoro, non ci dimentichiamo di loro.

Stanotte [10 maggio] abbiamo riverniciato il loro spazio vendita a base di «Vinci sloggia» e di uova di vernice. Lo trovavamo un po’ triste… Ma soprattutto, da quando le organizzazioni mafiose hanno legittimità? Che non diventi un’abitudine…

Perché le espulsioni a Notre-Dames-Des-Landes non restino impunite. Perché attraverso tutta la Francia, Vinci e le sue filiali non possano lavorare senza che l’ombra della ZAD aleggi sulle loro attività abiette.

ZAD OVUNQUE!

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Francoforte sul Meno: Vernice e pietre a consolato francese

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Francoforte sul Meno, 19 aprile 2016

Ieri sera presto a Francoforte, con una demo selvaggia attraverso Bockenheim, circa 100 persone manifestarono la propria solidarietà con lx giovani in lotta in Francia. Dove da settimane migliaia e migliaia scendono in strada contro la “legge lavoro”.

Lx giovani e lx insortx ne hanno abbastanza dei controlli di polizia razzisti. Molta gente non è più disposta a sostenere il continuo massiccio ampliamento dell’apparato di sicurezza fino ad arrivare, con il pretesto dell’emergenza, allo Stato di polizia autoritario. Sentono ogni giorno gli effetti dei lacrimogeni!

Il movimento della primavera in Francia non è disposto a farsi strumentalizzare per un mercato del lavoro apparentemente migliore. Lx giovani ben sanno che il progetto neoliberale non giova a nessunx – salvo che al capitale.

In una demo breve ma tosta in stile francese abbiamo fatto un giro selvaggio attorno all’isolato. Lottiamo al fianco di tuttx coloro che disprezzano la società esistente e che vogliono di più della vita. Lottiamo al fianco di coloro che hanno deciso di non adattarsi più a lungo a tutto questo. Abbiamo deciso di non soffrire più a lungo tutto questo.

Lx nostrx amicx sulle strade francesi sanno che la contestazione deve fare male. Sanno che la resistenza non può semplicemente correre entro i limiti della legge dello Stato autoritario. La Bastiglia non fu conquistata con la graziosa concessione del re, e anche noi abbiamo deciso di non attenerci all’ambito limitato della grettezza tedesca. Mentre la demo passava davanti al consolato francese, moltx decisero di esprimere direttamente la nostra solidarietà. Tante chiazze di vernice e alcuni vetri rotti lo dimostrano. Nulla di grave visto ogni settimana le centinaia di feritx con i lacrimogeni, con lo spray al pepe e con i manganelli della polizia. Ma un segno chiaro.

Come lo erano anche i nostri slogan la sera presto a Francoforte. La polizia arrivò con molto ritardo, e meglio per lei. Eravamo anche preparatx a difendere la nostra demo contro l’attacco della polizia. Per fortuna non ci voleva.

Conosciamo le vostre menzogne – questa non era una “azione mordi e fuggi” (stampa degli sbirri) di 25-30 “autonomi di sinistra” ma un assaggio delle future lotte comuni. E non fate come se non ne sapeste le ragioni.

Jeunesse et insurgé.e.s – le monde est à nous!

Un message des vos ami.e.s.

Rémi et Clément

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera salez, CH

Tolosa, Francia: Attacco molotov contro commissariato – Ne avevamo abbastanza

molotov

Nella notte di martedì 26 aprile abbiamo attaccato un commissariato con dei cocktail molotov.

Non vi mentiremo ancora.
Ne avevamo abbastanza.
Abbastanza che ci vendano l'”andrà meglio domani”.
Abbastanza di aspettare il movimento sociale.
Abbastanza degli “alla settimana prossima” cupi e tristi.
Abbastanza dello spettacolo della contestazione in cui la paura ci stringe allo stomaco e la rassegnazione alla testa.
Abbastanza di guardare su internet “dove sta esplodendo” o di masturbarsi sugli scontri filmati e postati su youtube.
Abbastanza di fare 600km per un riot.
Si direbbe un nuovo sport. O peggio. Un nuovo mestiere.
Rivoltos* professionist* dei movimenti sociali.
Fa figo sul CV militante.
Abbastanza che gettare due lattine o buttare un bidone della spazzatura per strada e farsi gassare passi per una vittoria.
Abbastanza di fingere di essere content* mentre non succede niente.
Abbastanza di fingere che siamo d’accordo.
Abbastanza di far credere che ce ne freghi qualcosa della legge El-Khomri.
Non abbiamo aspettato gli indignati 2.0 per passare delle notti bianche.
Bisogna dire le cose come stanno.
Siamo impazienti.
Non capiamo perché dovremmo dare appuntamento al potere per contestarlo, accerchiat* da sempre più uniformi e pacisbirri.

L’abbiamo fatto per il gusto di farlo.
L’abbiamo fatto per segnare una rottura.
Perché siamo allegri e in collera allo stesso tempo.
Non abbiamo più voglia di essere là dove ci aspettate.

Vorremmo mandare un doppio abbraccio combattivo.
Innanzitutto a Monica e Francisco in Spagna.
Poi ai/lle compagn* di Bruxelles che subiscono ugualmente la repressione per terrorismo.

La nostra solidarietà è l’attacco, il nostro crimine la libertà.

A presto.

Fonte: IAATA

in inglese, spagnolo

Marsiglia: L’espulsione del terzo Manba è finita con 3 compagn* in custodia cautelare, e un arresto a domicilio

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Nel pomeriggio del 12 aprile il nuovo Manba è stato espulso dalle forze di polizia arrivate in gran numero, si contano due arresti e delle violenze poliziesche. La nuova apertura seguiva l’espulsione del manba 2 (la settimana scorsa).
Articolo aggiornato (ancora) da MIA il 15 aprile.

Il Manba era stato aperto qualche giorno fa nella via Bel Air, in un edificio vuoto da diversi anni. L’apertura doveva permettere di continuare le attività del Manba: accoglienza de* migranti, atelier collettivi, riunioni politiche, punto di gratuità… Era un luogo che voleva anche essere un punto d’incontro delle lotte in questo momento di movimento sociale.

La polizia è arrivata il 12 aprile, ed è rimasta parecchie ore davanti all’edificio, occupato in quel momento da cinque compagn* (un* de* quali arrestat* la sera stessa). Un “architetto perito” è arrivato pretendendo che l’edificio fosse pericolante, mentre non era stato qualificato come tale. Lo sgombero avvenuto dopo più di 48 ore d’occupazione era dunque uno sgombero illegale. Le persone venute in sostegno contro l’espulsione, una ventina, sono stati allontanati violentemente dai poliziotti, il cui numero non ha cessato di aumentare per tutto il tempo del confronto.

Dopo aver respinto le persone arrivate in sostegno, i poliziotti hanno allora bloccato completamente la strada e l’accesso all’edificio in cui sono entrati, facendone uscire gli/le occupanti e procedendo all’arresto di un* di loro.
I/Le solidali hanno cercato di evitare l’arresto bloccando il furgone di polizia da un lato della strada, cosa a cui i poliziotti hanno risposto con dei colpi di tonfa e dei lacrimogeni sul corso Lieutaud. I/Le solidali hanno continuato a resistere, cercando inoltre di proteggersi rovesciando bidoni della spazzatura tra loro e i poliziotti, che hanno aumentato allora il livello di violenza non esitando a gassare a bruciapelo e picchiare delle persone a terra. Approfittando della loro superiorità numerica, hanno arrestato un’altra persona, buttandola a terra e picchiandola a più persone brutalmente a colpi di manganello telescopico.
La polizia municipale e nazionale si è mostrata violenta, e molto arrogante, come la settimana scorsa.

In seguito la quarantina di persone venuta in sostegno è risalita in manifestazione selvaggia fino alla Plaine, rovesciando in maniera sistematica i bidoni di spazzatura sul percorso ed è stata di nuovo gassata dalla BAC prima della dispersione.

Perché il manba viva ancora! Aria, aria, aprite le frontiere!
Solidarietà e sostegno con gli/le arrestat*! Libertà per loro!
ACAB

Nota di Contra Info: voci di strada dicono che durante il conflitto un certo numero di biciclette della polizia sono state espropriate in corso Lieutaud, i pulotti sono stati anche attaccati, compreso un agente della BAC (brigada anticriminalità) che si è preso un pugno nello stomaco.

Ultime informazioni sugli arresti:

13 aprile: i poliziotti sono andati a prendere a casa sua una persona presente durante lo sgombero del nuovo Manba del 12 aprile per una ‘udienza libera’. In seguito è stata posta in custodia cautelare e dovrà comparire per ‘deterioramento di luogo di culto’.

14 aprile: due delle tre persone arrestate nell’ambito dello sgombero del Manba 3 (una il giorno stesso e una il giorno dopo) sono state rilasciate in serata sotto controllo giudiziario e con una convocazione per un futuro processo, come minimo per ‘deterioramento di luogo di culto’. Le tre persone arrestate sono uscite dal tribunale alla sera dopo essere passate davanti al pubblico ministero.

Tutta la nostra solidarietà!

Leggere anche: Messaggio dei/lle compagn* che erano in custodia cautelare

in inglese

Marsiglia: Striscione in sostegno a Gaël, condannato a 6 mesi di prigione senza condizionale

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Ricevuto il 24 marzo:

Il 17 marzo durante una manifestazione a Nantes contro la Legge sul lavoro, sono state arrestate diverse persone. Gaël ha passato 48h in preventiva prima che fosse emesso un mandato di carcerazione. Lunedì 21 è passato in direttissima ed è stato condannato a sei mesi di prigione senza condizionale.

Oggi, a Marsiglia, durante una nuova giornata di manifestazione, uno striscione in solidarietà è stato appeso a un ponte.

Da Marsiglia a Nantes: solidarietà!
Libertà per Gaël!

in inglese, tedesco, portoghese

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Nantes: Resoconto sulla manifestazione del 31 marzo

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Ricevuto il 31 marzo:

Oggi 31 marzo si è svolta una nuova giornata di mobilitazione contro la riforma del lavoro. Ovunque in Francia dei licei sono stati bloccati, delle università hanno scioperato e si sono svolte diverse manifestazioni che sono terminate con degli scontri con la polizia, come a Tolosa, Marsiglia, Rennes, Nantes e Parigi.

A Nantes, la manifestazione ha riunito più di 30 000 persone e per tutto il corteo delle banche sono state attaccate a colpi di martello e di estintore, il comune è stato distrutto, un’agenzia di Vinci (il costruttore dell’aeroporto sulla ZAD di Notre Dame des Landes) è stata ridipinta così come il locale del Partito Socialista. L’albergo di lusso Le Radisson, situato tra le mura dell’ex tribunale penale, è uno dei simboli della gentrificazione di Nantes: l’istituto di pena che si trovava giusto dietro è stato interamente trasferito per lasciare via libera ai ricchi. Per l’occasione è stato riverniciato a colpi di estintore, un occhiolino a Georges Courtois, che nel 1985 aveva preso in ostaggio il tribunale durante il suo processo, con Abdelkarim Khalki e Patrick Thiolet.

Barricate sono state costruite in diversi luoghi, delle strade disselciate e le granate lacrimogene sono piovute per tutta la giornata. Sono stati segnalati diversi tiri di LBD 40 (flashball)…

Disoccupazione, Cash e Sommossa!
ACAB!

in inglese, tedesco

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Marsiglia: Incendio di una vettura di GDF Suez in solidarietà con Calais

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Ricevuto il 19 marzo:

Nel corso delle ultime settimane, lo Stato e il suo “buon” esercito hanno intensificato i loro attacchi contro i/le nostr* amic* a Calais, tra un’incursione fascista e l’altra. Ma chi se la prende con i giri libertari deve aspettarsi delle reazioni forti.

Se le case costruite a Calais vengono distrutte, noi distruggiamo le infrastrutture repressive, a Marsiglia come in qualunque altro luogo.

In risposta alle distruzioni e agli attacchi contro la Giungla di Calais, venerdì 4 marzo abbiamo bruciato, nel quartiere di Baille, un camioncino di {Cofely – GDF Suez}, che approfitta della gestione dei cosiddetti “migrant*” partecipando alla costruzione di centri di permanenza temporanea in Francia e Italia.

La lotta contro tutte le frontiere, gli Stati e la società d’esclusione  d’espulsione continuerà.
Per una vita solidale.

H.i.H.i.H.i
(Hibous Insomniaques à l’Humeur Internationaliste et à l’Humour Incandescent)
(Gufi Insonni dall’Umore Internationalista e dall’Umore Incandescente)

in inglese, tedesco

Tolosa, Francia: Attacco incendiario contro dei camion di Vinci

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Foto dell’attacco incendiario contro i camion di Vinci a Limoges, giugno 2015

Tolosa, sabato 27 febbraio

Incendio di solidarietà

Abbiamo bruciato diversi camion su un cantiere Vinci.
Avevamo voglia di appiccare il fuoco.
Di divertirci insieme,
di non andare là dove ci aspettavano.
È stato bello.
In inverno il fuoco riscalda.

Sostegno a tutt* i/le ragazzacc*, zadist* o no

Alcun* monell*

in inglese

Nantes, Francia: Manifestazione di resistenza contro gli stati d’emergenza

nantes-2-768x51220 febbraio 2016

Niente feriti né arresti, ma numerose facciate rivisitate.

Quasi 400 persone hanno sfilato a Nantes nell’ambito della settimana di resistenza. Lo striscione di testa, ornato dall’uccello del cartone animato «Il re e l’uccello», faceva appello alla resistenza contro gli stati d’emergenza, citando Kobané in Kurdistan, Ferguson negli Stati Uniti e Notre-Dame-des-Landes in Francia. A colpi di estintori, bottiglie e uova riempite di vernice, dei/lle manifestanti vestit*di nero, con dei caschi e alcun* con delle maschere a gas, hanno potuto dedicarsi alla pittura e ai graffiti politici sui muri della città.

La polizia ha utilizzato diverse granate di gas lacrimogeno in seguito al lancio di oggetti, ma il corteo ha continuato nonostante il gas che ha tagliato momentaneamente in due la manifestazione. Gli scudi tenuti dai manifestanti hanno allora formato un muro destinato a proteggere i manifestanti dai tiri di flashball e LBD-40 della polizia.

I poliziotti hanno tentato di aumentare la pressione attorno al corteo nelle viuzze del centro, ma senza successo. La BAC (Brigata anti-crimine) si è persino spaventata quando si è trovata sul percorso dei/lle manifestanti.

La manifestazione si è dispersa alle Navate, senza feriti né arresti, con birra a 1 euro.

330 poliziotti dovevano impedire l’accesso ad alcune zone ma non hanno potuto impedire il rifacimento delle facciate di alcuni edifici pubblici, banche, agenzie immobiliari e i locali del PS che si trovavano sulla strada della manifestazione.

Foto via Le Chat Noir Emeutier

in tedesco

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Montreuil, Francia: Attacco a un architetto della dominazione, in solidarietà a Mónica e Francisco

prison-imageNella notte tra l’8 e il 9 marzo 2016, con l’aiuto di cassonetti della spazzatura e di prodotti infiammabili, abbiamo dato fuoco alla facciata dello studio di architetti Archi 5 in rue Voltaire nel centro di Montreuil-sous-Bois.

Sul suo sito Archi 5 si vanta di aver realizzato, o di essere in procinto di farlo, oltre a delle costruzioni banali, la lista dei seguenti progetti macabri:

i centri penitenziari di Bourg en Bresse, Draguignan, Mont de Marsan, Rennes, le prigioni di Condé-sur-Sarthe e Vendin le Veil, il Polo della Polizia giudiziaria di Cergy-Pontoise, il commissariato di Clichy-sous-Bois, il Tribunale civile di Chartres, il centro di detenzione della Polinesia francese a Tahiti.

Dedichiamo quest’azione a tutte le persone che si battono per la libertà e contro ogni autorità, in particolare al/lla compagn* anarchic* Monica Caballero e Francisco Solar che sono tra le grinfie dello Stato spagnolo e che pur rischiando delle pesanti pene di prigione non rinnegano neanche una parola di quello che pensano né di quello che sono.

Fuoco alle prigioni.

Fuoco a chi le costruisce.

in inglese

[Francia] Lottare contro la legge sul lavoro: nessuno dovrebbe lavorare!

travail«Siamo sfruttati come gli altri e vogliamo farla finita, subito, con lo sfruttamento».
Ai ferri corti con l’Esistente

La legge sul lavoro (come tutte les leggi) non avvantaggerà che poch*, mentre schiaccerà tutt* gli/le altr*, molto più numeros*. Quest* ultim*, gli/le sfruttat*, per una volta non hanno aspettato i sindacati per organizzarsi e chiamare allo sciopero. Hanno perfettamente ragione. C’è agitazione da ogni parte: i/le liceali invocano a bloccare i licei, gli/le studenti/esse a occupare le università, i/le non-sindacalist* allo sciopero generale. Quanto a noi, finché si tratterà di lottare contro lo sfruttamento e la dominazione, ci saremo.

Potremmo restare a distanza dal movimento accontentandoci di affermare che il lavoro non deve essere né elemosinato né trasformato ma distrutto; stavolta preferiamo partecipare alla lotta, per diffondere la critica a tutte le forme di dominazione. Per noi, non può prescindere da un discorso contro lo Stato e il capitalismo. Non contate su di noi per difendere il diritto del lavoro. Con o senza di lui, è sempre Servizio Obbligatorio del Lavoro.

Negli anni 80 Bob Black, un anarchico americano scriveva già: «Un lavoratore è uno schiavo a part-time. È il padrone che decide a che ora dovete arrivare al lavoro e a che ora potete tornare a casa – e quello che farete nel mentre. Vi dice quale mole di lavoro dovete effettuare e a che ritmo. Ha il diritto di esercitare il suo potere fino agli estremi più umilianti. Se ne ha voglia, può regolamentare tutto: la frequenza delle vostre pause pipì, il modo in cui dovete vestirvi, etc. A parte qualche salvaguardia giuridica molto variabile, può licenziarvi per un motivo qualsiasi – o senza la benché minima ragione». E appunto, la legge sul lavoro riduce in briciole queste salvaguardie. Per noi si tratta di farla finita col lavoro senza aspettare altro. Ci uniamo a Black quando dichiara: «Alcuni sinistroidi blaterano in favore del pieno impiego. Io aspiro alla piena disoccupazione, come i surrealisti – solo che io non scherzo».

Se gli/le studenti/esse continuano a studiare, gli/le operai* e gli/le impiegat* a lavorare, gli/le disoccupat* a preoccuparsi di trovare un lavoro, nessun cambiamento è possibile. A noi piacerebbe che la lotta tendesse a una paralisi della normalità, che si moltiplicassero le offensive, gli scioperi selvaggi, i sabotaggi, le distruzioni fisiche dei simboli dell’economia. Allora avremo il tempo e lo spazio necessari per riprendere in mano le nostre vite e per l’emancipazione di tutt*. A volte nelle lotte sociali di rivendicazione si sviluppano dei metodi più interessanti dei loro obiettivi… Qualche anno fa degli operai che durante uno sciopero generale portavano uno striscione su cui era scritto «Non chiediamo niente» avevano ben capito che la sconfitta risiede nella rivendicazione in se stessa.

Finché ci saranno persone che vanno a lavorare non per il piacere di fare qualcosa di socialmente utile, ma per «guadagnarsi da vivere» faremo appello allo sciopero generale illimitato. Finché ci saranno poliziotti e prigioni, banchieri e supermercati, eletti ed elezioni, ricchi e poveri… faremo di tutto perché cambi, qui e ora.

Viviamo in un mondo di merda, non accettiamolo!
Ci resta la rivolta, esprimiamola !

Parigi, La Discordia : Scarabocchio ha scarabocchiato – bis repetita placent

Avremmo preferito non seccarvi ancora con peripezie di questo genere… Ma non avevamo fatto i conti col nostro amico scarabocchio, che ha colpito ancora una volta.

Lunedì 8 febbraio, arrivando alla biblioteca per la permanenza settimanale, abbiamo avuto la «sorpresa» (oddio, relativa!) di trovare dei nuovi messaggi. Stavolta hanno gettato un po’ di vernice sulle finestre e fatto due scritte per terra. Una diceva “Racistes Go Home” e l’altra era un’enigmatica firma (?) “La Fraction”. I nostri timidi artisti hanno anche scarabocchiato le A cerchiate dell’ultima volta (almeno le cose sono chiare!). Beninteso il tutto è stato ancora una volta pulito in poco tempo, e tutto il quartiere pensa ancora a un attacco dell’estrema destra (ma è davvero sbagliato?).
Scarabocchio può essere fiero di lui, il suo disegno è stato appeso nella prima elementare della scuola di fronte!

Stavolta quest’atto coraggioso è stato realizzato da tre individui, molto lenti, evidentemente poco esperti, e per niente attenti a quello che accadeva intorno a loro… Queste persone hanno (mal) utilizzato una pratica che non è insignificante, dato che si tratta di una pratica asimmetrica (la porta-aerei Charles de Gaulle non fa scritte sulle vetrine). Lungi da noi l’idea di cristallizzare o fare di certe pratiche un feticcio, ricordiamo comunque che i rivoluzionari, nel corso dei secoli, hanno riservato questo genere di pratiche al nemico, ai fascisti, al potere, al clero. E parliamo delle pratiche dell’asimmetria, non di questa stronzata banale e senza importanza che farà sensazione per tre ore nella vita dei nostri artisti, e che ne è l’espressione più patetica. I rivoluzionari, quando non sono d’accordo, si spiegano, non si mettono anonimamente della cacca nella buca delle lettere.

Tre individui che si sono dimostrati :

1- Incapaci di venire alla famosa discussione dei loro incubi (o in qualunque altro momento pubblico alla Discordia o altri luoghi anarchici e anti-religiosi della capitale) per esprimere il punto di vista della Frazione (Fraction Hexagone?) sull’islamofobia, oppure per difendere la loro indulgenza nei confronti dei gruppi islamici (UOIF, CCIF, PSM, etc.). Ma forse pensano che il dialogo col nemico non serva a niente? Allora perché «attaccare» una biblioteca anarchica invece che una banca, un luogo di culto, un commissariato o la permanenza di un partito? (anche stavolta nessun’altra degradazione è stata compiuta dai nostri tre intellettuali).

2- Incapaci di scrivere la minima critica argomentata di quello che li infastidisce tanto nel nostro pensiero imberbe. In effetti ancor oggi non abbiamo trovato la minima traccia di una critica fondata delle nostre posizioni anarchiche anti-religiose (o di quelle di altri rivoluzionari anti-religiosi). Non una sola, soltanto qualche minaccia di morte su internet, qualche provocazione anonima su twitter o facebook (ognuno ha i media che merita…) o dei commenti anonimi di un tenore mai incontrati nella vita reale, considerato anche non siamo dei clandestini e che discutiamo con un sacco di gente del giro, eppure: NIENTE! Come se la critica della critica del concetto d’islamofobia in realtà non esistesse che su internet (e debolmente) o tra mezzanotte e le quattro del mattino nel XIX° arrondissement di Parigi. Tutti potranno quindi concludere che queste degradazioni non sono che un’ammissione d’incapacità a difendere come si deve una posizione (tramite una critica argomentata o il confronto fisico con degli individui, non dei muri).

Gettando tre poveri barattoli di vernice sulla biblioteca, avete soltanto dimostrato la vostra debolezza teorica e analitica intrinseca. Per dirla in un linguaggio che capirete meglio: siete delle merde umane incapaci di difendere le vostre posizioni reazionarie con dignità e intelligenza. Ne concludiamo, cari bambini perduti del post-modernismo, che vi vergognate di voi stessi e delle vostre azioni (di cui non riuscite nemmeno ad assumervi la responsabilità pubblicamente, né a rivendicare o anche solo a spiegare). Le nostre posizioni le portiamo a volto scoperto, con nomi e indirizzi per accettarle pubblicamente. Un decimo di questo coraggio abbellirebbe la vostra mancanza di fantasia.

Gli stalinisti davano dei fascisti a tutti coloro che non erano d’accordo con loro, questi amici degli autoritari religiosi ci danno dei «razzisti», a noi che diciamo chiaramente tutto il nostro odio per ogni razzismo, ogni religione, ogni autorità. Le vecchie abitudini sono iscritte nei geni politici di questa gioventù confusa e incapace di sviluppare il minimo pensiero critico o rivoluzionario?

Continueremo a bestemmiare contro gli pseudo-radicali confusi e teo-compatibili, così come contro ogni dio e i profeti, a proposito dei quali citeremo ancora e sempre la canzone del Père Duchesne :
«Coupe les curés en deux Nom de Dieu / Fout les églises par terre Sang Dieu / Et l’bon dieu dans la merde Nom de Dieu… »
(NdT: Taglia i curati in due, per Dio / Abbatti le chiese, sangue di Dio / E il buon Dio nella merda, per Dio)

Approfittiamo di questa seconda meschinità per ringraziare tutt* coloro che si sono schierati dalla parte della Discordia, che in questo caso equivale a portare avanti una chiara posizione rivoluzionaria contro la compiacenza nei confronti della religione, qualsiasi religione, e in tutte le regioni del mondo. A chi ha ridacchiato, mantenuto un silenzio di comodo o manifestato delle scuse improbabili per distogliere lo sguardo va tutto il nostro disprezzo.

Ancora e sempre, contro ogni forma di potere,
contro ogni religione e ogni razzismo,
viva la rivoluzione e viva l’anarchia!

Alcun* bibliotecar* della discordia.

ladiscordia.noblogs.org
ladiscordia@riseup.net

Parigi, La Discordia : «Tags» sulla biblioteca anarchica La Discordia

Come previsto da tempo, martedì 26 gennaio si è svolto alla Discordia il dibattito intitolato «Islamofobia: dal racket concettuale al racket politico». Volevamo confrontarci con altre persone su un tema al crocevia della confusione attualmente diffusa tra condanna del razzismo e difesa della religione.

Le riflessioni comuni sono state interessanti, e la sessantina di compagn* che sono venut* (promesso, la prossima volta prenderemo una sala più grande e con più sedie!) hanno dimostrato che in molti si ritrovano in questa necessità della critica rivoluzionaria delle religioni, tutte le religioni, persino l’islam, che altri vorrebbero rifilarci come la «religione degli oppressi».

Eppure, arrivando martedì pomeriggio, abbiamo visto che la facciata della Discordia era stata taggata, probabilmente nella notte. Delle A cerchiate (grazie!) e degli insulti («fascisti» e «razzisti») particolarmente mal scritti e pensati con una bomboletta di vernice nera. Il tutto accompagnato da un foglietto di «rivendicazione» che affermava che diffonderemmo delle «teorie razziste e islamofobe» e che saremmo «la cinghia di trasmissione delle ideologie del potere», etc.
Insomma, non stiamo a ricopiare le stupidaggini che han fatto ridere tutti. Se volete leggerle passate a farvi una risata (o attaccare noi piuttosto che i muri) alla biblioteca durante le permanenze e le discussioni.
La risposta a questi insulti è stata il successo della discussione di martedì 26, ma anche quello di tutte le altre.

Per farla breve, i tags di insulti (difficilmente leggibili) sono stati cancellati in cinque minuti (a livello pratico non ci siamo ancora, ragazzi!), le A cerchiate restano! Anche i nostri vicini hanno riso delle vostre cazzate, tanto per dimostrare che le vostre prodezze non hanno assolutamente alcun impatto su niente e nessuno, a parte voi stessi e la vostra latteria rancida.

E ancora un’osservazione per i coraggiosi graffitari/umoristi: se non siete stati filmati dalla DGSI (direzione generale della Sicurezza interna) è perché abbiamo preso e distrutto la telecamera che ci sorvegliava (molto prima dell’emanazione dello stato di emergenza). Tutti potranno valutare la differenza tra chi se la prende (pateticamente) contro una biblioteca anarchica già minacciata dalla repressione e chi ha a che fare con problematiche più serie.

Nessun altro tag è stato trovato nel quartiere, né sulle banche, né sui commissariati, né le scuole che lavorano con la DGSI, né su chiese, sinagoghe o moschee. Un grande attacco rivoluzionario, quindi, contro degli anarchici. Se ci aspettavamo delle «attenzioni» di questo tipo (pensavamo a qualcosa di un po’ più «importante»), questo non ci frenerà in alcun modo nel nostro tentativo di elaborare, condividere e diffondere un discorso rivoluzionario chiaro, senza alcuna compiacenza con nessuna forma di potere, compresa la religione, e senza rimorsi nella critica dei compromessi dei politicanti di alcune frange dell’«ambiente», al contrario!

Un pensiero per quei «fascisti» di non credenti, da Téhéran a Saint-Denis, cui oggi si dà dell’«islamofobo» sia da parte di potenze temibili, sia della piccola borghesia universitaria arrivista francese che del razzismo non conosce che quello della propria classe, e che in una decina di anni per unica pratica non ha dimostrato che la capacità a scrivere un tag illeggibile sulla facciata di una biblioteca anarchica e d’organizzarsi con delle autorità religiose per… organizzare delle conferenze. Una pratica all’altezza del loro discorso.

Evidentemente, se si constata freddamente il trattamento riservato dallo Stato ai rivoluzionari atei da una parte, e alla sinistra razzialista/teocompatibile dall’altra, si capisce rapidemente chi può davvero essere qualificato come «cinghia di trasmissione delle ideologie del potere» : quelli che reprime abitualmente? O piuttosto quelli a cui offre delle cattedre nelle sue università e dei posti da dirigenti nelle sue istituzioni (in effetti, questa galassia è composta principalemente da universitari e dirigenti della media e alta borghesia, immigrata o meno).

Nessuna sorpresa quindi che il loro cuore di obiettivo politico non abbia rispetto né orecchie per questa casa chiusa post-moderna, come l’hanno provato tutte le recenti insurrezioni che non si sono curati dei ragionamenti contorti dei nostri pii universitari, dal Bahrein a Baltimora, passando per Durban.

Per finire, grazie a tutt* quell* che sono passati e che passeranno. Grazie anche a tutte le persone che hanno delle informazioni sui nostri artisti impegnati ma un po’ conigli, perché incapaci d’assumere le loro dichiarazioni di persona.

Facciamo appello a coloro per cui le idee e le pratiche rivoluzionarie contano, che siano anarchic* o no, a raddoppiare l’offensiva contro questa nuova reazione, e a esprimere la loro solidarietà con chi si ritrova nel mirino di questi reazionari New Born, prendendosi la loro parte di critica, e il poco coraggio di cui ha bisogno. E tagliando corto ai tentativi d’isolamento dei rivoluzionari anti-religione (quindi non è più un pleonasmo?).

Contro ogni forma di potere,
contro ogni religione e ogni razzismo,
viva la rivoluzione e viva l’anarchia!

Il 29/01/2016,
Qualche bibliotecari* della discordia.

Rennes, Francia: Blocco contro l’aeroporto e il suo mondo, la sua linea ad alta velocità e la sua prigione

jailVenerdì 22 gennaio all’alba, alcune persone hanno deciso di bloccare la strada che attraversa il cantiere della nuova stazione Eurorennes e passa davanti all’entrata principale della prigione femminile.

È stata sparsa della spazzatura, versato dell’olio e il testo che segue è stato incollato sulle mura del carcere e la staccionata del cantiere.

Stamattina blocchiamo questa strada con l’aiuto di un po’ di bidoni della spazzatura rovesciati e di olio versato…

Perché, incastrata tra il cantiere megalomane del quartiere affaristico che è Euro-Rennes, la sua futura TAV e la più grande prigione femminile europea, rappresenta da sola la «città di domani» che viene sognata negli uffici di Rennes Métropole.

Perché non abbiamo gli stessi sogni.
Perché qualche minuto di ingorgo rimangono ridicoli in confronto alle ore, i mesi e gli anni passati nelle gabbie. Che quei pochi minuti possano permettere di sollevare la testa dal proprio quotidiano e rendersene conto.

Perché troviamo divertente immaginare un secondino che non riesce a tornare a casa dopo aver passato la notte a rinchiudere persone, come un dirigente dinamico che perde 120€ di TGV per andare alla riunione aziendale a Parigi.

Perché dall’altro lato della strada, Euro-Rennes butta fuori i poveri per costruire alberghi, uffici, cinema alternativi, loft e bar alla moda.

Perché le immagini create al computer che fioriscono sui pannelli giganti del quartiere danno un’idea precisa della popolazione corteggiata: giovani in completo e cravatta, bianchi, ricchi, che camminano a buon passo sui piazzali lisci.

Perché vogliono che tutta la città somigli a questo, e che ci fa vomitare.

Stamattina blocchiamo la strada.

Perché a pochi chilometri da qui, a Notre Dame des Landes, lo Stato e Vinci vogliono costruire un aeroporto.
Perché hanno deciso di espellere chi vi si oppone oggi come contanto espellere domani, coi loro aerei, chi non ha i documenti giusti.

Perché lo Stato impone ovunque i suoi progetti a colpi di soldi, a colpi di polizia e di propaganda mediatica schiacciando al passaggio come sempre i più poveri e gli indesiderabili.
Perché con lo stato d’urgenza si dota degli strumenti per sfogarsi un po’ più ancora.

Perché in questo momento un sacco di persone si mobilitano contro l’aeroporto e il suo mondo, moltiplicano le azioni, e vogliamo contribuire. Perché è possibile lottare, ovunque e direttamente, in modi diversi, in pochi o in tanti, contro le strutture istituzionali e le società che ci rovinano la vita.

Perché il mondo che costruiscono non è il nostro mondo, e non intendiamo lasciarli fare.

Perché siamo incompatibili, perché i nostri desideri fanno disordine e perché non molleremo!

Perché preferiamo mille volte un quartiere vivo in cui ci si incontra, ci si aiuta e si discute fra vicini in un terreno abbandonato durante una grigliata a una sfilata di trolley che trainano i loro completi sull’asfalto videosorvegliato.

Perché preferiamo mille volte degli spazi in cui si sperimentano modi di vivere, di abitare, di nutrirsi, di lottare e relazionarsi diversamente alla prospettiva di torri di controllo e di vasti hangar eco-labellizzati e i loro portici vigipirate.

Contro l’aeroporto e il suo mondo, la sua TAV e la sua prigione.

in inglese

Lille, Francia: Azione di sostegno al blocco della tangenziale di Nantes

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Contron l’Ayrault-port* de Notre-Dame-Des-Landes. Vinci, fuori dalle nostre vite
*Jean-Marc Ayrault è l’ex sindaco di Nantes e successivamente è stato Primo Ministro

Sabato 9 gennaio:

In questo momento a Lille si tiene una giornata/serata di sostegno alla ZAD di Notre Dame des Landes e gli abitanti che affrontano un processo mercoledì 13 gennaio. Più di 100 persone riunite in Assemblea Generale hanno deciso di mostrare il loro sostegno ai dimostranti che stanno bloccando il ponte Cheviré in questo momento.
Siamo quindi partiti in corteo fino all’autostrada dove abbiamo srotolato uno striscione.

Quest’azione simbolica e spontanea prova anche la nostra determinazione all’autorganizzazione, per evitare lo sgombero della ZAD con ogni mezzo.

Vinci smamma, resistenza e sabotaggio!

Nota di Contra Info: 400 trattori, 1,000 ciclisti e 20,000 manifestanti sono arrivati sulla tangenziale di Nantes per protestare contro il progetto di aeroporto di Notre-Dame-Des-Landes (NDDL), e per sostenere l’occupazione in corso sulla ZAD.

lillezadsoli2lillezadsoli3in inglese

Nantes, Francia: Commissariato di polizia ridipinto in sostegno alla ZAD

nantes1nantes2nantes3nantes4nantes5Mentre il caso degli ultimi occupanti legali della ZAD veniva trattato in tribunale questo mercoledì [13 gennaio 2016], abbiamo deciso di ridipingere la facciata rossa del commissariato del quartiere di Beaujoire, nella migliore tradizione del greenwashing di Nantes.

Non siamo stupidi: sappiamo bene che ogni sconfitta in tribunale implica una maggiore sicurezza dei cementificatori per avanzare col loro progetto di aeroporto.

Lontano dai discorsi sommessi dei tribunali, le milizie poliziesca torneranno nella zona e attaccheranno il movimento di occupazione e le forme di vita che sviluppa da anni.

Si tratta di un avvertimento. Non li lasceremo fare.

Non ci sarà un aeroporto a Notre-Dame-des-Landes.

I Verdi di Rabbia

in inglese, tedesco

Tolosa, Francia: barricate incendiarie in sostegno alla ZAD di Notre-Dame-Des-Landes

flamingtyreIl 13 gennaio a Nantes si svolgerà uno dei processi degli/lle abitant* della ZAD di Notre-Dame-des-Landes, che si concluderà sicuramente con una decisione di espulsione accompagnata da penalità giornaliere. È tutti i giorni che inquilin*, occupant*, rroms, sans-papiers e altr* subiscono questa violenza di stato tramite i suoi giudici, i suoi poliziotti e i suoi ufficiali giudiziati che decidono di chi deve vivere dove e come.

Quindi samedi 9 gennaio 2016 alle 9h, la bretella autostradale che porta all’aeroporto di Tolosa e il tram sono stati bloccati con l’aiuto di barricate incendiarie. Le due linee di tram sono state ferme in tutta Tolosa per un’ora.

Finché queste espulsioni continueranno, finché questo mondo di merda esisterà, resteremo determinat* a prendercela con il flusso incessante di merci, passegger* e lavorator* indispensabili al buon funzionamento del capitalismo, e questo malgrado lo stato di emergenza.

Non c’è fumo senza pneumatico!

in inglese