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Conferenza stampa dei genitori degli imprigionati nel primo processo contro le CCF

Lo Stato non è una fortezza. Non troverete nessuna porta che vi conduce a un qualche tipo di macchina o motore che può essere disattivato girando un’interruttore. Lo Stato non è un mostro che puoi uccidere con un paletto nel cuore. È qualcosa di molto diverso. Potremmo paragonarlo ad un sistema; una rete che comprende migliaia di macchine e interruttori. Questa rete non si impone sulla società dall’alto. Si diffonde in tutta la società dal suo interno. Si estende anche alla sfera della vita privata, raggiungendo e toccando le nostre emozioni a livello cellulare. Si stampa nella coscienza e viene modellata da essa.

Collega e unisce la società, che a sua volta si alimenta e si santifica in un continuo scambio di valori e norme. In questo gioco, non ci sono spettatori. Ognuno di noi svolge un ruolo attivo.

—Costas Pappas, “Non si torna indietro”
CONFERENZA STAMPA DEI GENITORI DEGLI IMPRIGIONATI NEL PRIMO PROCESSO CONTRO LE CCF

Con facce tristi e stanche e dai lineamenti tirati, dopo che il loro incubo dura da parecchi mesi, ma con dignità e determinazione nello sguardo,i genitori dei condannati nel caso di Cospirazione delle Cellule di Fuoco, hanno accolto Mercoledì, 3/8, parenti, amici, giornalisti e decine di altre persone di ogni età, illustri e non, che sono arrivati presso la sede dell’ESIEA (Unione Giornalisti dei Quotidiani di Atene) per una conferenza stampa.

Una settimana dopo la decisione dei tre membri della Corte di Appello di condannare da 11 a 25 anni di reclusione sei dei nove imputati, i genitori e gli avvocati dei condannati non sono disposti ad arrendersi.

Nella conferenza stampa accusano la corte di aver preso una “decisione politica”, di “disumanità e vendetta”, mentre sostengono ancora una volta che le tre esplosioni, che non hanno causato il ferimento o la morte di chiunque, non giustificano un totale di 130 anni di reclusione che il giudice ha “inflitto” ai loro figli.

Un silenzio di morte regnava nella stanza quando con voce tremante la signora Hadjimichelaki, madre del diciannovenne Haris Hadjimichelakis condannato a 25 anni di reclusione, leggeva la dichiarazione collettiva dei genitori.

“È stata una decisione ingiusta, crudele, esaustiva, assurda, arbitraria, disumana, vendicativa. È stata una decisione che in base alla logica nazista di responsabilità collettiva, ha preso di mira i singoli basandosi esclusivamente sulla loro ideologia”, ha detto la signora Hadjimichelaki.

Ha aggiunto che “Le infami ‘esplosioni’, è stato provato, non hanno causato alcun pericolo verso nessuna persona e le testimonianze dei testimoni hanno assolutamente chiarito essere state azioni nel ‘campo’ della protesta politica”.

“Per quanto riguarda i risultati riguardanti le ‘esplosioni’, anche attraverso l’esperienza degli esperti, è stato dimostrato che si trattava di petardi con polvere da sparo non standardizzata, che può causare una deflagrazione e non un’esplosione”, ha detto la signora.

Ha concluso alla fine con una sottolineatura politica, che “La giustizia punisce brutalmente e distrugge senza pietà i giovani attraverso ipotesi e congetture e non per gli atti compiuti. E lascia impuniti coloro che sono coinvolti in enormi scandali politici ed economici, che mettono a rischio la vita delle persone e le strutture costituzionali del paese”.

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