Barcellona: “Reclamiamo il diritto di torturare liberamente”

Unione Generale dei Torturatori. La tortura è il nostro diritto inalienabile

Domenica 28 aprile, ci fu una marcia al carcere di Quatre Camins, come preludio al processo da eseguire su un gruppo di 9 carcerieri accusati di aver torturato alcuni prigionieri dopo la rivolta in Quatre Camins del 2004.
Dopo la marcia, una delle organizzazioni sindacali che difendono le guardie accusate di torture, piuttosto che esprimersi contro la tortura, chiede al Dipartimento Generale maggiore repressione e forza contro coloro che denunciano le torture.

In una lettera pubblicata sul loro sito web, UGTPrigioni (Unione Generale dei Lavoratori, reparto di Prigione)  si allarmano per le proteste e non per il maltrattamento e la tortura. Detto sindacato, incapace di vedere le torture che avvengono sotto il loro naso nelle carceri, e ostentando impressionanti capacità divinatorie, non hanno nessun dubbio nel dire che le intenzioni di coloro che hanno convocato la protesta davanti al centro di detenzione,  era quella di “causare gravi incidenti.”

Ancora una volta questo sindacato di “classe”, dimostra la sua inutilità nel rilevare gravi “crisi” politiche nel saccheggio continuato dell’oligarchie, però un impressionante efficacia sul controllo e la repressione contro le classi operaie e più vulnerabili.

CCOO e UGT non solo hanno avuto un ruolo importante in tutta questa presunta “crisi” dello smantellamento dello stato di “benessere” collaborando attivamente nella ristrutturazione e la chiusura di imprese, ma anche ha esercitato il controllo nelle carceri della Catalogna e del resto dello Stato spagnolo. Prima riconverte e licenzia ai lavoratori, e poi, a quelli che entrano nelle carceri gli “reinseriscono” nello stesso sistema di addomesticamento della pace sociale.

Chi ci poteva dire che i sindacati di maggioranza erano favorevoli allo sfruttamento del lavoro sistematico e quotidiano, invece di lottare per i diritti delle classi lavoratrici? Chi pensa il contrario ha sbagliato.

Questi sindacati, come molti altri, sono ben consapevoli dello sfruttamento e l’impossibilità di difendersi del lavoro che si svolge nelle prigioni, e invece, qualsiasi conquista nel terreno del lavoro nel carcere, è stato possibile solo con le lotte e le denunzie delle persone detenute e non dai sindacati, che non hanno mai denunziato questa situazione all’istituzione del carcere. Anzi, al contrario, i sindacati hanno rafforzato la mancanza di diritti del lavoro, conoscendo i bisogni economici della maggior parte delle persone detenute e utilizzando il lavoro come parte del suo programma di premi e punizioni. Nessuno di questi sindacati si sono espressi contro la condanna a vita che nasconde la nuova riforma penale che attualmente è in discussione.
Per ciò non ci dovrebbe sorprendere che un comunicato di UGTPrigioni, cerche di far passare agli accusati per torture come vittime di “accuse ingiuste”, nello stesso modo in cui la felicemente defunta ex prima ministra Margaret Thatcher, ringraziava al genocida Pinochet su importante lotta contro il comunismo, riconoscendole il debito che avrebbero sempre con lui le moderne democrazie.

Questa vecchia strategia di contro insurrezione del “nemico interno”, che fa passare al carnefice come vittima e alla vittima come carnefice, e che tanti e efficaci risultati ha portato a queste democrazie, non è altro che la riproduzione degli stessi schemi del capitale e dei suoi stati, nella sua offensiva definitiva contro ogni dissenso.
È interessante notare come UGTPrigioni può riconoscere come “profili violenti” in gruppi che si organizzano contro la tortura, e dimostra l’incapacità, fino all’insulto, per rilevare i torturatori e per celebrare le sue condecorazioni.
Come non si poteva attendere altrimenti, UGTPrigioni sostiene che la denuncia e la protesta per le torture, “vengano tagliate sulla radice”, in quanto possono produrre una “escalation di violenza, tanto nell’interiore come nell’esteriore delle prigioni.” Con queste affermazioni, è difficile sapere cosa aspettarsi, già che ci possono far pensare che UGT va a “motivare” i loro poliziotti e carcerieri per estendere la violenza, che potrebbe essere interpretato, con il loro stesso manuale repressivo, come “apologia” e “incitamento”.

Il sindacato di maggioranza nelle carceri catalane, lamenta che i politici responsabili non hanno “agito”, né  si “pronuncino” e che mostrino tale “trascuratezza”, assicurando che coloro che denunciano la tortura, “godono di assoluta impunità.”

Qualcuno dovrebbe ricordare a questi funzionari sindacali che scrivono i comunicati stampa, che coloro che “godono di assoluta impunità” sono i torturatori. Che un’organizzazione che fa tali dichiarazioni, chiedendo di sopprimere i diritti più elementari per la denuncia, l’espressione e / o l’opinione, si evidenzia come parte fondamentale del sistema che limita e amputa le libertà.

Di fronte a tanta vittimizzazione sindacale, non possono lasciarsi sfuggire l’opportunità di distogliere l’attenzione dalle torture e portare fuori “i selvaggi tagli dei diritti e delle condizioni di lavoro”, che visto sta, devono credere che colpisce solo i carcerieri, già che incluso allude la “persecuzione da parte del fiscale” si dovrebbe presumere anche per “accuse ingiuste” o per difendere gli stesi diritti che essi limitano.

Seguendo il manuale del perfetto “chiromantico”, UGTPrigioni osa anticipare iniziative “gravi” e “situazioni di conflitto” nei  “prossimi -eventi rivendicativi- già programmati” dai “profili violenti” di coloro che denunciano la tortura. E chiede le “azioni preventive” e “misure deterrenti appropriate” che “assicurino la loro sicurezza.” Insomma, qualcosa di simile come che la tortura riceva un applauso, e chi non applauda, se le tagliano le mani in memoria della “grande opera” di Pinochet.

Per concludere, chiede “un posizionamento chiaro e forte en la difesa del collettivo penitenziario.” Dato che le persone detenute non sono affiliate, si assume che le escludono come “collettivo penitenziario”. Per il quale, la loro situazione continua nella più totale impotenza, e la richiesta sarà qualcosa di simile come la legalizzazione della tortura perché non succedano eventi come quelli che si verificarono in Quatre Camins, che alcune persone detenute torturate, avevano deciso di denunciare i loro abituali aguzzini, qualcosa che non dovrebbe mai accadere in una democrazia e in uno stato di diritto. Si dovrà vedere se UGTPrigioni richiede anche l’abolizione della tortura in modo che possano scatenare i propri impulsi in completa libertà.

Di questo si tratta, di libertà e non di privarla…, anche sia a “baci”, o con “belli” corsi di teatro per reinserzione nella multipla sottomissione.

CÁRCERE = TORTURA
STATO DEMOLIZIONE

PD: Comunicato de UGTPrigioni, in spagnolo

fonte

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