Category Archives: Annunci-Eventi

Göttingen, Germania: Vernice a centrale CDU

24 aprile 2018

Nella notte a martedì 24 aprile 18 abbiamo attaccato la centrale del partito CDU a Goe con la vernice. Solidarietà con chi subisce la repressione dello Stato – Documenti per tuttx – Espulsione è assassinio!

La CDU attua una politica d’asilo e d’espulsione disumana e razzista. Così per volontà del governo federale (CDU/CSU e SPD) delle persone che cercano riparo e un futuro da queste parti dovrebbero essere espulse di nuovo non solo in Bulgaria ma anche nell’Afghanistan – in un paese dove infuria la guerra. Partecipa anche il governo nero-rosso della Bassa Sassonia.

Dopo che a Witzenhausen la polizia nella notte a lunedì voleva imporre con la massima brutalità l’espulsione illegale in Bulgaria di una persona siamo davvero molto arrabbiatx. Con questa politica si mettono in gioco delle vite umane e in più quella sessantina di persone che non stavano semplicemente a guardare furono ferite a suon di spray al pepe, di botte e dai cani.

L’espulsione di Bangin in Bulgaria, un paese dove lx profughx potrebbero si ottenere asilo ma difficilmente sfuggire alla violenza razzista della polizia e agli svantaggi sociali, poteva essere fermata solo con un reclamo patrocinatore nella galera per le espulsioni.

Espulsioni sono assassinio!
Niente espulsioni da nessuna parte!
Diritto al soggiorno per tuttx!

– Kommando Horst Seehofer –

Fonte: Indymedia (Tor)

Traduzione dal tedesco mc

Lipsia, Germania: Attentati incendiari a sito e furgone di Siemens

24 aprile 2018

Lunedì notte abbiamo appiccato il fuoco a Siemens. Con questi attentati ci aggreghiamo alla campagna fight4Afrin.
Furtivamente ci avvicinammo allo stabile per uffici, spaccammo una finestra e gettammo dentro alcuni ordigni incendiari. Dopo depositammo un ordigno incendiario sotto una carretta della ditta. Ci fa piacere leggere che l’ufficio fu devastato e l’auto totalmente bruciata.

Con Siemens questa volta non toccava a un profittatore diretto dello spaccio d’armi come negli attacchi precedenti. Siemens è finita nel mirino poiché la ditta ha stipulato un contratto miliardario con la Turchia nell’estate del 2017, vale a dire un anno dopo l’attacco massiccio dello Stato turco e bande islamiche alle città a maggioranza curda nel sud della Turchia. Contratto che fu celebrato dal ministro dell’energia turco come contributo importante ai rapporti tra Germania e Turchia, mentre erano ancora presenti le immagini di città distrutte e di massacri.

L’attacco a Siemens è così di più di un contributo alla solidarietà con la lotta per Afrin e vuole ricordare anche i morti di Cizre, Diyarbakır, Nusaybin, İdil e Silopi e le persone eroiche che si difendevano sul posto. Poiché ogni goccia di sangue che versano i comando speciali turchi, i soldati e le loro milizie, gronda anche dalle mani dex politicx tedeschx e delle imprese tedesche che continuano a stipulare affari con la Turchia per soldi ed influenza.
Come segugi seguiremo ogni traccia fino ai vostri uffici e alle vostre sedi d’impresa. Nessun deal è dimenticato!

Solidarietà con chi combatte! Onore ax cadutx!
Sehid Namirin!

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Berlino: Dati alle fiamme furgoni di Vinci e Spie

24 aprile 2018

Nel controprogetto all’isolamento e alla concorrenza come base dei modelli sociali occidentali, amicx e compas in Francia si sono appropriatx di un territorio a Notre Dame des Landes dove praticano la solidarietà come elemento centrale di convivenza.
Di fatto lo Stato francese voleva costruire nel territorio un ulteriore aeroporto gestito dalla VINCI s.a. Come reazione a questo progetto, lx nostrx compas hanno semplicemente occupato questo territorio.
La rinuncia alla grande opera aeroporto sembrava una vittoria.

Ma ad inizio aprile lo Stato francese lanciava l’attacco a questa forma d’auto-amministrazione…
VINCI: Nella lotta al progetto del grande aeroporto Notre-Dame-des-Landes, VINCI fu di già frequentemente obiettivo d’azioni militanti in Francia ma anche nella RFT.

VINCI avrebbe gestito questo aeroporto che poco tempo fa fu ufficialmente bloccato. Impresa multinazionale con più di 100.000 impiegatx e sede a Rueil-Malmaison in Francia, Vinci è tra l’altro compagnia di gestione di 33 aeroporti e di diverse autostrade in tutto il mondo.
Vinci si è cristallizzata come uno dei grandi consorzi che organizzano il funzionamento infrastrutturale fluido della convivenza sociale-statale. Le infrastrutture statali in generale e anzitutto in Francia rappresentano gli interessi commerciali di VINCI e attaccarli per noi è un imperativo!

SPIE: In Francia nel settore servizi la ditta Spie è la concorrente più forte di Vinci. Con l’affiliata Spie Nucléaire, l’impresa con sede in Francia è invischiata nell’industria nucleare. In Germania, Spie SAG è coinvolta nella produzione d’elettricità con il carbone e si vanta del suo annoso partenariato con RWE. Per esempio le macchine per l’estrazione della lignite di RWE furono trasportate nella foresta di Hambach da Spie .
Come grande logistico infrastrutturale, Spie è già stata attaccata da compas in passato poiché invischiata in progetti di costruzione di carceri.

Ecco perché nella notte dal 23 al 24 aprile 2018 nel quartiere Sevan a Lichtenberg abbiamo bruciato un furgone VINCI ed uno di Spie.

Kommando Sébastien Briat
– Azione nel quadro delle giornate di azione Maisteine (Pietre di Maggio)[maisteine] –

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Wuppertal, Germania: Vernice e pietre a Engels und Völkers

23 aprile 2018

Anche se gli sbirri e la stampa lo passano sotto silenzio… Chi aveva occhi vedeva. Chi ha un cuore se ne è rallegrato! Nella notte da domenica a lunedì (22/23 aprile) abbiamo visitato la sede di Engels und Völkers nella Friedrich-Ebert-Strasse a Wuppertal. Il vetro è rotto e la vernice cosparsa.

Engels und Völkers è un’impresa di mediazione a livello federale e l’abbiamo attaccata per le seguenti ragioni:
– Gli affitti aumentano ovunque!
– Sempre di più dei nostri soldi ci servono per l’affitto.
– La condizione di senzatetto aumenta drasticamente.
– Engels und Völkers è in prima fila nella accelerazione di questo sviluppo e ne profitta!
– La resistenza aumenta dappertutto, ma deve assolutamente crescere di più!
– Ne è parte inscindibile prendersela con i profittatori dell’espulsione!

Contro l’espulsione – contro la città dex ricchx!
Cari saluti e fuori per il 1° maggio autonomo!

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Niederkaina, Germania: Distrutta lastra di commemorazione ai nazi

21 aprile 2018

Nella notte dal 20 al 21 aprile 2018 abbiamo visita il Kaltland, più esattamente la località Niederkaina, un piccolo tranquillo villaggio presso Bautzen poco lontano da Ostritz. Dove il 22 aprile 1945 dei nazi si nascosero in un fienile dove furono attaccati e uccisi dagli alleati. La città di Bautzen depone ogni anno delle corone sulla lastra fissata in loco in commemorazione dell’allora “Volkssturm” (milizia popolare nazionalsocialista), che ovviamente non chiamano così. Anche il gruppo locale “StreamBZ” ed altrx neonazi dei dintorni fanno ogni anno una fiaccolata per i caduti del “Volkssturm” e pubblicizzano dei video in materia.
La città di Bautzen e “StreamBZ” parlano solo ed esclusivamente di “persone, vittime”.
No! Erano colpevoli!

Ma per la Germania non è nulla di strano, si elargiscono decorazioni ax antisemitx (Echo 2018) e a Ostritz si festeggia alla grande il compleanno di Adolf Hitler (scudo e spada). Ma per il Yom haShoah, la commemorazione dex ebrex assassinatx, in questo paese di colpevoli nessunx ha delle idee in materia.
Per i nazi non può esserci commemorazione e deposizioni di corone e simili, ecco perché abbiamo frantumato la lastra di commemorazione. E non sarà l’ultima!

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

[Messico] Fernando Barcenas rilasciato!

Fernando è uscito dal carcere l’ 11giugno 2018 verso le 21h. Una volta fuori ha bruciato l’uniforme beige che ha dovuto portare per quattro anni e mezzo

Lunedì 11 giugno 2018, il compagno anarchico Fernando Barcenas Castillo è uscito di prigione.

Arrestato il 13 dicembre 2013, durante le proteste contro l’aumento del prezzo dei biglietti del metrò, Fer era stato accusato di aver appiccato il fuoco all’albero di Natale della Coca-Cola, e da allora si trovava nella prigione Nord, detta ReNo, a Città del Messico.

Nel dicembre 2014 era stato condannato a 5 anni e 9 mesi di detenzione per i reati di disturbo della quiete pubblica e associazione a delinquere. Poco dopo la sua incarcerazione Fernando ha cominciato a organizzare diversi progetti: atelier di musica, di scrittura, di diffusione e informazione come delle fanzine e il giornale indipendente, anti-carcerario e di lotta: «El Canero», che vuol dire «colui che è in carcere». Si tratta di un media libero prodotto da prigionier* che si trovano dietro le sbarre di diverse prigioni della capitale messicana e di altre località

Per Fernando «Il Canero è un progetto che vuole spiegare la realtà vissuta all’interno delle prigioni e metterla in relazione con un contesto sociale più ampio, di cui siamo tutt* prigionier* a diversi livelli. Questo giornale contribuisce a diffondere la lotta anti-carceraria tessendo legami di comunicazione tra i/le prigionier* e l’esterno». Per lui si tratta «Di dimostrare che la lotta si conduce qualunque sia il luogo e con i mezzi a disposizione, senza aspettare che tutte le condizioni siano riunite».

Il primo Canero è uscito nel giugno 2014, e fino ad oggi sono stati scritti cinque numeri: col passare del tempo, il contenuto evolve. Il giornale è il risultato di numerosi riunioni di prigionier*, di scambi e riflessioni, di azioni congiunte, scioperi della fame… Lungo il suo percorso, il Canero vede nascere organizzazioni informali de prigionier* in resistenza, azioni coordinate, comunicati che denunciano la bestia penitenziaria, l’autorità e l’isolamento dentro e fuori le mura.

A partire dal mese di novembre 2017, Fernando lancia una nuova idea: organizzare una biblioteca autonoma gestita dagli stessi prigionieri, e dopo parecchi mesi di lavoro e di costruzione, la biblioteca viene inaugurata il 28 aprile 2018 col nome di Xosé Tarrío González *, e continua a crescere. Ad oggi conta numerosi documenti, tra libri, riviste e opuscoli… la biblioteca continua per la sua strada.

Per tutti questi anni Fer ha anche incoraggiato e lanciato l’organizzazione de* prigionier* in resistenza, dapprima incoraggiando la formazione del C.C.P.R (Coordinazione Combattiva dei Prigionieri in Resistenza), più tardi parteciperà alla coordinazione degli scioperi della fame, con altri prigionieri anarchici di Città del Messico. In seguito, Fer lancia e incoraggia la formazione della C.I.P.RE (Coordinazione Informale dei Prigionieri in Resistenza) come forma e spazio di organizzazione per tutt* quell* che sono stati oppress* e torturat* dal macchinario penitenziario. La CIPRE era un’organizzazione informale ormai sciolta e oggi sbiadisce non senza lasciare dietro di sé tutta un’esperienza organizzativa. Fer lancia una nuova proposizione che darà vita al collettivo di prigionieri CIMARRON, che fa riferimento al significato di «scappare, fuggire», sottrarsi alla proprietà di un padrone.

Un forte abbraccio Fer, un abrazo compañero!
Finalemente nelle strade.

Fino alla libertà totale!

*NOTA: Xosé Tarrío González è nato nel 1968 a la Coruña. A 11 anni viene rinchiuso il est enfermé dans un internat, poi en maison de redressement per ritrovarsi in prigione a 17 anni dove contrae l’AIDS. In prigione, mette in pratica l’anarchismo e la rivolta, guidando diversi tentativi di evasione, praticando una reale solidarietà tra prigionieri, lottando fermament contro la prigione e i secondini; questi suoi comportamenti gli sono costati umiliazioni, periodi in isolamento e viene torturato parecchie volte. Nel 2004 la sua salute peggiora nuovamente a causa della sua malattia e alla fine muore il 2 gennaio 2005, vittima dell’istituzione carceraria e della società che la sostiene. Xosé era uno dei prigionieri del regime speciale FIES (Ficheros de Internos de Especial Seguimiento / Casellari dei Reclusi di Trattamento Speciale) e autore del libro « Huye, hombre, huye »

Göttingen, Germania: Vernice a Commerzbank

20 aprile 2018

Solidarietà con il movimento curdo! Fight for Afrin!

Nella notte a venerdì scorso abbiamo marcato la Commerzbank nel centro storico di Göttingen con vernice rossa, verde e gialla, i colori del movimento curdo che simboleggiano l’auto amministrazione, l’anticapitalismo e la liberazione delle donne, cioè la speranza in una vita migliore. Il tutto è in pericolo acuto, da gennaio la Turchia conduce una campagna d’annientamento contro la regione curda di Afrin. La seconda armata NATO in ordine di grandezza è sostenuta dalle bande islamiste e dalle esportazioni d’armi dalla Germania. La Commerzbank investe nell’industria delle armi ed è così una sporca profittatrice dell’attacco all’auto amministrazione curda.

La nostra solidarietà va a chi ad ogni livello difende la rivoluzione di Rojava.
I nostri pensieri sono con chi ha lasciato la vita in questa lotta.
Armi tedesche fuori dal Kurdistan!
berxwedan jihan e – Resistenza significa vita!

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Dresda, Germania: Vernice a casa di Karin Wilke (AfD)

14 aprile 2018

[Sassonia] Fight AFD: Dipende da noi.

AFD con il 12,6% era il terzo partito nelle elezioni parlamentari federali 2017 riuscendo così ad entrare nel parlamento federale. In Sassonia era la prima forza. Dalla sua fondazione nel 2013, il partito aveva successo nei vari Länder federali, un successo che si esprimeva chiaramente nelle elezioni federali. Con l’elezione di AFD entrano ancora la disumanità, il razzismo e l’aperto nazionalismo nel parlamento federale.
L’elezione mostra però solo l’evidenza che questa società è di nuovo o tuttora una società attaccata al passato e alla discriminazione d’ogni tipo. Nell’estate 2019 ci sono le prossime elezioni regionali in Sassonia. Con ogni probabilità la AfD sarà la forza maggiore.

Nelle ultime settimane continua ad avvicinarsi a PEGIDA e con questo raggruppamento nazionalista vorrebbe raggiungere ancora di più elettorix. In Sassonia imperversa già un clima di emarginazione. Quasi ogni giorno si registrano degli attacchi verbali o fisici contro persone e istituzioni che non rientrano nella loro visione razzista e sessista del mondo. Dipende da noi impedire che la AFD diventi la prima forza.
Ci sono tante possibilità per sfruttare attivamente i mesi fino alle elezioni regionali. Oltre alle manifestazioni, i volantini, discutere e altro si deve portare avanti anche una lotta militante contro questo partito e chi lo sostiene. Solo così possiamo rendergli la vita più sgradevole possibile.

Nella notte a venerdì 13 aprile a Dresda abbiamo fatto un piccolo inizio di campagna militante a livello regionale. Dopo che Karin Wilke (0351 8022780; 01723507742) con il suo coniuge Stefan Strauss ed alcunx amicx festeggiavano fino a notte fonda il suo 65° anniversario, come regalo abbiamo attaccato la sua abitazione (Klarastraße 4) con la vernice.

Karin Wilke ed il suo coniuge Stefan Strauss non sono dex ignotx nell’AFD. Wilke era membro fondatore dell’associazione federale, dell’associazione regionale Sassonia e dell’associazione distrettuale Dresda della “Alternative für Deutschland”. Dal 2015 risiede nel parlamento regionale per la AFD. Inizio 2018 Wilke richiese che “bambini senza prospettiva di rimanere devono andare a scuola divisi dagli altri” e che la scuola dovrebbe “essere allo stesso livello del paese di provenienza”. Inoltre, nell’ambito del 13 febbraio 2018 sul cimitero Heide di Dresda commemorava lx criminali (della IIa Guerra Mondiale) tedeschx.

Dichiarare guerra alla AFD ad ogni livello!

Fonte: Email

Traduzione dal tedesco mc

Berlino: Pietre a volante della protezione d’obiettivi

11 aprile 2018

Nelle ultime settimane leggiamo sempre di sassaiole attorno al Dorfplatz contro vetture della polizia. Non solo dalla razzia in poi ma anche nelle settimane prima, gli sbirri che gironzolano attorno alle ultime case occupate della città sono esposti al libero abbattimento. Come sempre. Ma non sempre le persone possono passare il proprio tempo lanciando dei sampietrini ai violenti in divisa.
Tuttavia riteniamo sensato di sfruttare l’oscurità della notte e la sorpresa per chiarire ax agenti nella loro illusoria superiorità che registriamo dove si muovono, che cosa pretendono di proteggere e di ricordare loro che non ci rassegneremo mai alla loro posizione di potere.
I porci che vagano nella città per noi sono solo dei soggetti spregevoli ai quali, finché abbiamo i mezzi e l’autodeterminazione per farlo, renderemo pericolosi i loro giri di controllo.

Mercoledì notte ci siamo appostati al ponte vicino al Factory Campus a Kreuzberg. E abbiamo preso a pietrate gli sbirri di passaggio.
Cosa serve? Osservare dove passano regolarmente dex poliziottx, sia le autocivetta sia le volanti. Un posto nell’oscurità dove appostarsi comodamente. Guanti e un mucchio di pietre. A seconda del luogo ci vogliono delle persone che tengono d’occhio le strade circostanti. Ma spesso basta l’oscurità, il fattore sorpresa e la brevità dell’azione per un ritiro tranquillo.

Questa grandine di pietre è un atto di vendetta per la razzia nella parte anteriore della Rigaer 94. Desideriamo profondamente che lx occupanti delle auto attaccate temano sempre per la loro vita.
Con questo auguriamo tanta forza e idee creative anche ax compas della ZAD! Ammiriamo lx combattenti nei boschi di questa zona liberata. Speriamo tanto che non ci saranno troppx feritx, salvo che dalla parte della gendarmeria! Saremmo volentieri sul posto, ma noi qui si lotta contro lo Stato e seguaci in questo modo.

Saluti solidali a Nero e ai due prigionieri della Rigaer94.
Per una lotta coerente per i nostri spazi e per la libertà di tuttx che li difendono!

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Berlino: Incendiati due furgoni Vonovia

12 aprile 2018

Nella notte a giovedì a Schöneweide bruciavano due vetture del gruppo immobiliare Vonovia.

Con quest’azione di distruzione partecipiamo alle giornate di azione contro la politica urbana previste a partire dal 4 aprile. La lotta contro la città dei ricchi ha tante facce. Discussioni – iniziative info – collegamento in rete – azioni dirette – iniziative di massa. Ma tutto ciò dove ci porta? Il nostro percorso porta all’insurrezione. Non alla presa del potere, bensì alla distruzione del potere.

La distruzione di due auto di Vonovia non può essere che un’avvisaglia, un piccolo passo in questa direzione. Gli attacchi ai profittatori della ristrutturazione devono moltiplicarsi. Anche la grande manifestazione di sabato sostiene quest’obiettivo.

Saluti a tuttx che con i mezzi disponibili lottano per questo.
Saluti alle persone che a Brema e Dresda hanno attaccato Vonovia: chronik.blackblogs.org  e chronik.blackblogs.org

Gruppo di Sabotaggio per la Diffusione del Caos e la Costruzione di una Vita Libera – Progetto Fenice

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Trentino: sull’incendio dei mezzi militari a Roveré della Luna

La notte tra il 26 e il 27 maggio, a Roveré della Luna, al confine tra Trentino e Alto-Adige, sono stati incendiati dei mezzi militari all’interno della caserma-poligono del 2° Reggimento Genio Guastatori. Ingenti i danni: sono serviti 30 uomini per domare le fiamme. La notizia si potrebbe chiudere qui: parla da sola. Tuttavia vogliamo esprimerci su quanto scritto dai giornali, dai politici locali e da parte della Questura di Trento.

Rivendicazioni?
È da un po’ di tempo che i giornali locali definiscono “rivendicazioni” le notizie che escono su siti o fogli di movimento, i quali raccontano quello che accade in Italia e altrove. Queste trovate ci sembra che servano allo Stato per creare un determinato tipo di clima di fronte a certe azioni. Chi commenta delle azioni o riporta dei fatti allora può entrare nella lista degli indagati. Otto mezzi militari bruciati sono un fatto.

Ancora sulla violenza
Come sempre, anche quest’azione viene commentata con la frase di rito: «per fortuna nessuno si è fatto male». Dopo i sabotaggi alle linee ferroviarie durante l’adunata degli Alpini, politici, disobbedienti del C.S. Bruno (vedi il loro testo Schizofrenia), Questura e giornali hanno definito quelle azioni pericolose per la popolazione, quando invece i tecnici di RFI avevano dichiarato fin da subito che quel tipo di sabotaggio non avrebbe potuto mettere in pericolo in nessun modo l’incolumità dei passeggeri. Se decine di azioni non hanno coinvolto delle persone forse non è un caso. Ma se un militare si fosse fatto male sabato notte? Cosa direbbero i signori giornalisti? Un militare sceglie da che parte stare nel momento in cui indossa per la prima volta una divisa, a differenza delle centinaia di migliaia di civili uccisi dalle guerre in tutto il mondo che non possono scegliere se vivere o morire; noi, le nostre lacrime e la nostra rabbia, le riserviamo per loro. Otto mezzi militari bruciati sono otto mezzi che non serviranno più alla violenza indiscriminata dello Stato.

Mezzi civili?
I media definiscono i mezzi bruciati “ad uso civile”. Sembra che siano andati bruciati una betoniera, alcuni autocarri, una pala-meccanica e due mezzi “Leopard”. Basta andare a vedere la lista dei mezzi militari in dotazione all’esercito per verificare che gli unici che si chiamano Leopard sono dei veri e propri carri armati dotati di cannoni, mitraglie ed altri sistemi d’arma. Di fabbricazione tedesca, sono stati utilizzati, per esempio, dallo Stato turco nell’invasione di Afrin ad inizio 2018. I carri armati hanno solo uno scopo: uccidere. Nelle oltre venti operazioni in cui è impiegato l’esercito italiano si scava, si demolisce, si costruisce ciò che serve agli interventi militari. Questa non è forse guerra?
Inoltre, alcuni articoli di giornale risalenti al 2014 parlano di un’interrogazione al Consiglio Provinciale per la riduzione delle esercitazioni interne alla caserma, e quelle non sono esattamente esercitazioni “civili” di tiro al piattello. «Nello specifico – dice l’articolo – si tratta di raffiche di mitra, bombe a mano e spari di fucili: rumori forti che portano con loro, oltre all’oggettivo inquinamento acustico, un forte disagio». Ma quello che “portano con loro” è molto di più; questa, dunque, non è forse guerra?

Terrorismo
Dopo l’attacco anonimo di Roveré la Procura di Trento ha aperto un fascicolo per “condotte con finalità di terrorismo”. Il fatto che qualcuno abbia incendiato ciò che produce terrore, può essere “terrorismo”? Sarà che oltre che antiquati siamo anche ripetitivi, ma per noi i veri terroristi sono i padroni e lo Stato. In un presente in cui l’orrore ci colpisce al cuore con l’immagine dei palestinesi assassinati, non stupitevi se ci rallegriamo di fronte ad azioni come questa.

Lo Stato italiano ha 120 carri armati Leopard? Bene, due non funzionano più. Come si scrive nella Germania dell’azione diretta e dell’internazionalismo, «un mezzo militare incendiato = qualcuno che non muore in Afghanistan, in Iraq, in Libano, in Libia…».
Parole semplici. Per intelligenze e cuori senza elmetto.

31/05/2018
romperelerighe

[Italia]: Processo Scripta Manent – Presenza solidale in aula il 14 giugno

Chiunque dimentica i prigionieri della guerra sociale, ha dimenticato la guerra stessa!
(Parigi, 2016)

Lo Stato colpisce e continuerà a colpire gli anarchici e i rivoluzionari fintanto che questi saranno degni del loro nome.

Il processo Scripta Manent, cominciato nel giugno del 2017, riguarda 40 anni della storia del movimento anarchico, di cui siamo parte, e sta proseguendo con un ritmo serrato.

Il cardine del teorema accusatorio di questa inchiesta si basa sulla differenziazione fra anarchici “buoni” e “cattivi” e su una interpretazione strumentale, da parte dell’apparato repressivo, del dibattito interno al movimento anarchico.

Tra gli intenti di questo processo vi è anche il tentativo di annichilire la tensione verso pratiche radicali di attacco senza mediazioni contro lo Stato e il Capitale. Pratiche che stanno alla base di ogni percorso rivoluzionario e d’insurrezione.

Non rimarremo in silenzio di fronte a questo ennesimo tentativo di mettere al bando la volontà di sovvertire l’ordine costituito.

Non riconosciamo l’ormai nota strategia repressiva di differenziazione, quindi vogliamo ribadire la nostra complicità ai compagni e alle compagne prigioniere e agli indagati dell’Operazione Scripta Manent ed esprimere il nostro sostegno alle pratiche di cui sono accusati, che sono patrimonio del movimento rivoluzionario.

Presenza solidale in aula

Giovedì 14 giugno dalle ore 9,00

Aula bunker del carcere Le Vallette di Torino

Berlino: Data alle fiamme auto di ThyssenKrupp

10 aprile 2018

La mattina presto di ieri (martedì 10 aprile 18) abbiamo dato fuoco a un’auto dell’impresa dell’acciaio e del riarmo ThyssenKrupp a Biesdorf. Il danno è totale. Nessun pericolo per il vicinato poiché una eventuale fuoriuscita di benzina sarebbe finita in mezzo alla strada.

ThyssenKrupp Marine Systems (TKMS) con la sua fornitura di armamenti per esempio di sottomarini è da più di 50 anni partner dei militari turchi e perciò anche profittatore della guerra condotta dal regime turco in Siria in violazione del diritto internazionale. La Turchia è attualmente il partner più aggressivo tra le potenze imperialiste. Sono lx curdx a soffrire l’aggressione militare iniziata il 14 gennaio 18 e denominata “Operazione Ramo d’Ulivo”. Così la Turchia vuole distruggere l’identità e l’organizzazione curda.

Nelle settimane passate ci furono parecchie azioni contro i profittatori di questa guerra (https://fight4afrin.noblogs.org/). Cominciamo a riflettere dove possiamo mettere degli accenti il giorno X quando Erdogan viene alla visita di presentazione a Berlino (https://de.indymedia.org/node/19096).

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Berlino: Vetri rotti a filiale Allianz

9 aprile 2018

La settimana passata abbiamo spaccato i vetri alla filiale Allianz nel Strausberger Platz. L’assicuratore Allianz finanzia e investe in tante imprese tedesche delle armi. Tra cui l’impresa delle armi Rheinmetall coinvolta direttamente nella guerra contro la rivoluzione sociale a Rojava con la produzione parziale del carrarmato Leopard 2. Consideriamo quest’azione come parte delle innumerevoli e variegate azioni degli ultimi mesi e incitiamo a continuare l’attacco ai profittatori e finanziatori della guerra con ogni mezzo a nostra disposizione. Inoltre accogliamo con favore  l’appello al giorno X (https://de.indymedia.org/node/19096) dei gruppi antifa contro l’imminente visita di Erdogan a Berlino.

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Wuppertal, Germania: Vetri rotti e vernice a sedi di partito CDU, SPD e FDP

9 aprile 2018

Nella notte dal 8 al 9 aprile abbiamo fornito vetri rotti e vernice alle sedi locali dei partiti CDU, SPD e FDP. La SPD e la CDU governano a livello federale e la CDU e FDP nel Nordreno Vestfalia.

Quasi 25 anni fa fu abolito di fatto il diritto all’asilo che fino allora, come insegnamento tratto dal periodo nazionalsocialista, offriva delle possibilità relativamente decenti ax profughx. Tre giorni dopo, il 29 maggio 1993, dei nazi incendiarono una casa a Solingen assassinando cinque persone perché erano turche. Il fatto fu parte di una lunga catena di attacchi, omicidi e pogrom. Queste azioni non cascarono dal cielo. Sono da considerarsi nel contesto dell’aizzamento razzista anche da parte dei governanti di allora che sono gli stessi di adesso.

Oggi, 25 anni dopo, la stessa feccia al timone piangerà lacrime di coccodrillo nell’anniversario di Solingen ma continuerà a portare avanti la politica d’esclusione, d’espulsione, di sfruttamento, di guerra! Lx profughx sono internatx e una legge contro lx profughx incalza l’altra. E di nuovo la teppaglia razzista imperversa nelle strade, ci sono attentati e abusi brutali e con AFD un partito fascista entra nel parlamento federale. La CDU sta al gioco e aizza a più non posso e ora Horst Seehofer ha un ministero della patria. La SPD come sempre s’atteggia da moderata e vota per le schifose leggi contro lx profughx. La FDP si riconosce nell’estrema destra AFD e, con la CDU, in Nordreno Vestfalia è favorevole all’internamento dex profughx.
Quanto siete vigliacchx!

Helge Lindh della SPD nel contesto dell’azione contro le sedi di partito parla di vigliaccheria e di violenza. Caro Helge, violenza è atteggiarsi da antirazzista e poi impedire che possano seguire le famiglie alle persone già in Germania. Vigliacchx è fare degli affari sporchi con il regime Erdogan per paura che dex profughx possano venire in Europa, come lo ha fatto la grande coalizione al governo. Vigliacchx è portare in porto gli affari con le armi che poi tra l’altro servono per attaccare la rivoluzione a Rojava. Violenza sono le vostre leggi che schiacciano chi non ha lavoro e lx profughx. Violenza è la vostra polizia brutale che durante il G20 l’anno scorso ha ferito gravemente innumerevoli persone. Violenza è quel che fanno lx vostrx soldatx nei diversi conflitti.

Con la nostra azione salutiamo ovviamente anche lx combattenti ad Efrin e Rojava. Tenete duro. SPD/CDU, voi contribuite ad assassinare.
Attaccate il razzismo e lx razzistx come e dove potete!
Antagonisticx e offensivx a più non posso. Per la rivoluzione sociale! Fuori per il 1° maggio autonomo!

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Wurzen, Germania: Vetri rotti e acido butirrico a ristoranti di destra

6 aprile 2018

L’altra notte abbiamo attaccato e neutralizzato i ristoranti “La Grotta” e “St. Wenzel/First Diner” dei membri della direzione del “Neues Forum für Wurzen” Michael Wolk e Mathias Schkuhr.
Da inizio febbraio a Wurzen si formava il “Neue Forum Wurzen”. Si rapportano vivamente con il gruppo “Zukunft Heimat – futuro patria” di Cottbus, del quale alcuni membri presenziarono anche alla prima manifestazione del forum del 26.03.2018 a Wurzen, dove facevano anche un discorso. Perlomeno uno partecipava anche all’attacco su Connewitz dell’11 gennaio 2016.
(…)
Il presidente del direttivo Christoph Mike Dietel diceva che il loro obiettivo da un lato era di partecipare alla decisione su quale sia il “significato di integrazione” e dall’altro lato la “salvezza della città patria di Wurzen”. È anche progettato uno spalleggiamento della AfD nelle imminenti elezioni comunali, per contrastare la “diffamazione della città”…
Il nome del forum si riferisce al movimento cittadino della città dell’autunno 1989. Negli anni seguenti la città era nota come “zona nazionalmente liberata”. Wurzen è da anni una roccaforte di movimenti razzisti e di strutture nazi organizzate, il che si dimostra nella continuità degli abusi razzisti delle settimane scorse e dei mesi e degli anni passati. Deve essere e sarà contrastato con determinazione un ulteriore passo nell’organizzazione delle forze di destra e reazionarie nella città.

Lotta al fascismo nelle teste e nella strada!

Per continuare a leggere (in tedesco):
irgendwoindeutschland.org/pressemitteilung-rechte-gewalt-in-wurzen-halt-an/ 
http://antifra.blog.rosalux.de/wurzen-again-das-problem-heisst-rassismus-antifa-kundgebung-im-braunen-herzen-des-muldentals/

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc

Lipsia, Germania: Dati alle fiamme cinque furgoni Dussmann

3 aprile 2018

Dopo gli scontri G20 aumentavano le richieste di chiudere i punti d’incontro della sinistra e di sgomberare le case occupate. Per esempio la Rote Flora ad Amburgo, il  Conne Island a Lipsia e la Rigaer94 a Berlino. Ma ora sembra che esistano strategie diverse di gestione delle minacce e delle azioni dello Stato. Nel sud di Lipsia rumoreggia perché il Conne Island ha incontrato il porco capo sbirro Merbitz, ad Amburgo la gente non è d’accordo se ora dialogare con la città o meno e a Berlino la Rigaer94 è irriducibile verso lo Stato. Lì come risposta alla ricerca pubblica furono per esempio pubblicati vari brutti musi di sbirri che l’anno passato partecipavano allo sgombero della Kadterschmiede e con diverse dichiarazioni si riaffermava un’attitudine senza compromessi verso lo Stato e la sua sbirraglia.

Ma nelle ultime settimane ci toccava leggere sempre di nuovo delle notizie dal Quartiere nord che non potevano piacerci:
“Da giorni non si tralascia un secondo per stalkerare ed infastidire chi visita la R94, chi passeggia e abitanti. Fino al punto che delle persone che portano a passeggio il cane sono accompagnate da scoppiettanti furgoni degli sbirri, che gli abitanti della R94 sono attesi al varco nelle uscite del Forcki, finché fino domenica sera il controllo di ogni vicinx che doveva arrivare alla porta di casa tra la Zelle- e Liebigstraße diventava ineluttabile. Nel mentre l’elicottero rombava sui tetti del Dorfplatz.” (Fonte: rigaer94.squat.net)
Il tutto la settimana passata culminava con l’esecuzione di due ordini di cattura. Per questo portarono sul posto 350 sbirri + attrezzatura pesante.

“Verso le h8:30 avvenne la prima cattura nella Zellestraße. Durante questa cattura alla persona fu tolta la chiave di casa, con la quale verso le h 09:00 fu aperta l’entrata della R94. In seguito uno spiegamento marziale perquisiva la casa dell’interessato. Sbirri incappucciati diedero l’assalto a varie camere di bambinx, strapparono la gente che dormiva dai letti e tentarono di umiliarla.
La Rigaerstraße era ermeticamente chiusa tra il Dorfplatz e la Proskauer Straße e più tardi solo fino alla Zellestraße. Oltre all’impiego di un’unità cinofila, come spessissimo il caso sopra il quartiere girava di nuovo l’elicottero. Inoltre perlomeno cinque sbirri in borghese del LKA 5 erano appostati direttamente davanti alla casa e presenti alla perquisizione, e altri sbirri in borghese stavano sparpagliati tra l’altro nella Liebigstraße e nel Bersarinplatz.”  (Fonte: http://rigaer94.squat.net/2018/04/03/unser-hass-gegen-eure-repression/)

Ci mette le ali vedere di come dex compas in un quartiere talmente assediato organizzano il loro quotidiano resistenziale e che non si lasciano intimorire né dai continui controlli, né dalle continue minacce, dagli arresti e dalle razzie.
Riprendiamo l’idea di Berlino di costruire dei rapporti tra i movimenti insurrezionali nelle varie città bruciando delle auto. Anche se non siamo a Berlino vogliamo contribuire alla difesa delle strutture ribelli di quella città. L’appello da Berlino alla difesa dei quartieri ribelli prende piede tra di noi: Le nostre strutture le difendiamo noi stessx e non accattivandoci le simpatie dello Stato. Vogliamo rafforzarvi nel resistere e nel non farvi scoraggiare, voi che siete vicinx alla Rigaer 94. Quando vi attaccheranno la prossima volta noi ripartiremo, giusto come questa volta perché hanno messo in galera due dei vostri amici.

È così che nella notte dal 2 al 3 aprile bruciarono cinque auto di Dussmann su di un parcheggio a Stötteritz. Dussmann fa i suoi soldi con la carcerazione di persone. E ne sono pure orgogliosi:
“Le prigioni sono dei mondi occulti in mezzo alla nostra società e nel contempo parte fissa. Questi mondi possono esistere grazie al lavoro quotidiano di centinaia di collaboratori, tra cui anche gli esperti di Dussmann Service.”

LIBERTÀ per i due amici della Rigaer94
LIBERTÀ per NERO
LIBERTÀ per tuttx

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc, CH

Poitiers, Francia: Sabotaggio in solidarietà alla ZAD

“Brucia la macchina imperiale! Viva la ZAD!”

Azione in solidarietà alla ZAD: un macchinario di cantiere che stazionava durante i lavori di ristrutturazione del centro di Poitiers è stato incendiato nella notte da domenica 13 a lunedì 14 maggio. Con una scritta sotto forma di appello: “Brucia la macchina imperiale! Viva la ZAD!”.

Nello slancio, sei persone sono state fermate in una piazza non lontana (Place de la Liberté). Sono ripartite con delle convocazioni per rifiuto di prelievo di impronte e di DNA.

Halle, Germania: Date alle fiamme quattro vetture Sodexo

3 aprile 2018

Nella notte del 3 aprile nella zona industriale di Ammendorf con un fuoco post pasquale abbiamo passato alla fiamma quattro vetture dell’impresa Sodexo. A Merseburg e zona circostante (distretto Saale), da settembre dell’anno passato fu reintrodotto come mezzo di sanzione l’odiato sistema buoni per lx profughx. Per questa pratica il distretto si richiama al relativo decreto del Land Sassonia-Anhalt. Il prestatore esecutivo di servizi e profittatore diretto di questa repressione è Sodexo che come ditta catering anche a Halle rifornisce 27 cantine d’asili nido e scolastiche.

Perché Sodexo…
Sodexo è un gruppo multinazionale con sede principale in Francia (Sodexho Alliance). Oltre all’attività catering in ambito pubblico, in Germania Sodexo rifornisce i lager d’espulsione con servizi e le amministrazioni comunali con sistemi di tesserini elettronici e buoni per profughx. Invece di pagamenti in contanti, lx profughx ottengono dei buoni alimentari con cui in negozi scelti si può pagare solo le merci dichiarate come “alimentari”.

Così ax profughx si toglie ogni diritto all’autodeterminazione e si vuole spingerlx alla partenza volontaria oppure all’emarginazione sociale. Lx interessatx di questa misura non ottengono soldi per esempio per i biglietti o altri articoli importanti per il fabbisogno quotidiano che permetterebbero loro un accesso a una vita sopportabile nel già di per sé desolato distretto della Saale.
Sempre di nuovo si sa di singoli casi dove l’impresa organizza anche la distribuzione di buoni a gente colpita da riduzioni delle prestazioni dell’ufficio di collocamento.

Sodexo è implicata anche nella gestione e nell’ampliamento di galere parzialmente privatizzate in Assia e altrove. A partire dalla privatizzazione della giustizia britannica, in Inghilterra il gruppo gestisce cinque galere in autoresponsabilità. All’interno e all’estero Sodexo offre i suoi servizi anche ai militari in zone ‘out-of-action’. In Belgio, il gruppo per la sua partecipazione alle galere per l’espulsione è su di una lista nera.
Tutto questo dimostra di come l’impresa attaccata è invischiata nella gestione di galere, lager per le espulsioni e strutture militari e dimostra anche la necessità dell’intervento.

Continueremo ad attaccare tutte le ditte ed istituzioni che rendono possibile la prassi razzista della tutela e discriminazione quotidiana – e anzitutto ad alzare più possibile il prezzo per il profitto che ne traggono.

Gruppo d’azione ‘scarafaggi nel cibo’

Fonte: Email

Traduzione dal tedesco mc, CH

Ratzeburg, Germania: Danneggiato monumento nazi

29 marzo 2018

Niente commemorazione per gli assassini fascisti – Via la pietra Wandschneider!

Nella notte al 29 marzo 2018 dex antifa visitarono il monumento per Gerhard Wandschneider che dal 1941-45 era in carica come presidente distrettuale. Nel bagaglio non avevano solo la vernice e strumenti di scasso ma anche una rivendicazione inviata al confinante museo circondariale e al giornale locale. Ecco lo scritto:

La notte passata, danneggiata la pietra commemorativa per Gerhard Wandschneider sul Ratzeburger Domhof. Questo fatto che figura come vandalismo insensato ha un retroscena serio. Dal giugno 1941 fino alla fine della guerra Gerhard Wandschneider era presidente del distretto Wismar.

In quel periodo la deportazione di quasi tuttx lx ebrex era già conclusa ma lo sfruttamento, la disumanizzazione e l’assassinio dex lavoratorix coattx nel distretto di Wismar ebbero i loro apici solo allora. Wandschneider, che nel 1937 aderiva alla NSDAP, vi investiva tutte le proprie forze. Detto da lui stesso negli interrogatori dopo la guerra, per lui era molto importante d’imporre in modo eccezionalmente severo i brutali ‘decreti polacchi’ basati sull’ideologia razzista.  Lo dimostrava ostentando per esempio la sua presenza all’assassinio pubblico di due lavoratori coatti polacchi nel 1943.

La sua presenza a svariate esecuzioni è dimostrata. Per queste esecuzioni dex altrx lavoratorix coattx furono spesso costrettx alla partecipazione attiva. Lx lavoratorix coattx polacchx, nel linguaggio popolare spesso minimizzati come “Lavoratorix dell’Est”, dal 1939 in poi furono deportatx in massa dalle città e dai villaggi. Era pratica normale circondare semplicemente il  mercato e deportare la gente nel Reich. Mentre Wandschneider era dunque molto impegnato nel tagliare del tutto le rimanenti libertà minime dex polacchx, lx russx già non ne avevano più. Nell’ultimo gradino dell’ideologia di razza tedesca, erano impiegatx per i lavori più duri ed espostx ai maltrattamenti quotidiani dove lavoravano e nei loro alloggi simili ai Lager di concentramento. Ne è testimone il sepolcro nel cimitero di Wismar per 43 uomini, donne e bambinx assassinatx durante il lavoro coatto a Wismar. I presidenti distrettuali come Wandschneider avevano un ruolo centrale in questo sistema e rappresentavano una specie di pietra angolare nell’imposizione delle leggi.

Ma Wandschneider non eseguiva soltanto gli ordini dall’alto, più volte chiedeva anche delle pene e delle leggi più dure. Una di queste richieste interessa una cosiddetta casa di cura per bambinx stranierx. Dietro questa definizione minimizzante si nasconde un istituto per ammazzare lx bambinx dex lavoratorix coattx dell’Europa dell’Est. Lx bebè non degnx di vivere secondo l’ideologia razzista furono trascuratx apposta oppure assassinatx con delle iniezioni di veleno, così che la mortalità in questi istituti era del 90%. Ma nel distretto di Wismar questa richiesta di Wandschneider per fortuna non fu esaudita.

Gerhard Wandschneider è responsabile per le crudeltà perpetrate contro circa 4000 lavoratorix coattx internatx in più di 34 lager Wismaresi. Secondo la nostra accezione di dignità umana commemorare una tale persona oppure di non contrastare una tal pietra commemorativa è inconciliabile con ogni sensibilità. Nulla potrebbe giustificare le sue malefatte e anche lui stesso non ha mai dimostrato nessun pentimento. L’ammirazione dei criminali NS nella RFT dimostra di come una “svolta nella politica di commemorazione a 180°”, come in parte richiesta, non è affatto necessaria.

Per noi resta chiaro: Niente perdono, nessun oblio! Atteggiamento chiaro e tondo contro l’ammirazione per degli assassini fascisti!

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc, CH

Lipsia, Germania: Date alle fiamme vetture della posta LVZ

27 marzo 2018

La sera del 27 marzo incendiate e distrutte vetture della posta LVZ (Leipziger Volkszeitung). L’ulteriore collaborazione della LVZ con gli sbirri nella ricerca di compas è il motivo per questo fatto.

In solidarietà con la città di Afrin nel nord della Siria occupata dalla Turchia fascista avevano lanciato vernice e pietre alla moschea Ditib dei tirapiedi del dittatore Erdogan a Lipsia. Dopo di che il dittatore Erdogan si era espresso pubblicamente su questo evento e simili, la LVZ su ordine degli sbirri e del dittatore Erdogan pubblicava una foto di ricerca. La foto dovrebbe presumibilmente mostrare un compagno o una compagna che dovrebbero aver realizzato la bella azione. Uguale se la persona sulla foto ne è coinvolta o non: La pubblicazione di questa immagine e la cooperazione con gli sbirri e con il regime fascista e stragista in Turchia ha delle conseguenze.

Non è la prima volta che la LVZ partecipava alla caccia all’uomo d’oppositorix scatenata dagli sbirri del regime di destra a Dresda. Già una volta pubblicarono delle foto di compas che affrontarono coraggiosamente i nazi e gli sbirri durante la sfilata nazi del 12.12.2015. Come reazione a queste foto furono spaccati vari vetri della LVZ e su Indymedia abbiamo letto che sulle pareti c’era la scritta: “Voi ci cercate – noi veniamo da voi!”.

La pratica imparata nella DDR di come si tratta l’opposizione non è cambiata. Sarebbe stato meglio pensarci meglio. Ora c’è questo nuovo stimolo alla riflessione.
Già l’affermazione che si tratterebbe di ricerca pubblica è insolente. Lo strumento della ricerca pubblica in passato era l’ultimo mezzo. Si applicava nei casi di omicidio, sequestro di persona e altri crimini gravissimi. Ora è impiegato per delle piccolezze come vetri rotti o vernice alle facciate. Chi in questo caso parla di ricerca intende gogna pubblica e denunziazione popolare. Così si approva lo Stato di polizia stile Turchia. Questa pazzia si poteva vedere l’ultima volta nella caccia ax compas dopo il vertice G20.
La società si smaschera da sola e mostra il brutto muso dello Stato di polizia. Noi lo combattiamo.
Perciò un saluto solidale ax compas in prigione e a tuttx che ad Afrin, a Rojava e dappertutto lottano per una vita in libertà e contro il fascismo.

P.S. E che la LVZ accoglie tuttora degli ordini provenienti istituzioni che la hanno registrata e spiata nel suo lavoro professionale, la dice lunga sulla posizione politica di questo giornale.

https://www.youtube.com/watch?v=klMfbTiWhlU

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc, CH

[Italia] Così è… se vi pare – Scritto della compagna anarchica Anna Beniamino

Riflessioni ed aggiornamenti su di un processo

Non ci sono grosse riflessioni da fare su di un episodio repressivo, in fondo si tratta del semplice e ciclico presentarsi di azione e reazione – e neppure su quanto giochi sporco la repressione – altro fatto ben noto, al limite qualche nota a margine sullo svilupparsi delle sue tecniche e strategie.

Questo cercherò di fare, a più di un anno dagli arresti, a processo iniziato, aperta una breccia nella campana di vetro censoria e scoperte le carte giudiziarie, nella complessità della loro miseria, dopo lo scarno resoconto sullo scorso numero di Croce Nera e gli ulteriori sviluppi a cavallo della chiusura delle indagini e dell’udienza preliminare.

Prima di qualsiasi valutazione però, mi preme ribadire, semplicemente, l’orgoglio nell’anarchia e negli anarchici che mi hanno permesso di nutrirmi di solidarietà fatta azione, scritti, rabbia rimbalzata oltre i cancelli e da carcere a carcere, mostrando ancora una volta quanto la tensione anarchica sia viva, attuale e capace di irridere le categorie e saltare gli steccati che la repressione vorrebbe imporre, scrollandosi di dosso la zavorra di paure e del mito del consenso.

Ho sempre pensato che l’anarchia sia una cosa seria, se praticata da donne e uomini dotati di ragione ed istinto, di qualcosa che – quando viene chiuso nelle gabbie e nelle strettoie del dominio – gli si ritorce contro e si fa forza delle debolezze che vorrebbero istillare. Siamo qui per questo, in una partita a dadi senza fine tra l’autorità e la sua negazione.

Ho sempre pensato pure che l’anarchia abbia l’indubbio privilegio di poter poggiare su di un potente retroterra filosofico, storico e culturale, commisto ad un atavico istinto alla negazione: elementi che ancor oggi si miscelano spontaneamente in efficaci ricette distruttive.

“L’anarchia, quando vuole, essa è potente”, per citare il compagno anarchico Panagiotis Argyrou in un suo comunicato solidale, di quest’estate, agli arrestati al G20 di Amburgo.

L’idea anarchica continua ad esser un problema per l’autorità rendendo palese, alle menti libere, la concretezza insita nella sua negazione.

Non voglio creare equivoci però, non esistono meri processi alle idee: quando la repressione colpisce avviene sempre in seguito a fatti, azioni ben precise che vanno ad intaccare la quiescenza sociale diffusa e l’assuefazione al controllo tipiche di questi anni.

Azione e reazione: si istituiscono processi agli anarchici per quello che gli anarchici sono, nemici dello stato.

La repressione – e la conseguente codificazione ed applicazione del codice penale – cambiano forma e si adattano a seconda delle contingenze e del grado di pericolosità dello scontro in atto: possono muoversi con ferocia vendicativa, facendo tabula rasa di tutto quanto si para loro davanti, con blando paternalismo o con tutta una serie di gradazioni intermedie. A volte sono i refrattari stessi a dare il ritmo all’azione, a volte subiscono, e reagiscono – ai contraccolpi repressivi. Spesso si lamentano di muoversi quando stretti alle corde, piuttosto che attaccare per primi. Bisogna però aver coscienza che patire i colpi, non significa esserne “vittime”.

Sarà che per troppo tempo quello di vittima della repressione è stato un vecchio ruolo, di comodo per alcuni, nel teatro della democrazia, una falsa e sgradevole etichetta che ha prodotto pietismo, non coscienza combattiva.

Su questo passaggio sta l’importanza di questi tempi: sulla nuova o rinnovata coscienza di esser parte contundente, apportatori di germi sovversivi se si vuole, non solo negli ambiti ristretti di movimento ma nel porsi, sociali od antisociali che ci si senta, quali fieri portatori di una serrata critica all’era del dominio tecnologico, del controllo e dell’omologazione globali.

Denudare il re e le sue vergogne, ieri ed oggi, è stato e continuerà ad esser oggetto della repressione, con vecchi e nuovi arnesi. Le ridicole categorie del codice penale – apologie, istigazioni, associazioni – mirano a colpire il tessuto connettivo tra parola ed azione, la solidarietà.

Non possiamo permetterci di stupirci di questo, più di un secolo fa c’erano le associazioni di malfattori, la regia autorità faceva chiudere i giornali e perseguitava i sovversivi e le loro riunioni, sorvegliava i locali malfamati in cui si riunivano. Oggi si monitorano pure web e comunicazione digitale.

Differentemente dai tempi passati però, il controllo si è fatto pervasivo grazie all’avvento dei nuovi orpelli tecnologici, a cui speso si accompagna una minor consapevolezza e fiducia nelle proprie potenzialità e possibilità di opporvisi.

Modelli e tecniche repressive vengono riproposti ed ammodernati (a volte neppure più di tanto), somministrati al bisogno: ora, tra l’altro, utilizzati per arginare, o tentare di farlo, un’innegabile effervescenza degli ambienti anarchici.

Prender atto di questo non significa né immobilizzarsi come animaletti impauriti sorpresi dai fari di un tir in corsa né gettarsi – mani e piedi legati – nelle fauci del mostro, convinti della sua ineluttabile voracità. Un cambio di prospettiva piuttosto: aspirare, ora e sempre, ad esser un boccone indigesto, senza cadere nell’equivoco di un’onniscienza ed onnipotenza del dominio, dove spesso non c’è una strategia globale ma un intreccio informe di interessi carrieristici in contrasto, direttive impartite e funzionari variamente zelanti.

Non va dimenticato il fattore umano, anche nella forma più deteriorata che può emergere da un compilatore di carte di questura, che rubando e deformando pezzi di vita nostra, ci fornisce un’ampia panoramica della miseria della sua essenza.

Iniziando dalla fine: dall’associazione all’istigazione e viceversa
Con l’avviso di chiusura indagini dell’Aprile 2017 – per gli arrestati ed indagati a piede libero del Settembre 2016 – è stato aggiunto, oltre ai reati già contestati, per 12 dei 17 imputati iniziali, il 414 c.p. (istigazione a delinquere) con finalità di terrorismo come ideatori e/o diffusori di Croce Nera, giornale e blog, facendo esplicito riferimento ad alcuni editoriali ed articoli dal n° 0 al n° 3. Segno dei tempi, per quanto riguarda il reato di istigazione è indicata pure l’aggravante per “aver commesso il fatto attraverso strumenti informatici e telematici”.

Inoltre il 2 Giugno 2017, con suggestiva tempistica rispetto all’udienza preliminare del 5 Giugno, la catena di Sant’Antonio della repressione ha tirato dentro al carrozzone di S.M. Altri 7 compagni, a piede libero per 270 bis e 414 c.p. perché redattori (e non) di Croce Nera e del blog di RadioAzione e Anarhjia, oltre ad accusare ulteriormente 2 dei 7 succitati, per 280 c.p., per il rinvenimento, durante le perquisizioni del Settembre 2016, assieme ad altro materiale pubblicato su Croce Nera, di copia della rivendicazione dell’attacco al tribunale di Civitavecchia del Gennaio 2016, a firma del Comitato pirotecnico per un anno straordinario – FAI/FRI. Nell’udienza preliminare sono stati unificati i due filoni d’indagine, rinviando tutti a giudizio, senza cambiar nulla delle varie imputazioni. In pratica, dopo un anno di ossessivo controllo censorio (attraverso blocchi e sequestri sistematici della corrispondenza degli arrestati, che è confluita direttamente nei faldoni del pm, aggiunti agli atti all’udienza preliminare) e monitoraggio della solidarietà, il pm e la questura sono riusciti a partorire un provvedimento punitivo, “in direttissima”, per alcuni di quanti hanno continuato a mantenere contatti con loro e continuato l’attività editoriale.

L’utilizzo affiancato di 270 bis e 414 c.p. diventa paradigmatico delle loro strategie, se si ragiona su quanto successo con la sentenza Shadow a Perugia e l’utilizzo che in questo processo se ne vorrebbe fare.

Senza dimenticare l’intensificarsi, in questi anni, del 414 c.p. usato anche “in purezza”, come direbbero gli enologi, senza tenerlo come sponda nelle accuse associative, per colpire qualsiasi scritto che “difenda” l’agire anarchico, malleabile coperchio con cui cercar di soffocare le fiamme di parole ed azioni solidali.

C’è da sottolineare, d’altro canto, che i mezzucci da questurino non hanno intimidito nessuno.

Carta riciclabile…
…La struttura dell’indagine
Sarà che gli scritti rimangono ma, con Scripta Manent, la procura e la Digos torinesi non hanno voluto buttar via proprio niente. Hanno riesumato dal cimitero degli elefanti delle archiviazioni e dei processi già fatti, rimasticandoli e risputandoli, circa 20 anni di monitoraggio e repressione:

Processo ORAI (pm Marini, ROS, Roma) del 1995;

Indagine sull’attentato a Palazzo Marino a Milano nel 1997 a firma Azione Rivoluzionaria Anarchica;

Indagine su Solidarietà Internazionale (pm Dambruoso, Digos, Milano) archiviata nel 2000;

Operazione Croce Nera (pm Plazzi, ROS, Bologna) che nel 2005 aveva portato agli arresti dell’allora redazione di Croce Nera, poi risoltasi in breve tempo, in una sentenza di non luogo a procedere;

Indagine su plico incendiario a questore di Lecce del 2005 a firma Narodnaja Volja/FAI;

Indagine sull’attentato alla caserma allievi C.C. Di Fossano e plichi incendiari a firma FAI/RAT del 2006 (pm Tatangelo, ROS, Torino) archiviata nel 2008;

Indagine sui plichi incendiari ed attentato alla Crocetta a firma FAI/RAT del 2007, archiviata nel 2009 (pm Tatangelo, Digos, Torino);

Operazione Shadow (pm Comodi, Digos, Torino) iniziata nel 2009 per 270 bis, 280 c.p.; risoltasi nel 2016 con condanne per 414 c.p. per il periodico KNO3 e 2 condanne per furto d’auto e tentato sabotaggio a linea ferroviaria;

Operazione Ardire (pm Comodi, ROS, Perugia) iniziata nel 2010, che porta a 8 custodie cautelari nel 2012, poi confluita integralmente in Scripta Manent dopo passaggi di competenza territoriale prima a Milano, poi a Torino;

Indagini Kontro, Replay, Sisters, Tortuga (pm Manotti, ROS, Genova) su attentati a caserme C.C. di Genova, RIS di Parma del 2005 e altri attacchi;

Indagine Evoluzione, Evoluzione II (pm Musto, Milita, ROS, Napoli) Iniziata nel 2012 sull’attacco ad Adinolfi “evolvendosi” poi in monitoraggio su RadioAzione e RadioAzione Croazia;

Indagine Moto (pm Franz, Piacente, ROS, Genova) che nel 2012 ha portato agli arresti di Nicola Gai e Alfredo Cospito;

Indagine su pacco-bomba ad Equitalia (pm Cennicola, Polino, Digos, Roma) del 2011, riaperta nel 2014;

Indagine si attentato al tribunale di Civitavecchia e molotov ai C.C. di Civitavecchia del 2016 (pm Cennicola, ROS, Roma).

Questo lungo elenco è fatto spulciando l’indice – e dimenticando sicuramente qualcosa – senza citare tutta un’altra serie di monitoraggi e informative travasate da un’inchiesta all’altra, da una questura all’altra, spesso contesi a suon di competenze territoriali attraverso le scappatoie permesse dalla formulazione del reato associativo.

La strategia sottesa a tutto questo è abbastanza evidente, la stessa mole di carte per quanto contraddittoria diventa suggestiva. Si consideri che vengono quasi interamente riversati in Scripta Manent gli atti dei procedimenti succitati, che aggiunti alle elucubrazioni del duo Sparagna/Digos torinese diventano 206 e più faldoni di atti giudiziari.

Schedatura e scrematura: centinaia di nomi e curriculum vitae, di episodi di sovversione quotidiana, schedati, sezionati e ricomposti ad hoc. Alle traiettorie esistenziali, ai frammenti di discussioni e ai giornali pubblicati si sovrappongono interpretazioni discordi a seconda dell’occhiuto controllore di turno, acrobazie attributive spazio-temporali, neo-lombrosiani studi comportamentali. Non è la prima volta che accade, così come è ben collaudato il tentativo del setaccio tra “buoni e cattivi”, l’utilizzo della stampa anarchica come “clandestina” e prodromica all’”associazione”.

Spesso capita, e son la prima a farlo, di dar dell’ironia su grossolanità ed incongruenze palesi delle carte giudiziarie, dimenticandosi però che c’è una consapevole arroganza del potere in questo.

Al di là della pescata grossa o piccola che faccia, l’apparato repressivo è ben consapevole della manovrabilità che le sue operazioni anti-terrorismo permettono. Sorvegliare e punire… monitoraggio approfondito su contatti, reazioni, tentativi di pressione sulla “tenuta” e ampiezza solidale, lunghe carcerazioni preventive.

Ritengo però miopi e sbagliate le analisi che vorrebbero vedere la repressione contro determinati settori di movimento come un laboratorio dove in vitro si sperimentano tecniche repressive che verranno poi allargate a vasti strati sociali. In questo c’è una certa paternalistica, per quanto ingenua, presunzione oltre al tentativo di cercar consenso, attraverso il cemento della repressione, nel dissenso tiepido di questi anni.

Quando invece, l’utilizzo del bastone e della carota è molto più articolato e subdolo.

Il potere non ha bisogno di testare in vitro la repressione sugli anarchici, semplicemente applica sugli anarchici un frammento della violenza dispiegata in modo molto più feroce altrove: quando lo stato non si fa problemi ad addestrare bande armate di mercenari per difendere i propri confini ed interessi, ad affogare quotidianamente migliaia di esseri umani, di utilizzare gli allontanamenti coatti dal proprio territorio ogni settimana per meri reati d’opinione (basta un semplice click sulla pagina del primo idiota, integralista religioso del 21° secolo per ritrovarsi imbarcati sul primo volo).

LA repressione somministra, per ora, punizioni ben diversificate ed è ben consapevole di dove può allargarsi in maniera indiscriminata, con la più ampia ed asservita copertura mediatica. Senza nulla togliere al fatto che anche in ambiti di movimento le pene “esemplari” non mancano.

Spesso risulta che i compagni siano più cautelati e consapevoli nell’affrontare la repressione. Non è casuale che arrivino da queste parti le attenzioni maggiori all’evoluzione delle tecniche di schedatura, controllo, monitoraggio massivo nonché a quelle di manipolazione del consenso.

Psico-antropologia da questura
In un quadro di accuse dove tutto si muove si deduzioni/illazioni a cercar di far da collante interviene in dosi massicce una sorta di studio comportamentale. La consapevolezza – ed il sottrarsi – all’occhiuto ed onnipresente controllo poliziesco diventano essi stessi suggestivi.

Esistono prassi ormai consolidate negli ambienti di movimento, anzi ormai una prassi sociale diffusa per i più disparati motivi: parlare in maniera evasiva per telefono od utilizzarlo in maniera limitata, non compulsiva come vorrebbe la guida del cittadino-consumatore perfetto; porre attenzione a pedinamenti; eliminare microspie e telecamere da casa, auto, luoghi di lavoro; porre attenzione al controllo telematico, per far qualche esempio.

Conosciamo da anni pure le opportunistiche interpretazioni sbirresche delle frequentazioni con amici e compagni e nelle iniziative di movimento: ad insindacabile giudizio del guardone di turno e/o miopia calcolata, a seconda della necessità, si è troppo o troppo poco presenti. Conosciamo pure la passione questurina per scambiare qualsiasi iniziativa, viaggio o gita fuori porta come “incontro tra sodali” (l’eccesso di zelo dei birri piemontesi è arrivato a nutriti video-reportage al mare, in Liguria sugli scogli a Ferragosto, con tanto di nuotate alla boa come “incontri riservati”).

Ora, in un perfetto incrocio tra psico-polizia e commedia all’italiana diventa suggestiva l’assenza: assenza fisica, assenza di telefonate e contatti. Questo non è ancorato, nella tesi accusatoria ad un particolare evento od azione ma vale di per sé il sottrarsi al controllo, o meglio il non essere monitorati passo a passo, e non è ben chiaro se ciò avvenga per volontà dei controllati o per incapacità manifesta dei controllori.

Troppa ironia? Forse sì, visto che la realtà è fatta di un controllo ossessivo ed inquietante che non si tira indietro di fronte a nulla: perquisizioni estemporanee travestite da controlli sul malfunzionamento dei microfoni occultati in casa, controlli e radiografie delle spedizioni postali prelevando direttamente la corrispondenza da buche delle lettere e uffici di smistamento postale: duplicati delle chiavi per entrare nei luoghi di lavoro in assenza degli indagati, telecamere nascoste in luoghi pubblici in quanto “presunti obiettivi”.

Questi sono solo alcuni esempi di un’applicazione piuttosto capillare del controllo, oltre a quelli tradizionali: telefoni intercettati per anni, microspie in casa e sul lavoro, gps in auto, telecamere sugli ingressi di casa, cantina e luoghi di lavoro, controllo incrociato di tabulati telefonici e positioning dei cellulari, pedinamenti con foto e videoriprese, intercettazione traffico mail e ascolto ambientale tramite i computer.

Poi, sempre nella suggestione tecno-logica e pseudoscientifica del nuovo millennio, un fiorire di statistiche, diagrammi, percentuali, incroci di dati tra i più curiosi: quante volte gli imputati si sono incontrati nel corso degli anni (…anche a casa loro, tra parenti e conviventi, nonché ai loro stessi processi) e quante volte si sono incontrati… i rispettivi telefoni; in quali giorni della settimana arrivano più plichi incendiari; quali centri urbani siano interessati da più attentati; quali parole preferiscano utilizzare gli anarchici… ma lì si sconfina dallo studio sociologico statistico e comportamentale, ad un altro caposaldo da tribunale…

La suggestione di una perizia
In questo processo balza agli occhi evidente una tecnica sartoriale per attribuire i reati specifici ai singoli imputati. Per dar corpo alle supposizioni accusatorie viene fatto un utilizzo massiccio di perizie grafiche, linguistico-stilistiche per attribuire ad un paio di imputati la scrittura di alcuni testi rivendicativi.

Detta così sembrerebbe una cosa seria (e lo è in quanto funge da pretesto per la custodia cautelare), addentrandosi nella lettura di una moderna perizia che utilizza sia la tecno-logica che la mente umana si vede però quanto i metodi utilizzati siano discutibili e malleabili ed i risultati aleatori.

Da un lato è evidente la scelta di procedere ignorando scientemente i risultati contraddittori rispetto alle tesi da sostenere, per cui i confronti con esiti negativi vengono ignorati e si setacciano i testi cercandone di adattabili al bisogno. Termini di uso comune o propri del linguaggio politico-poetico anarchico diventano caratterizzanti tanto che in questo parossismo di abbinamenti abbondano le attribuzioni… cioè ne escono fuori delle più disparate, che pure travalicano le accuse ed imputazioni stesse.

Il meccanismo repressivo è ben consapevole dell’inconsistenza di determinati confronti e perizie – e lo ammette pure tra le righe – però è parimenti consapevole che l’utilizzo del DNA e di altre perizie tecnico-scientifiche è stato venduto all’opinione pubblica come tecnologia certa ed inoppugnabile e così si cerca di utilizzarlo anche in tribunale. In realtà la casistica di errori manipolazioni ed approssimazioni è notevole (ed ormai pure la giurisprudenza è costretta ad ammetterlo, dopo i primi anni di utilizzo “acritico” di qualsiasi reperto biologico). Ne abbiamo traccia anche di recente, in giro per il mondo, in processi che hanno riguardato compagni.

Da questo compulsivo raccattamento di materiali e confronti incrociati si ricavano però alcuni dati sulla loro raccolta e utilizzo sistematici.

Il DAP si offre come serbatoio, oltre che di foto segnaletiche ed impronte, anche di altre tracce di carcerazioni passate, fornendo schede personali e reperti grafici di tutti gli anarchici transitati per le patrie galere, cavando fuori dai propri archivi addirittura corrispondenze, istanze, domandine, etc. Se un arresto o una perquisizione non ci sono stati si arriva addirittura all’anagrafe o altri archivi cittadini.

Svariate banche-dati del DNA sono in uso da più di 10 anni, non solo con i prelievi fatti durante perquisizioni, ma conservando campioni e facendo confronti incrociati di reperti in possesso ai vari archivi.

Questi sono solo alcuni aspetti, da ampliare e su cui ragionare. Rimane il discorso che, in un quadro dove i procedimenti repressivi sono vasi comunicanti, l’assenza è accusatoria, la solidarietà è un’aggravante, se Scripta Manent cercava di colpire alcuni anarchici, ha invece contribuito a far fiorire solidarietà e consapevolezza e questo – a conti fatti – nonostante la ristrettezza del mio attuale orizzonte, non può che continuare a farmi sorridere.

Anna

Roma, Gennaio 2018

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